La Nuova Sardegna

Click day, la rabbia degli esclusi: «Distrutti anni di lavoro per la Sardegna»

Click day, la rabbia degli esclusi: «Distrutti anni di lavoro per la Sardegna»

I fratelli Angeli: «È uno schiaffo sonoro a chi promuove l’immagine della Sardegna nel mondo»

05 dicembre 2020
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SASSARI. Non solo il Time in Jazz di Paolo Fresu. Sono tante le vittime eccellenti della corsa al click. C’è il festival “Isole che parlano”, che da 24 anni i fratelli Paolo e Nanni Angeli organizzano a Palau. «La moderna roulette russa ha eliminato dalle stagioni culturali degne di contributo rassegne importantissime che in trent’anni hanno promosso il territorio abbinandolo alla promozione turistica, tra cui figura anche la nostra – dicono i direttori artistici –. Ma la nostra analisi vuole essere uno contributo costruttivo. La crisi arriva da lontano e la responsabilità è anche nostra, per aver accettato negli anni di partecipare a bandi di stanziamento a stagione conclusa, lavorando nell’incertezza e seguendo direttive e indicazioni previste nei bandi, senza sapere se ci sarebbe mai stato un contributo regionale. Questa estate le priorità erano altre. L’importante era garantire un felice Ferragosto in costa a chi tratta da sempre la Sardegna come una colonia. A chi invece ha scelto di operare nell’isola con serietà arriva uno schiaffo sonoro, che demolisce una vita dedicata alla promozione dell’immagine della nostra terra in tutto il mondo». Un post condiviso anche da Giovanna Gravina, che da anni alla Maddalena organizza “La valigia dell’attore” dedicata al padre Gian Maria Volonté, rassegna anch’essa rimasta fuori dalla assegnazione dei fondi.

Niente risorse nemmeno per il Festival dei Tacchi che da 21 anni si svolge ad agosto in Ogliastra. «Ci abbiamo provato in ogni modo, con tutte le nostre forze, a non fare saltare la 21esima edizione – dice il direttore artistico Giancarlo Biffi –. E ci siamo riusciti, così il 4 agosto abbiamo dato il via a una delle migliori edizioni del Festival. Lo dovevamo fare per noi, per il mondo del teatro, per la comunità di Jerzu, per la Sardegna, per l'Italia intera. Dopo mesi di lockdown, di anestetizzazione sociale, ci sembrava giusto, corretto, importante. Si doveva ripartire e noi l’abbiamo fatto convinti. Nella certezza, rivelatasi purtroppo illusoria, che la politica ci avrebbe seguito, invece Nella Roulette russa dei finanziamenti regionali il Festival dei Tacchi, così come tanti altri storici festival, è stato escluso. Un'altra botta, per un settore tra i più penalizzati e che giorno dopo giorno vede dissolversi dinanzi a sé ogni prospettiva. Ma nonostante questo l'Amor mio non muore».

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