Volontari senza protezioni, ambulanze a rischio stop
di Luigi Soriga
Associazioni ferme a Cagliari e a Sassari: le mascherine bastano per pochi giorni La Misericordia: l’ultima cosa che vorremmo è abbandonare la popolazione
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SASSARI. A Cagliari tre associazioni del servizio ambulanze si sono fermate e a Sassari, come nel resto dell’isola, il conto alla rovescia è cominciato. Le mascherine e i presìdi ormai si utilizzano col contagocce, rimpinguare le scorte è impossibile, e perciò i mezzi rischiano lo stop totale. Se la protezione civile non metterà una pezza, tra una settimana se qualcuno chiamerà il 118 per un’emergenza, potrebbero non esserci unità di soccorso disponibili sul territorio.
Il presidente regionale della Misericordia è preoccupatissimo: «La situazione è gravissima – piega Giovanni Mura – le mascherine non si riesce a reperirle attraverso alcun canale. Cerchiamo di arrangiarci in tutti i modi possibili, ma le scorte sono esaurite. Abbiamo davvero grattato il fondo del barile, siamo arrivati a pagare le mascherine uno sproposito, anche 12 euro ciascuna. Sta per arrivarci un carico di 1000 mascherine chirurgiche, ma anche questo sarà uno stock a prezzi da capogiro. Al momento stiamo valutando l’utilizzo delle protezioni che usiamo solitamente nel servizio antincendio. Non saranno sicuramente comode e di particolare efficacia, ma non vedo altre possibili soluzioni». E prosegue: «Spero che non succeda la stessa cosa che è accaduta a Cagliari. L’ultima cosa che noi volontari vorremmo fare, in un momento difficile come questo, è abbandonare la popolazione. È una cosa che non faremo mai. Però la sicurezza dei nostri ragazzi è fondamentale, e se vengono a mancare i presupposti per operare in maniera corretta, si mette a rischio anche la salute dei pazienti. Come presidente regionale sto percorrendo ogni strada per indurre i responsabili locali delle Misericordia alla scelta di sospendere il servizio di soccorso».
Nella sanità sassarese, poi, c’è una logistica particolare che rende ancora più imprescindibile il servizio di ambulanza. Infatti i reparti e gli edifici delle cliniche universitarie si trovano in viale San Pietro e non sono interconnesse con la struttura dell’ospedale Santissima Annunziata. Questo significa che un paziente ricoverato da una parte, per sottoporsi a un accertamento diagnostico talvolta deve essere trasportato in tutt’altra struttura. E questa spostamento deve per forza avvenire attraverso l’ambulanza. Non a caso l’Aou ha stipulato una convenzione con tre associazioni di volontariato che si occupano di erogare questo servizio. Ma senza l’ausilio delle mascherine per il personale è impossibile accedere all’interno dei singoli reparti. Quindi è una spirale perversa, che rischia di mandare in cortocircuito una sanità messa a durissima prova dall’emergenza covid. I vertici dell’Aou stanno facendo pressing su Regione e Protezione civile, ma la carenza di presìdi è una falla a livello nazionale. È probabile che nei prossimi giorni l’azienda riesca a garantire le protezioni utili almeno per il trasporto intraospedaliero.
Il presidente regionale della Misericordia è preoccupatissimo: «La situazione è gravissima – piega Giovanni Mura – le mascherine non si riesce a reperirle attraverso alcun canale. Cerchiamo di arrangiarci in tutti i modi possibili, ma le scorte sono esaurite. Abbiamo davvero grattato il fondo del barile, siamo arrivati a pagare le mascherine uno sproposito, anche 12 euro ciascuna. Sta per arrivarci un carico di 1000 mascherine chirurgiche, ma anche questo sarà uno stock a prezzi da capogiro. Al momento stiamo valutando l’utilizzo delle protezioni che usiamo solitamente nel servizio antincendio. Non saranno sicuramente comode e di particolare efficacia, ma non vedo altre possibili soluzioni». E prosegue: «Spero che non succeda la stessa cosa che è accaduta a Cagliari. L’ultima cosa che noi volontari vorremmo fare, in un momento difficile come questo, è abbandonare la popolazione. È una cosa che non faremo mai. Però la sicurezza dei nostri ragazzi è fondamentale, e se vengono a mancare i presupposti per operare in maniera corretta, si mette a rischio anche la salute dei pazienti. Come presidente regionale sto percorrendo ogni strada per indurre i responsabili locali delle Misericordia alla scelta di sospendere il servizio di soccorso».
Nella sanità sassarese, poi, c’è una logistica particolare che rende ancora più imprescindibile il servizio di ambulanza. Infatti i reparti e gli edifici delle cliniche universitarie si trovano in viale San Pietro e non sono interconnesse con la struttura dell’ospedale Santissima Annunziata. Questo significa che un paziente ricoverato da una parte, per sottoporsi a un accertamento diagnostico talvolta deve essere trasportato in tutt’altra struttura. E questa spostamento deve per forza avvenire attraverso l’ambulanza. Non a caso l’Aou ha stipulato una convenzione con tre associazioni di volontariato che si occupano di erogare questo servizio. Ma senza l’ausilio delle mascherine per il personale è impossibile accedere all’interno dei singoli reparti. Quindi è una spirale perversa, che rischia di mandare in cortocircuito una sanità messa a durissima prova dall’emergenza covid. I vertici dell’Aou stanno facendo pressing su Regione e Protezione civile, ma la carenza di presìdi è una falla a livello nazionale. È probabile che nei prossimi giorni l’azienda riesca a garantire le protezioni utili almeno per il trasporto intraospedaliero.