La Nuova Sardegna

[EMPTYTAG]Bruxelles vuole rimpatri veloci La solidarietà sarà obbligatoria

[EMPTYTAG]Bruxelles vuole rimpatri veloci La solidarietà sarà obbligatoria

[EMPTYTAG]L’Unione Europea vuole dare una spallata al vecchio regolamento di Dublino sul tema dei migranti Mercoledì la proposta del nuovo piano, sarà rivisto il sistema di ricollocazione dei richiedenti asilo

18 settembre 2020
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[FIRMA&LUOGO]di Patrizia Antonini

<MC>BRUXELLES

[TESTO]Rimpatri veloci dei migranti, una stretta collaborazione con i Paesi di origine e transito, ma soprattutto un meccanismo di solidarietà obbligatorio, che prevede un mix di misure da mettere in campo a seconda degli scenari e della consistenza dei flussi migratori, compresi i tanto controversi ricollocamenti dei profughi. Una spallata alla vecchia impostazione del regolamento di Dublino, di cui però viene mantenuta, seppur rimaneggiata, la responsabilità per i Paesi di primo ingresso. Sono alcune delle indiscrezioni che filtrano a pochi giorni dalla presentazione del nuovo Patto per la gestione delle migrazioni e dell'asilo targato Ursula von der Leyen. L'appuntamento è fissato per il 23 settembre, potenzialmente una data da cerchiare in rosso sul calendario, perché dovrebbe segnare l'inizio della fine del regolamento di Dublino, la famigerata norma che in questi anni di esodi ha condannato Paesi come l'Italia, la Grecia e la Spagna a farsi carico, da soli, di migliaia di persone arrivate da ogni parte del mondo, a bussare alle porte della ricca Europa. Quella del superamento del sistema di Dublino è una promessa che la presidente della Commissione ha fatto davanti al Parlamento europeo, nelle repliche al suo discorso sullo stato dell'Unione, e che Giuseppe Conte ha accolto con soddisfazione. «Fa piacere, l'Italia ha lavorato molto in questa direzione. L'attuale disciplina svantaggia i Paesi di primo approdo. Mercoledì attendiamo la proposta della Commissione. Da parte nostra - ha sottolineato - siamo già predisposti a lavorare alla modifica dei decreti sicurezza». Fiducioso si è detto anche il presidente dell'Eurocamera, David Sassoli, che ha parlato di «giusta direzione». Ma come sempre quando si parla di migrazione - il dossier più divisivo nella storia dell'Ue - la prudenza è d'obbligo. Fin dal loro insediamento, la commissaria svedese Ylva Johansson, ed il vicepresidente greco, Margheritis Schinas, hanno ripreso in mano l'eredità lasciata dall'Esecutivo Juncker, e dalle varie presidenze di turno del Consiglio dell'Ue, che negli anni si sonno cimentate col dossier, per mettere a punto un compromesso accettabile per tutti. A spingere il dossier è la Germania della cancelliera Angela Merkel e del presidente Frank Walter Steinmaier (a Milano per incontrare Sergio Mattarella), ma con grande probabilità la patata bollente passerà di mano, da gennaio 2021 al Portogallo, prossima presidenza di turno. La tessitura della Commissione, con le cancellerie dei 27 ed i parlamentari dell'Eurocamera in questi mesi è stato incessante. Sette Paesi però, tra cui Polonia e Ungheria, prima della pausa estiva hanno scritto a Bruxelles, per ribadire una ferrea indisponibilità ad accogliere i rifugiati. Sul fronte opposto, gli Stati costieri dell'Europa meridionale sono tornati a chiedere con insistenza i ricollocamenti di quanti vengono soccorsi in mare, con Grecia, Cipro, Italia, e Malta, alle prese con una risalita consistente dei flussi verso le loro coste (anche ieri è affondato un barchino al largo della costa sarda), aggravata dalla crisi del Covid-19. Uno schema di contrapposizioni su cui si erano incagliati i tentativi del team Juncker, e nel quale la Commissione spera di non arenarsi. Nel pacchetto troveranno spazio anche procedure più snelle, per accelerare i rimpatri di quanti non hanno diritto a restare sul suolo dell'Unione. Si parla di una permanenza di pochi mesi.

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