La Nuova Sardegna

Coronavirus, in Sardegna scarseggiano i reagenti

Gianni Bazzoni
Coronavirus, in Sardegna scarseggiano i reagenti

Arrivano con un volo militare e, al momento, impossibile fare tamponi a Sassari e Nuoro

12 marzo 2020
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SASSARI. A Sassari e Nuoro mancano i reagenti, a Cagliari ne sono rimasti pochi. La Sardegna fa i conti con nuove difficoltà nella battaglia quotidiana che centinaia di medici, infermieri e personale sanitario in genere, combattono per fronteggiare la nuova emergenza. I reagenti servono per analizzare i tamponi effettuati sui pazienti dei quali si sospetta il contagio da coronavirus, e la carenza ha in qualche modo ritardato alcuni accertamenti. Nei casi più gravi i campioni dovrebbero essere inviati alle altre strutture, ma quando i problemi sorgono in un’Isola tutto diventa più complicato.

La situazione è emersa dalla mattinata di ieri 11 marzo e subito sono scattate le procedure per cercare di favorire gli approvvigionamenti. La Regione, d’intesa con i prefetti, avrebbe scelto la linea della procedura straordinaria attraverso la Protezione civile. E quindi i rifornimenti dovrebbero arrivare in Sardegna con un volo militare. Oggi si dovrebbero conoscere gli eventuali aggiornamenti. Certo, colpisce in una fase così delicata l’improvvisa mancanza di reagenti. Perchè in un momento in cui l’emergenza è alta non può mancare uno degli elementi base per individuare con certezza il contagio.

Per determinare l’insorgenza di nuovi casi, infatti, l’unica strada è quella del test e i reagenti sono indispensabili. Non è possibile fermarsi, ci sono alcuni casi sospetti in attesa di essere “certificati”, sia a Sassari che a Nuoro. E dall’esito dell’esame dipende anche l’aggiornamento del dato riferito alle persone positive. Che nel frattempo vengono tenute in isolamento nei reparti degli infettivi. La direzioni sanitarie hanno voluto sottolineare che finora la macchina organizzativa ha funzionato, pur di fronte a una “aggressione” forte che ha messo a dura prova modelli che sembravano consolidati. Ma quella del coronavirus d’altronde è una emergenza mondiale, e come tale deve essere trattata. Ma è necessario cambiare passo.

Finora è stato detto che le richieste di materiali e dotazioni (quindi anche dei reagenti) da parte delle singole realtà non sarebbero state preventivate nel modo giusto. Ma la notizia è stata smentita: «Abbiamo chiesto quello che serviva, ma la risposta è stata che non potevamo avere tutto perchè c’erano delle situazioni più gravi e quindi delle priorità a livello nazionale. A cominciare dalla Lombardia e le altre zone rosse. Poi la situazione è cambiata radicalmente negli ultimi giorni e tutta Italia è diventata “zona protetta”, quindi anche il riconoscimento delle dotazioni va rivalutata con provvedimenti urgenti».

 

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