La Nuova Sardegna

Scuole chiuse approfittiamo della Dad

di Federico S. Maninchedda

Il dilemma «salute o istruzione?» sembra poter essere risolto sin dal principio: la salute prima di ogni cosa, specie in un periodo infido quale è questo che stiamo vivendo con la perenne paura del...

26 novembre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





Il dilemma «salute o istruzione?» sembra poter essere risolto sin dal principio: la salute prima di ogni cosa, specie in un periodo infido quale è questo che stiamo vivendo con la perenne paura del contagio per covid-19. Per questo sono state adottate contromisure che hanno dato il via a molteplici e accesi dibattiti all'interno delle istituzioni scolastiche e non solo. La contromisura più gettonata, come tutti noi ben sappiamo, è stata la dad, la didattica a distanza. Una forma di insegnamento per via telematica. La dad ha due volti: uno buono e uno maligno. Da una parte privilegia chi ha un importante volontà nello studio ed è attrezzato di tutti gli aggeggi tecnologici necessari, nonché di una sistemazione adatta, nella quale accomodarsi e da cui godere della lezione a distanza. D'altra parte penalizza chi non possiede questa virtù e questi mezzi, creando una marcata distinzione fra più parti all'interno delle classi, che si fa beffa dell'uguaglianza che dovrebbe naturalmente esistere fra compagni di scuola. La dad è quindi contestata a gran voce da tutti quei ragazzi e quelle famiglie che hanno un'alta necessità economica. Mentre sono inopportuni e insolenti coloro che, pur avendo tutte le possibilità del caso, non partecipano alla vita scolastica con costanza, impegno e dedizione e intendono le videolezioni come una sorta di “semi-vacanza anticipata”, approfittandone in qualsiasi modo per rimandare studio, esercitazione, impegni. Si è parlato anche di innovazione del metodo scolastico: lasciatemi dire che questa è un ipocrisia. Come lo è credere che i docenti si sentano a proprio agio o pensare che il loro lavoro sia diventato più sciolto e rinnovato nelle tecniche. Sono molteplici i problemi di connessione, oltre che degli alunni, dei docenti e spesso il minutaggio delle lezioni è minore del previsto.

Nonostante questo, e molto altro, non è possibile, attualmente, “riaprire” le scuole. Sono luoghi privi di sicurezza: classi affollate e fraintendimento e inosservanza delle linee guida da parte dei ragazzi, sono solo due delle tematiche a cui si potrebbe far riferimento. È emersa anche la forte pressione sui mezzi di trasporto, sorta nelle prime settimane dell’anno scolastico: distanze interpersonali insufficienti all'interno dei pullman che mettono in pericolo pendolari e non solo.

Bisogna chiarire che questi illustrati sono casi circostanziati e quasi eccezionali ma non per questo non sono meritevoli di attenzione e meno importanti. La didattica a distanza è essenziale: svolgiamola adesso e resistiamo, per tornare in aula quando possibile e con l’obiettivo e la speranza di non adottarla nuovamente.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative