La Nuova Sardegna

Senza strade l’isola si svuota

Senza strade l’isola si svuota

Lo studio: spopolamento legato ai collegamenti inadeguati

20 ottobre 2020
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SASSARI. Due cartine colorate della Sardegna: nella prima le varie gradazioni di blu rappresentano l’indice di spopolamento, nella seconda il blu segna l’indice di accessibilità, cioè la presenza di strade e collegamenti. Viene fuori che sono quasi perfettamente sovrapponibili, perché il blu della prima coincide con il blu dell’altra. Per quanto riguarda lo spopolamento, il blu è concentrato prevalentemente al centro, nel Nuorese: il blu diventa più chiaro in alcune porzioni del Sassarese e del Sud Sardegna, in tutto il perimetro costiero il blu è sostituito dal verde e nella zona di Olbia da un rosso acceso che identifica la forte crescita demografica, un caso raro anche a livello nazionale. «L’effetto è quello di una ciambella che si svuota nel cuore della Sardegna», commenta Mauro Coni. La ciambella si ritrova nell’altra cartina, con l’indice di accessibilità insufficiente nell’alto e nel basso Nuorese, nel Sarcidano, nella Marmilla e in una buona fetta dell’Ogliastra. Che significa? «Vuol dire che i paesi si spopolano più facilmente dove non ci sono collegamenti stradali adeguati, è un fenomeno non solo sardo ma che sta interessando molti stati europei come la Spagna, l’Olanda e diversi paesi dell’Est». Si assiste a uno spostamento di massa verso i centri urbani dove ci sono strade adeguate, perché questo consente di risparmiare tempo, di viaggiare in condizioni di sicurezza superiore, di migliorare in generale la qualità della vita. L’errore commesso sinora è non lavorare abbastanza per favorire la coesione territoriale: se la Carlo Felice più moderna e sicura migliora la vita di un residente a Sassari o a Oristano che deve andare a Cagliari, non ha alcun effetto per chi abita a Ussassai o Escalaplano e prima di raggiungere la 131 deve affrontare un’ora e mezzo di curve su una strada provinciale stretta e pericolosa. «Si è investito tanto nelle arterie principali di collegamento tra i centri più grossi – dice Mauro Coni – poco sulle strade secondarie che in Sardegna sono la maggioranza». Nell’isola la maggiore concentrazione di strade statali dai tempi di percorrenza più veloci si trova nel Nord, Sassarese e Gallura, tra Ogliastra e Sud Sardegna dominano invece le strade provinciali. Una condizione che influisce in maniera diretta sui tempi di percorrenza: la durata media necessaria per raggiungere da un dato comune gli altri 366 varia da circa 1ora e 30 minuti nei centri più baricentrici a oltre 3 ore e 30 per quelli posizionati alle estremità o datati di scadente accessibilità. E nella cartina emerge la condizione peggiore dell’Ogliastra che pur essendo in posizione centrale (analoga all’oristanese) si trova ad affrontare le massime percorrenze. Una situazione analoga è quella dell’Alta Gallura e del Basso Sulcis. Non solo: oltre il 35% della rete stradale ha sezioni inferiori a 7 metri mentre il dato nazionale è del 13,5%. Ed è particolare la situazione della provincia di Nuoro: le strade, statali e provinciali, sono presenti in grande numero ma sono caratterizzate in larga parte da una sezione inferiore agli 8 metri con tempi di percorrenza alti e bassa sicurezza. Intervenire in quei territori consentirebbe di arginare la fuga verso le città: il tempiese che lavora in Costa tornerebbe a dormire a casa se per farlo non dovesse affrontare mezzora di curve, lo studente universitario di Burcei o San Nicolò Gerrei forse non si trasferirebbe a Cagliari se ci fossero strade adeguate da percorrere in tempi accettabili. E tanti paesi continuerebbero a vivere. (si. sa.)



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