La Nuova Sardegna

Fiordalisi passa all’attacco: Tempio il tribunale dei veleni

di Tiziana Simula
Fiordalisi passa all’attacco: Tempio il tribunale dei veleni

Il magistrato chiede che il suo procedimento venga discusso in un’altra sede

02 aprile 2020
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TEMPIO. Un dossier dai contenuti scottanti, un libro bianco dove denuncia, ripercorrendo precisi episodi, il clima di forte ostilità che si era creato in tribunale nei suoi confronti dopo aver denunciato alcuni magistrati. L’ex procuratore di Tempio Domenico Fiordalisi, ora consigliere alla Corte di Cassazione dopo aver retto la procura gallurese per quattro anni (fino al 2017), racconta per la prima volta la sua verità sul “tribunale dei veleni”. E lo fa in un corposo dossier allegato alla richiesta indirizzata alla Cassazione con cui chiede che il procedimento penale per falso a suo carico – è accusato di aver aggiunto postille a penna in diversi fascicoli d’indagine quando aveva già lasciato la procura gallurese – venga spostato in un altro tribunale, sollevando motivi di “legittimo sospetto” per quello di Tempio, che non consentirebbero un giudizio equilibrato e sereno nei suoi confronti. L’udienza davanti al gup di Tempio era prevista per oggi ed è stata sospesa.

Il dossier. Alle trenta pagine fitte, il magistrato allega atti, documenti e stralci di intercettazioni. Una montagna di materiale attraverso cui ricostruisce ciò che accadeva a palazzo di giustizia tra il 2016 e il 2017. Si difende e rilancia le accuse verso i suoi “nemici”. Spiega di essere stato lui, nel 2015, ad aver denunciato il gip Vincenzo Cristiano per aver creato una società con un imprenditore che spacciava droga. Cristiano era stato poi condannato nel 2018 dal tribunale di Roma a 5 anni di reclusione per corruzione in atti giudiziari. Così come era stato lui a denunciare, nel 2016, la vicenda della presunta turbativa d’asta nella vendita della villa di Baia Sardinia dell’imprenditore Sebastiano Ragnedda, per la quale è in corso l’udienza preliminare al tribunale di Roma nei confronti di sei magistrati, due avvocati, due cancellieri e un perito.

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Spiega come si oppose, nel 2017, all’invio in applicazione a Tempio (da parte del procuratore generale di Cagliari, Roberto Saieva) del magistrato Andrea Schirra, in quanto lo aveva già indicato quale aggiudicatario della villa e la sua presenza sarebbe stata inopportuna perché la polizia e la guardia di finanza di Olbia, in quel periodo, indagavano per conto della procura di Roma su Schirra, sul suocero, l’ex presidente del tribunale di Tempio Francesco Mazzaroppi e sulla moglie di Schirra, Chiara Mazzaroppi (figlia di Francesco Mazzaroppi). Procedimento sfociato poi nel sequestro della villa e nella richiesta di rinvio a giudizio di Schirra e degli altri magistrati indagati, tra i quali il gip Elisabetta Carta (accusata di rivelazioni di segreti d’ufficio), il giudice delle esecuzioni immobiliari Alessandro Di Giacomo e il presidente della Corte d’Appello di Cagliari Gemma Cucca (falso, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale).

Guerra tra magistrati. Due episodi che, secondo Fiordalisi, sarebbero già sintomatici del clima infuocato che pervadeva il tribunale in quegli anni: un ginepraio di veleni, odi incrociati tra magistrati che ha avvelenato gli ambienti, combattuta a suon di denunce ed esposti. Da ricordare in questo contesto è l’esposto presentato da Francesco Mazzaroppi a fine marzo 2018 contro Fiordalisi e il sostituto procuratore di Roma Stefano Rocco Fava che seguiva le indagini sull’aggiudicazione della villa e di cui la redazione di Olbia della Nuova Sardegna diede notizia finendo nel mirino dell’allora procuratore di Tempio Andrea Garau che dispose la perquisizione della redazione. E da rimarcare è anche quanto sta emergendo dalle udienze preliminari nel tribunale di Roma, con gli imputati che hanno riferito di come fosse nota e ricorrente, tra chi lavorava a Palazzo di giustizia, la voce di una possibile presenza di “cimici” illegali.

Le intercettazioni. Per rappresentare il clima di forte avversità nei suoi confronti, Fiordalisi farebbe anche riferimento a precise intercettazioni telefoniche tra i gip Elisabetta Carta e Vincenzo Cristiano, nelle quali, tirando in ballo anche il procuratore Garau, parlano di “metterlo all’angolo” e di “fare muro” contro di lui. Ma anche intercettazioni della presidente della Corte d’Appello Gemma Cucca che lo avrebbe definito “il demonio in persona”. Era stato proprio Garau – dopo la denuncia del suo predecessore alla guida della Procura di Tempio, Gian Luigi Dettori – ad avviare il procedimento per falso nei confronti di Fiordalisi. E nel dossier in cui solleva “il legittimo sospetto” il magistrato imputato indica episodi a supporto della sua tesi e presunti illeciti commessi anche negli uffici della Procura.

Questo in breve “il tribunale secondo Fiordalisi”. Sarà ora la Cassazione a decidere se spostare o meno il procedimento penale in altra sede.
 

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