La Nuova Sardegna

Focus Energia. Le associazioni e i consorzi intervengono sullo studio Rse

Giuseppe Centore
Focus Energia. Le associazioni e i consorzi intervengono sullo studio Rse

Nella seconda puntata riportiamo le posizione di consorzi e associazioni sul report, del quale si intravvedono luci e ombre

26 novembre 2020
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CAGLIARI. Sono dodici le associazioni di categoria, i consorzi, le associazioni di consumatori che hanno inoltrato osservazioni a Arera sullo studio Rse. Alcune di queste hanno inviato poco più di una paginetta di considerazioni, quasi a voler indicare la presenza, altre invece sono scese più sullo specifico e hanno proposto considerazioni dal loro punto di vista interessanti.

IL CACIP. In poco più di una pagina il Consorzio Industriale Provinciale di Cagliari critica e smonta, con parole non diplomatiche, lo studio Rse, e lo fa partendo dal presente per contestare alla radice impostazioni e conclusioni dello studio. «L’area di Macchiareddu ospita insediamenti per la produzione di energie alternative (fotovoltaico, eolico e biomasse) già realizzati o in corso di autorizzazione con una capacità produttiva di oltre 700 megawatt. L’area del Consorzio Industriale include 36 ettari di zona franca doganale, ubicata lungo la banchina di levante del porto industriale. Il sito è urbanizzato e pronto per la localizzazione di nuove iniziative produttive; l’intero perimetro del Porto e oltre 1500 ettari di area industriale sono inseriti nella Zona Economica Speciale proposta dalla Regione ed in attesa dell’approvazione ministeriale. In questo contesto di forte impulso allo sviluppo, uno dei principali elementi di criticità è rappresentato dalla mancanza di infrastrutture energetiche efficienti e competitive e agli elevatissimi costi dell’energia che rendono rischiosa ed antieconomica la localizzazione di nuovi insediamenti produttivi. Per quanto sopra si contesta radicalmente l’impostazione esclusivamente retrospettica dello studio del RSE. Tutte le analisi e la valutazioni formulate nel documento si basano su dati di consumo “storici”, sulla presenza di attività produttive “storiche” e in misura assolutamente inadeguata tengono conto delle possibilità di insediamenti futuri. Ancora una volta si fa dipendere il fabbisogno energetico dalle Sardegna dall’incognita rappresentata dalla ripartenza di Eurallumina e Alcoa. E’ evidente che se tali ripartenze ci saranno, non potranno che essere salutate con favore. Occorre staccarsi dalla visione storica dello sviluppo industriale della filiera dell’alluminio per guardare oltre alle nuove filiere e alle nuove iniziative produttive. In sostanza la disponibilità del metano non deve essere vista in chiave di supporto all’esistente ma quale condizio sine qua non dello sviluppo futuro dell’industria Sarda».

Il Cacip ritiene «non ragionevole l’analisi del fabbisogno industriale dell’Area metropolitana di Cagliari che non tiene in alcun conto di progetti in corso di realizzazione ed in alcuni casi completati. Non si possono continuare a negare nuove infrastrutture ad un territorio solo perché il territorio è carente di sviluppo. Le infrastrutture sono infatti il presupposto imprescindibile per lo sviluppo e in particolar modo non può esservi sviluppo industriale senza infrastrutture energetiche che pongano sullo stesso piano le imprese che intendono localizzarsi in Sardegna con quello che si localizzano nel resto dei territori Italiani ed Europei». Se il Cacip “boccia” lo studio senza dubbi, meno categorico è l’approccio delle due principali associazioni di produttori sarde, che criticano le conclusioni e le scelte, più che il metodo perseguito per ottenerle.

CONFINDUSTRIA. La confederazione sarda chiede fondamentalmente una generale e simile distribuzione del metano a tutti i sardi, e si preoccupa soprattutto delle ricadute di scelte limitanti soprattutto per le aree interne. «Il prezzo del metano deve essere assicurato in tutto il territorio regionale e a tutti i punti di prelievo, ovunque. Occorre garantire la perequazione tariffaria sia sull’approvvigionamento che sul trasporto e la distribuzione, facendo arrivare il metano ad un prezzo equo e controllato in tutta l’isola e a tutti gli utenti, cittadini e imprese. Sostenere che il trasporto del gas risulti più conveniente con le cisterne criogeniche piuttosto che con la dorsale e le reti di distribuzione connesse significa condannare ulteriormente estese zone, soprattutto interne, dell’isola all’emarginazione economica ed all’assenza di appeal localizzativo. La Sardegna ha invece estremo bisogno di colmare un gap infrastrutturale storico, di diventare competitiva superando la criticità derivanti da carenze gravissime, ponendosi all’avanguardia nella transizione energetica anche attraverso la futura prospettiva dell’idrogeno». E proprio sulla logistica interviene l’associazione delle piccole e medie imprese sarde, che mette l’accento sul trasporto del gas, tramite cisterne criogeniche.

CONFAPI. Per l'associazione delle piccole e medie imprese sarebbero almeno cento i camion che ogni giorno, con aumenti nel periodo invernale sarebbero costretti a percorrere le strade sarde. «I costi logistici per l’uso di questi camion sarebbero elevati e potrebbero ulteriormente scoraggiare il consumatore alla conversione a gas naturale. Avere la possibilità – scrive Confapi – di allacciarsi ad una rete di metanodotti estesa su tutto il territorio sardo consentirebbe ai consumatori regionali di energia di poter accedere alle forniture di gas naturale a condizioni paritetiche rispetto a quanto già avviene nel resto della penisola Italiana (dove le forniture sono indicizzate al prezzo del mercato all’ingrosso Italiano). L’assenza di una rete di metanodotti comporterebbe invece la creazione di oligopoli per la fornitura del gas naturale liquefatto tramite carri cisterna con prezzi che difficilmente potranno allinearsi a quelli nazionali. La presenza di una moderna rete energetica regionale abiliterebbe inoltre lo sviluppo delle energie rinnovabili quali ad esempio biometano ed idrogeno verde entrambe a zero emissioni». Immaginare che il futuro energetico della Sardegna si basi sulla distribuzione del gas naturale in forma liquida attraverso carri cisterna non sembra la soluzione più appropriata per incentivare anche futuri investimenti industriali nella regione».

LEGACOOP. Analoghe considerazioni sono svolte da Legacoop, che mette in risalto come l’uso di cisterne criogeniche per gli utenti non consenta lo sviluppo della filiera di produzione del biometano e dell’idrogeno.

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