La Nuova Sardegna

La morte del clochard ad Arzachena: "Lo umiliavano, lui non rispondeva"

Tiziana Simula
Le povere cose rimaste del clochard morto ad Arzachena che veniva maltrattato da alcuni bulli
Le povere cose rimaste del clochard morto ad Arzachena che veniva maltrattato da alcuni bulli

Alcuni clienti del supermercato più volte avevano ripreso i bulli: "Filippo era buono, uno spirito libero"

07 febbraio 2021
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ARZACHENA. Filippo era una persona difficile, a volte incomprensibile. Beveva molto, ma era buono. «Era vittima del suo problema, l’alcol». Lo ricordano così, con parole benevole, all’Eurospin. Per guadagnarsi qualche spicciolo, metteva a posto i carrelli della spesa e i clienti gli lasciavano la monetina, oppure indicava loro il parcheggio vuoto e in cambio gli regalavano qualche soldo. Il problema era che lui, poi, quel gruzzoletto lo spendeva per bere. Diversi clienti del supermercato, sconvolti e arrabbiati per la notizia del pestaggio, ieri, raccontavano di aver visto più di una volta un gruppo di ragazzini che lo derideva. Li avevano notati proprio nel parcheggio sotterraneo e li avevano sgridati. «Lasciatelo in pace», gli avevano detto. «Filippo va tutto bene?», avevano chiesto al clochard. E lui aveva risposto di sì. Perché Filippo era fatto così: non si lamentava mai, non rispondeva a quegli insulti. Si stringeva nel suo giubbotto e nella sua solitudine e andava avanti.

Ma la sua vita non è stata sempre così. Nei primi anni, dopo il suo arrivo ad Arzachena, ha fatto diversi lavori. Ha lavorato a lungo anche in un’azienda agricola. Ma l’alcol, giorno dopo giorno, l’ha reso schiavo. È finito anche in comunità per disintossicarsi. Tutti ad Arzachena lo aiutavano: associazioni di volontariato, Caritas, 118, semplici cittadini e la comunità marocchina che lì risiede.

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«Tante volte gli abbiamo chiesto perché, invece di vagabondare, non rientrasse in Marocco, dalla sua famiglia, e lui rispondeva che si trovava bene ad Arzachena – ricordano i volontari dell’associazione protezione civile Agosto ’89 –. Era uno spirito solitario, dal comportamento talvolta imbarazzante, ma mai violento. Ha vissuto per anni nelle baracche, tra la circonvallazione e la zona residenziale, poi la parrocchia gli ha messo a disposizione una stanza e poi una casetta tutta per lui, ma sceglieva la strada. Diceva che solo il vino gli faceva passare le forti emicranie delle quali soffriva da anni. Un centinaio di volte in questi ultimi dieci anni, siamo dovuti intervenire con l’ambulanza del 118 per raccoglierlo ubriaco fradicio dalla strada per evitare che lo investissero – raccontano ancora i volontari –. La Caritas ha sempre provveduto a consegnargli i pasti caldi e la spesa e lui riusciva sempre con il suo modo remissivo a convincere qualcuno a farsi regalare un brick di vino, una birra o una sigaretta. È questa la nostra comunità, quella che ha accolto Filippo, cercando anche di cambiarlo per ricondurlo ad una vita normale ma alla quale lui non ha voluto cedere. Questa è l’Arzachena alla quale ci sentiamo di appartenere, quella che ha offerto a Filippo la possibilità di una vita all’interno della comunità, ma alla quale lui ha rinunciato per stare fuori, insegnandoci anche a rispettarne le scelte. Questa è l’Arzachena che con sacrifici e spirito di solidarietà vogliamo portare avanti. Filippo sarà per sempre un’anima salva, al contrario di chi invece lo ha pestato, deriso e umiliato». (t.s.)
 

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