Va all’Inps per una pratica: «Mi spiace ma lei è morto»
di Nadia Cossu
Commerciante 55enne risulta deceduto e non riesce a dimostrare che è vivo
26 febbraio 2021
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SASSARI. Dopo la morte della madre va negli uffici del patronato per chiedere il rateo della tredicesima. «L’impiegata mi chiede i documenti per inoltrare la richiesta all’Inps – racconta Alberto La Spina, titolare dell’omonimo negozio di arredamenti sulla Buddi Buddi, a Sassari – glieli consegno e noto che sgrana gli occhi davanti al terminale. Poi guarda e riguarda me, sorpresa, e all’improvviso mi dice: “Senta, lo legga con i suoi occhi perché altrimenti non ci crede: lei è deceduto”».
È così che il commerciante 55enne sassarese, un omone alto, sorridente, che sprizza salute da tutti pori, viene a sapere di esser morto, a sua insaputa, lo scorso 10 ottobre. «Immaginate la nostra faccia quando ci è stata data la notizia – raccontano lui e la moglie Marilena – Non riuscivamo a capacitarci di come potesse essere accaduta una cosa simile e ci siamo mossi immediatamente».
Prima cosa da fare: chiamare gli uffici dell’Inps. Le telefonate sono state diverse e frequenti ma nessuno è mai riuscito a risolvere l’inghippo. «Come prima cosa ci è stato detto che l’errore era stato commesso dal Comune di Sassari dove risultava eseguita la registrazione del decesso». E a quel punto ecco il secondo passo da fare: chiedere delucidazioni all’ufficio anagrafe. «Ho richiesto un documento che certificasse che ero vivo. E mi è stato fornito il “certificato di esistenza in vita”». Quindi per il Comune di Sassari Alberto La Spina è vivo e vegeto. Per l’Inps, invece, è morto.
La speranza di risolvere rapidamente la questione è svanita abbastanza in fretta perché nonostante quella certificazione con l’attestazione “È vivente”, timbrata dall’ufficiale d’anagrafe, il 55enne sassarese risulta sempre deceduto.
A questo va aggiunto il fatto che lo spiacevole equivoco non può essere chiarito “in presenza”. Facile, quindi, immaginare quanto sia stato complicato sbrigare tutte queste pratiche burocratiche via mail o telefonicamente per via delle nuove regole legate alla pandemia. «All’Inps i contatti avvengono solo via cavo e su appuntamento – spiega – L’ultima volta sono stato chiamato martedì. L’impiegato ha fatto un’altra verifica “in diretta”. Ha confermato l’avvenuta registrazione del decesso il 10 ottobre del 2020. Ha anche aggiunto che figuravano diversi accessi, come se qualcuno avesse provato a rimediare a un errore. Ma evidentemente senza successo, perché poi tutto è rimasto tale e quale». E ancora una volta gli è stato ribadito che doveva rivolgersi al Comune di Sassari.
Un rimpallo di responsabilità che sembra non avere fine. Ieri mattina Alberto è tornato negli uffici comunali: «Non ho risolto nulla. D’altronde hanno ragione: per loro io risulto in vita. Cosa possono fare?».
La Spina si è rivolto anche a un avvocato perché il suo timore e quello della moglie è che in futuro questo “disguido” possa causare qualche problema. «La legge non ammette ignoranza. Non vorremmo mai che qualcuno possa un domani chiederci conto di questa falsa comunicazione di cui non siamo responsabili. Stiamo facendo il possibile per risolvere ma non ne veniamo a capo».
Una cosa è certa, gli F24 Alberto La Spina continua a pagarli regolarmente, come sempre ha fatto. «Verrebbe da chiedersi come mai, se sono morto, i bollettini delle tasse arrivano sempre. È chiaro che c’è qualcosa che non torna». Ed è più probabile che a doverci mettere una pezza debba essere l’istituto di previdenza. Perché è sui loro terminali che figura un dato sbagliato. In Comune è tutto regolare.
Nel frattempo – in attesa di “tornare in vita” – continua a lavorare nell’accogliente negozio di mobili, affiancato dalla moglie e dalla figlia. «Spero solo che tutta questa assurda vicenda – commenta con un sorriso – possa se non altro essere interpretata come auspicio di lunga vita».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
È così che il commerciante 55enne sassarese, un omone alto, sorridente, che sprizza salute da tutti pori, viene a sapere di esser morto, a sua insaputa, lo scorso 10 ottobre. «Immaginate la nostra faccia quando ci è stata data la notizia – raccontano lui e la moglie Marilena – Non riuscivamo a capacitarci di come potesse essere accaduta una cosa simile e ci siamo mossi immediatamente».
Prima cosa da fare: chiamare gli uffici dell’Inps. Le telefonate sono state diverse e frequenti ma nessuno è mai riuscito a risolvere l’inghippo. «Come prima cosa ci è stato detto che l’errore era stato commesso dal Comune di Sassari dove risultava eseguita la registrazione del decesso». E a quel punto ecco il secondo passo da fare: chiedere delucidazioni all’ufficio anagrafe. «Ho richiesto un documento che certificasse che ero vivo. E mi è stato fornito il “certificato di esistenza in vita”». Quindi per il Comune di Sassari Alberto La Spina è vivo e vegeto. Per l’Inps, invece, è morto.
La speranza di risolvere rapidamente la questione è svanita abbastanza in fretta perché nonostante quella certificazione con l’attestazione “È vivente”, timbrata dall’ufficiale d’anagrafe, il 55enne sassarese risulta sempre deceduto.
A questo va aggiunto il fatto che lo spiacevole equivoco non può essere chiarito “in presenza”. Facile, quindi, immaginare quanto sia stato complicato sbrigare tutte queste pratiche burocratiche via mail o telefonicamente per via delle nuove regole legate alla pandemia. «All’Inps i contatti avvengono solo via cavo e su appuntamento – spiega – L’ultima volta sono stato chiamato martedì. L’impiegato ha fatto un’altra verifica “in diretta”. Ha confermato l’avvenuta registrazione del decesso il 10 ottobre del 2020. Ha anche aggiunto che figuravano diversi accessi, come se qualcuno avesse provato a rimediare a un errore. Ma evidentemente senza successo, perché poi tutto è rimasto tale e quale». E ancora una volta gli è stato ribadito che doveva rivolgersi al Comune di Sassari.
Un rimpallo di responsabilità che sembra non avere fine. Ieri mattina Alberto è tornato negli uffici comunali: «Non ho risolto nulla. D’altronde hanno ragione: per loro io risulto in vita. Cosa possono fare?».
La Spina si è rivolto anche a un avvocato perché il suo timore e quello della moglie è che in futuro questo “disguido” possa causare qualche problema. «La legge non ammette ignoranza. Non vorremmo mai che qualcuno possa un domani chiederci conto di questa falsa comunicazione di cui non siamo responsabili. Stiamo facendo il possibile per risolvere ma non ne veniamo a capo».
Una cosa è certa, gli F24 Alberto La Spina continua a pagarli regolarmente, come sempre ha fatto. «Verrebbe da chiedersi come mai, se sono morto, i bollettini delle tasse arrivano sempre. È chiaro che c’è qualcosa che non torna». Ed è più probabile che a doverci mettere una pezza debba essere l’istituto di previdenza. Perché è sui loro terminali che figura un dato sbagliato. In Comune è tutto regolare.
Nel frattempo – in attesa di “tornare in vita” – continua a lavorare nell’accogliente negozio di mobili, affiancato dalla moglie e dalla figlia. «Spero solo che tutta questa assurda vicenda – commenta con un sorriso – possa se non altro essere interpretata come auspicio di lunga vita».
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