La Nuova Sardegna

Luci spente sotto l’albero, commercio a rischio crac

Luci spente sotto l’albero, commercio a rischio crac

Restrizioni a discapito di un settore già in crisi. Affari solo per i giganti del web

04 dicembre 2020
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Il Natale blindato e con una gittata limitata ai conviventi potrebbe essere il colpo di grazia per molti commercianti. Aspetti spirituali a parte, la festività non sono solo un rendez-vous enogastronomico ma anche un’occasione per il rilancio del commercio “di vicinato”, una chance da giocare nel miglior modo possibile per sostenere un settore penalizzato dall’emergenza sanitaria e bullizzato dalle Internet company che vendono on line. Difficoltà che, sommate, possono davvero dare il colpo di grazia a decine, forse centinaia di piccole aziende che, a differenza dei colossi del web, pagano le tasse in Italia, assumono personale autoctono e partecipano all’economia pagando i fornitori e offrendo servizi e prodotti che rispettano le regole del commercio. I commercianti sono preoccupati e non lo nascondono.

Le associazioni. «Ormai è una battaglia per la sopravvivenza – spiega Roberto Bolognese, presidente di Confesercenti Sardegna –. Le limitazioni agli orari, gli ingressi contingentati, il rischio delle chiusure influiscono sull’approccio del cliente. Il commercio, di ogni tipo, deve avare la serenità come presupposto. E in una situazione complicata dall’emergenza sanitaria, subiamo anche la concorrenza sleale dei grandi siti di e-commerce. Dico sleale perché loro non hanno limiti sulle promozioni, fanno i saldi anticipati, non rispettano i regolamenti e non pagano le tasse nei paesi in cui vendono. Inoltre, non subiscono controlli mirati a smascherare eventuali contraffazioni. E mentre i negozi fisici rischiano la chiusura, mentre i commercianti cadono in depressione, loro aumentano i fatturati. Per questo ci dobbiamo far sentire subito e il Governo ci dovrebbe dare una mano. Per adesso possiamo solo sperare in una presa di coscienza dei clienti, perché i nostri negozi danno lavoro e pagano le tasse. Chiamiamola pure economia circolare, perché alla fine è questo quello che facciamo».

Ma le occasioni di rivincita non sono molte e una delle ultime è legata proprio alle compere prenatalizie, mai così in dubbio come quest’anno: «Natale è una delle ultime occasioni per fare qualcosa in un anno che non ci ha dato tregua. Purtroppo siamo ridotti al lumicino e camminiamo sulle macerie – aggiunge Bolognese –. Non siamo irresponsabili, sappiamo che la salute è importante ma lo è anche il lavoro. Per questo chiediamo che si smetta di pensare al rinvio delle tasse o degli affitti e che invece si inizi a ragionare su un piano di salvataggio per gli esercenti che prevede la cancellazione delle tasse da oggi fino a quando terminerà la pandemia e che si studi un surrogato della cassa integrazione dedicato alle Partite Iva. Ora viviamo di rimandi: affitti, tasse, pagamenti. Ma non possiamo rimandare in eterno. Serve tranquillità e abbiamo bisogno di certezze. Speriamo che qualcuno ce le dia».

I commercianti. «Natale è un momento importantissimo per le aziende come la mia – spiega Roberto Porta, giovane titolare del panificio Porta di Gonnosfanadiga che è in attività dal 1918 e che negli ultimi anni è anche diventato un’apprezzata pasticceria –. Gli anni scorsi c’erano bellissimi assembramenti ma quest’anno sarà diverso. C’è da dire che non arriviamo impreparati, dopo una Pasqua vissuta in lockdown totale. Perlomeno adesso c’è la possibilità di uscire di casa e di venire in negozio. Noi ci siamo organizzati anche con il commercio on line, nel nostro sito c’è una sezione dedicata all’e-commerce che non si occupa solo di vendita e di spedizioni ma anche di semplici prenotazioni».

Roberto Porta è anche un dirigente di Confartigianato, e infatti le sue preoccupazioni sono modulate anche sulle esigenze dei colleghi: «Per quanto questo possa essere un momento delicato, secondo me il governo dovrebbe ragionare su un voucher dedicato alla digitalizzazione delle aziende. In questo modo si amplierebbe la rosa delle possibilità per tutti i commercianti e si potrebbe affrontare la pandemia con maggiore serenità. Sarebbe anche la possibilità per costruire quello che in futuro diventerà un importante ramo d’azienda».

I giovani, poi, hanno l’ottimismo nel Dna: «Non mi scoraggio, abbiamo affrontato tanti problemi. Siamo abituati a rimboccarci le maniche e a lavorare. Quello che mi preoccupa maggiormente è che in caso di un passaggio dalla zona gialla a quella arancione chiuderebbero tutte le pasticcerie. Per chi non ha l’autorizzazione alla panificazione significa chiudere l’attività senza alternative, proprio nel momento in cui si lavora di più. Spero che questo non accada in Sardegna, sarebbe la fine per tante aziende». (c.z.)
 

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative