Agriturismo di Nulvi si ribella alle restrizioni «Ora basta, apriamo»
di Mauro Tedde
Gli stessi proprietari avvisano i carabinieri: sanzionati «Ancora un mese così e dovremo dichiarare fallimento»
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NULVI. I tavoli sistemati con il necessario distanziamento, imbanditi con ogni ben di Dio. La cucina emana profumi di pietanze prelibate. All’ingresso tutti i presidi sanitari. I fratelli Manca hanno deciso che non ce la fanno più e ieri mattina hanno rotto gli indugi: nonostante i divieti hanno aperto il loro agriturismo. E non di nascosto, ma mettendo al corrente delle loro intenzioni i carabinieri e il sindaco del paese. Ben sapendo, cioè, che sia il legale rappresentante dell’azienda sia i potenziali clienti sarebbero andati incontro ad una sanzione. E così è stato.
A Monte Entosu si sono presentate due pattuglie dei carabinieri al comando del tenente Ricciardi, altre due hanno svolto un servizio di controllo lungo la provinciale e hanno sanzionato l’azienda per aver contravvenuto alle disposizioni e hanno identificato tutti. Un’azione dimostrativa, insomma, un gesto di pacifica ribellione nei confronti di una situazione che è diventata ormai insostenibile. Diverse famiglie che ruotano attorno all’azienda e che hanno lavorato tutto l’inverno per confezionare i salumi, i formaggi, le carni e tutto quello che avrebbero dovuto proporre ai loro clienti ora che la bella stagione è alle porte, ma che dovranno restare nelle celle frigo. Un vero disastro per un’eccellenza del territorio.
«Ancora un altro mese e dovremo dichiarare fallimento – spiega Antonello Manca – l’azienda va comunque gestita e mantenuta, abbiamo sofferto per 14-15 mesi guadagnando 10 ma spendendo 30. Ormai le banche non ci aspettano più e le cambiali vanno pagate. Insomma, qui si tratta di estrema necessità e non vogliamo chiudere un’azienda costruita con immani sacrifici nostri e dei nostri genitori. Queste disposizioni ci stanno portando alla rovina. Grande rispetto per le forze dell’ordine, che stanno facendo il loro dovere, ma qua c’è in ballo il destino di tante famiglie».
C’era anche il sindaco di Nulvi Antonello Cubaiu, nel tentativo di essere almeno di conforto. «Situazioni come questa sono la conseguenza dell’insufficienza dei ristori nei confronti delle strutture ricettive – ha commentato – e questo sta portando al loro tracollo e rischia di mandare sul lastrico intere famiglie perché queste strutture sono gestite a conduzione familiare. Qui e nelle altre aziende che operano nel nostro territorio c’è la vita di tante persone e di intere famiglie. Io ho giurato sulla Costituzione e devo rimanere nell’alveo della legge, ma sotto il profilo umano è una situazione difficile da accettare. Una possibile soluzione – chiude il primo cittadino nulvese – potrebbe essere di rafforzare i ristori con una legge urgente della Regione o dello Stato. Non è pensabile che strutture come queste vengano escluse perché non hanno raggiunto il 30 per cento di tracollo di fatturato rispetto allo scorso anno. Ci stiamo addentrando in una situazione di fortissimo disagio sociale».
A Monte Entosu si sono presentate due pattuglie dei carabinieri al comando del tenente Ricciardi, altre due hanno svolto un servizio di controllo lungo la provinciale e hanno sanzionato l’azienda per aver contravvenuto alle disposizioni e hanno identificato tutti. Un’azione dimostrativa, insomma, un gesto di pacifica ribellione nei confronti di una situazione che è diventata ormai insostenibile. Diverse famiglie che ruotano attorno all’azienda e che hanno lavorato tutto l’inverno per confezionare i salumi, i formaggi, le carni e tutto quello che avrebbero dovuto proporre ai loro clienti ora che la bella stagione è alle porte, ma che dovranno restare nelle celle frigo. Un vero disastro per un’eccellenza del territorio.
«Ancora un altro mese e dovremo dichiarare fallimento – spiega Antonello Manca – l’azienda va comunque gestita e mantenuta, abbiamo sofferto per 14-15 mesi guadagnando 10 ma spendendo 30. Ormai le banche non ci aspettano più e le cambiali vanno pagate. Insomma, qui si tratta di estrema necessità e non vogliamo chiudere un’azienda costruita con immani sacrifici nostri e dei nostri genitori. Queste disposizioni ci stanno portando alla rovina. Grande rispetto per le forze dell’ordine, che stanno facendo il loro dovere, ma qua c’è in ballo il destino di tante famiglie».
C’era anche il sindaco di Nulvi Antonello Cubaiu, nel tentativo di essere almeno di conforto. «Situazioni come questa sono la conseguenza dell’insufficienza dei ristori nei confronti delle strutture ricettive – ha commentato – e questo sta portando al loro tracollo e rischia di mandare sul lastrico intere famiglie perché queste strutture sono gestite a conduzione familiare. Qui e nelle altre aziende che operano nel nostro territorio c’è la vita di tante persone e di intere famiglie. Io ho giurato sulla Costituzione e devo rimanere nell’alveo della legge, ma sotto il profilo umano è una situazione difficile da accettare. Una possibile soluzione – chiude il primo cittadino nulvese – potrebbe essere di rafforzare i ristori con una legge urgente della Regione o dello Stato. Non è pensabile che strutture come queste vengano escluse perché non hanno raggiunto il 30 per cento di tracollo di fatturato rispetto allo scorso anno. Ci stiamo addentrando in una situazione di fortissimo disagio sociale».