La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, ha vinto Soru: Cualbu pagherà 85 milioni

di Mauro Lissia
Tuvixeddu, ha vinto Soru: Cualbu pagherà 85 milioni

Annullati i lodi arbitrali che avevano disposto il risarcimento per il costruttore. La Regione aveva pieno diritto di bloccare i progetti immobiliari nell’area storica

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CAGLIARI. Neppure un mattone nell’area storica di Tuvixeddu, nessun risarcimento al costruttore Gualtiero Cualbu che da quindici anni lotta con la Regione per realizzare il suo piano immobiliare sul colle dove si trova la più grande necropoli punico-romana del Mediterraneo. La battaglia giudiziaria adesso è finita davvero: la prima sezione civile della Corte di Cassazione ha annullato i due lodi arbitrali grazie ai quali la Nuova Iniziative Coimpresa aveva incassato 78 milioni a titolo di risarcimento per il vincolo di inedificabilità sull’area imposto a suo tempo dall’amministrazione Soru. I giudici supremi hanno annullato senza rinvio anche la sentenza della Corte d’Appello di Roma, che il 9 aprile 2018 aveva dato ragione all’amministrazione regionale concedendo però un risarcimento di un milione e 205 mila euro al costruttore: per Gualtiero Cualbu la scelta di ricorrere ai magistrati di piazza Cavour è stata finanziariamente letale, perché in seguito a questa decisione, depositata ieri in cancelleria, dovrà restituire anche quest’ultima somma. In tutto, calcolate le rivalutazioni di legge, sono circa 85 milioni di euro per i quali l’ufficio legale della Regione ha già avviato le procedure di recupero.

La sentenza, 19 pagine in cui l’annosa vicenda viene ricostruita nei dettagli, conferma pienamente come l’impostazione data alla causa originaria dall’ufficio legale della Regione - gli avvocati Roberto Murroni e Giampiero Contu - fosse quella corretta: il collegio arbitrale, cui gli enti firmatari dell’accordo di programma del 2000 dovettero sottoporsi in seguito al contratto, non era competente a giudicare sulla controversia scatenata dalla decisione della giunta Soru di imporre sull’area punica il vincolo per notevole interesse pubblico, fondato sul Codice del paesaggio dopo la scoperta di centinaia di nuove sepolture di epoca remota. La controversia infatti - spiega la Cassazione - era solo secondariamente di intesse privato, mentre a prevalere era l’interesse pubblico. Il giudice competente era dunque quello amministrativo, il Tar, e non gli arbitri che disposero con un lodo a maggioranza l’ingente risarcimento al costruttore. Da qui l’annullamento del lodo, compreso il primo pronunciamento del collegio arbitrale che valutò - su ricorso della Regione - proprio la propria competenza a decidere.

L’altro elemento fondamentale della sentenza riguarda l’Accordo di programma fra Regione, Comune di Cagliari e Coimpresa che diede il via libera al piano immobiliare: i legali del costruttore hanno sempre sostenuto che fosse insuperabile, in altre parole che costituisse titolo perenne a costruire. In realtà - chiarisce la Cassazione, bocciando nettamente le valutazioni espresse dalla Corte d’Appello di Roma - un Accordo fra enti pubblici e un privato non impedisce all’amministrazione pubblica di modificare la pianificazione su un territorio, ancor più quando nel frattempo intervengono una legge nuova come il Codice del Paesaggio e uno strumento di pianificazione fondamentale come il Ppr varato dalla giunta Soru nel 2006 e passato indenne attraverso una lunghissima sequenza di ricorsi per via amministrativa. Scrivono i giudici: «Con il Ppr adottato nel 2006 la Regione Sarda ha esercitato poteri pubblicistici a tutela del paesaggio che con il Codice del Paesaggio hanno assunto una portata generale e comunque una decisiva prevalenza di valore rispetto alla pianificazione urbanistica sull’intero territorio, anche in osservanza degli impegni assunti con la convenzione europea del paesaggio conclusa a Firenze il 20 ottobre 2000 ed entrata in vigore in Italia nel settembre 2006». Cassazione ribadisce ancora una volta che il valore del paesaggio prevale sempre e comunque sull’interesse economico. Per la Regione, che in questa causa era tutelata dall’avvocato Federico Sorrentino con la collaborazione dei colleghi dell’ufficio legale interno, è una vittoria definitiva.

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