La Nuova Sardegna

Il riso sardo conquista spazi all’estero

Il riso sardo conquista spazi all’estero

Oltre tremila ettari coltivati, la qualità compensa in parte i costi dell’insularità

01 ottobre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Tempo di consuntivi per la risicoltura oristanese. Tempo permettendo (le ultime e abbondanti piogge hanno rallentato i lavori), la trebbiatura del riso è in svolgimento.

La Sardegna è tra le prime 5 regioni produttrici, con Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Nell’Unione Europea il nostro paese detiene il primato assoluto, con oltre il 50% di produzione. L’isola si attesta sui 3500 ettari di superficie a risaie, con 3000 ettari coltivati in provincia di Oristano, il resto nel cagliaritano. Una voce rilevante per l’ economia locale.

Numerose le varietà coltivate in virtù di un microclima favorevole e di terreni fertili e vocati e disponibilità di acqua. Dal Carnaroli all’arborio (varietà eccellenti per la gastronomia), ai risi lunghi per seme, ai tondi da minestra, agli aromatici.

«Il riso oristanese è noto per l’ eccellente qualità – afferma Francesco Pes, risicoltore di Simaxis e presidente della Cooperativa Risicoltori Sardi che aggrega produttori di Oristano, Simaxis e Santa Giusta – sia per il seme che per la gastronomia. Il nostro riso si distingue, su alcune varietà, per le rese produttive e, soprattutto, per le eccellenti caratteristiche durante la lavorazione. La nota negativa, conclude il Presidente della Coop è rappresentata dalla insularità. Siamo doppiamente penalizzati sulla logistica e i trasporti».

Per fortuna la redditività del settore viene preservata dalla quantità e, soprattutto, qualità delle produzioni. «Quantità che variano in relazione alle varietà», afferma Gianni Ferrari, risicoltore di Cabras. Si va da produzioni di 55 quintali per ettaro (come per il riso venere), a medie a ettaro di 62 quintali sino a punte di 100. «Nelle tavole degli italiani – precisa Francesco Pes – il consumo di riso è in costante aumento, con una media di sei chili procapite, ma in Sardegna siamo a meno di tre chili. Sarebbe bello incrementare il consumo del prodotto locale anche per salvaguardare il territorio».

Il problema principale per i produttori locali è la concorrenza dei risi importati dai paesi asiatici. « Le nostre qualità – sostiene Ferrari – iniziano però a fare la differenza. Gli investimenti per la loro valorizzazione ottengono risultati. Sono numerose le aziende che confezionano ed esportano in vari Paesi europei ed extraeuropei. Dati e consensi sempre in aumento».

La risicoltura oristanese guarda con attenzione anche alle innovazioni di processo. «Su iniziativa di Coldiretti abbiamo avviato dei progetti – conclude Gianni Ferrari – per diminuire la quantità di acqua utilizzata e razionalizzare gli interventi nelle risaie, con risparmi ed un incremento della qualità».(g.cen.)

In Primo Piano
Dossier

Pedopornografia: 5 arresti e 51 denunce nel 2023, in aumento le estorsioni sessuali

Video

Sassari, presentato a Tottubella il Distretto rurale del Sassarese e del Golfo dell'Asinara con l'assessore Gianfranco Satta

Le nostre iniziative