La Nuova Sardegna

Devastata la vigna del leader ambientalista

di Enrico Carta
Devastata la vigna del leader ambientalista

Sechi guida il comitato che si oppone al trattamento dei reflui da parte della Geco Recise nella notte 270 piante. A giugno qualcuno squarciò le gomme dell’auto 

22 luglio 2020
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MAGOMADAS. Crescevano rigogliose sino a ieri notte. Erano pronte a dare splendidi frutti e, con l’aiuto della mano dell’uomo, anche un vino abbondante e di ottima qualità. Un’altra mano, misteriosa, ha però tranciato di netto, forse servendosi di un piccolo seghetto elettrico oltre che di forbici da potare, 270 piante di vite di una splendida vigna impiantata appena quattro anni fa. L’ha fatto approfittando del buio, prima della mezzanotte di martedì. L’ha fatto qualcuno che ancora non ha un nome, ma che ha messo a segno, indisturbato, un atto intimidatorio ai danni del presidente del comitato Ambiente Planargia, Franco Sechi, in prima linea nella battaglia contro il trattamento dei fanghi provenienti dalla Puglia.

Casualità? Per ora, la certezza è che le indagini dei carabinieri sono appena iniziate e che il collegamento tra le proteste contro la Geco e l’atto intimidatorio viene tenuto in considerazione dalla procura che coordina anche l’inchiesta per reati ambientali che, giusto qualche giorno fa, ha avuto un primo importante sviluppo con il sequestro di una parte dell’impianto.

Al momento sono mere ipotesi. Sotto gli occhi di chi indaga e anche dei proprietari c’è una vigna senza più vita nonostante, a uno sguardo fugace, le piante sembrino tutte al loro posto. In realtà sono tenute in piedi solo da alcune cordicelle che servivano per farle crescere verticalmente. Alla base sono state tutte recise. Ad accorgersi e a denunciare l’atto intimidatorio è stato il figlio di Francesco Sechi che, proprio nella tarda serata di martedì, è passato nella tenuta di Su pramarischu per dare uno sguardo. Il padre in questi giorni non è a Magomadas e così, dopo aver subito qualche tempo fa il danneggiamento dell’auto, aveva messo in guardia il figlio, chiedendogli anche di andare a controllare che in vigna fosse tutto a posto. Il buio ha in parte coperto lo scempio, ma alle prime luci del mattino, tutto era ormai evidente, ennesimo segnale di un clima irrespirabile nel paese della Planargia, dove anche la Geco ha il suo bel daffare nel difendersi da attacchi non solo verbali, visto che qualche mese fa aveva subito un attentato incendiario ad alcuni gruppi elettrogeni e ad altre apparecchiature custodite all’interno dell’azienda.

L’avvocato Danilo Mattana che la tutela, ha confermato di aver portato in procura elementi importanti per l’individuazione degli autori di quell’atto intimidatorio e probabilmente si riferisce alle immagini della videosorveglianza che in un primo momento si pensava non avessero registrato l’episodio di Capodanno. Così le inchieste della procura di Oristano, affidate al pubblico ministero Marco De Crescenzo sotto la supervisione del procuratore Ezio Domenico Basso, si intrecciano l’una con l’altra formando una rete non facile da sbrogliare, anche perché, al momento non ci sono stati provvedimenti che confermino il collegamento tra i vari filoni. Certo è che, a guardar da fuori, tutto sembra essere troppo pesante per non pensare che nell’aria ammorbata dall’odore dei fanghi qualcuno possa aver perso la direzione della legge.

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