La Nuova Sardegna

Montiferru in ginocchio in cenere 20mila ettari

di Claudio Zoccheddu
Montiferru in ginocchio in cenere 20mila ettari

Le fiamme circondano i paesi, centinaia di sfollati. Danni a case e aziende In volo elicotteri e canadair ma il gigantesco rogo non è stato domato

26 luglio 2021
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INVIATO A SCANO DI MONTIFERRO. Boschi in fiamme, paesi insidiati dal fuoco e ricoperti di cenere, centinaia di sfollati, strade impraticabili da un momento all’altro e un’imponente macchina antincendio che non è riuscita ad avere ragione del fuoco. Sono bastate poco più di 24 ore per mettere in ginocchio il Montiferru e per trasformare decine di migliaia di ettari di bosco, pascoli e parchi naturali in un’immensa distesa di cenere fumante. La stima dei danni è ancora in aggiornamento, anche perché ieri sera le fiamme si spostavano rapidamente in direzione di Macomer, dopo aver massacrato coste e rilievi dell’Oristanese. L’unica cosa certa è che i danni saranno ingenti, al momento di parla di circa 20mila ettari di territorio e di un numero imprecisato di aziende agricole, allevamenti e di altre attività commerciali rase al suolo dal fuoco. Uno scenario apocalittico che ha superato anche quello del grande incendio del 1983, che da queste parti tutti ricordano come un evento catastrofico, e quello del 1994, quando un rogo doloso aveva cancellato parte dei boschi di Seneghe, Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu e Scano di Montiferro.

Terrore a Scano. Per circa due ore il paese è stato letteralmente circondato dalle fiamme. L’intervento di elicotteri e canadair ha evitato il peggio ma intanto la popolazione si è organizzata limitare i danni e provare a respingere il fuoco con mezzi di fortuna. Circa 400 persone, soprattutto quelle del quartiere di San Giorgio, il primo in linea d’aria sul cammino del fuoco e a ridosso dell’omonima pineta, hanno abbandonato le case e si sono rifugiate prima al centro di aggregazione giovanile e poi alle scuole elementari, dove erano già arrivati gli anziani sfollati da una casa di riposo a poche centinaia di metri dal paese. Il primo appello alla ritirata è partito dal Comune intorno alle 13.30. Due ore dopo è stata parta la prima strada, quella che parte da Sennariolo. Alle 15.30 Scano di Montiferro era una fornace: fuoco, temperature ben oltre i 40 gradi, cenere che cadeva dal cielo e strade invase dal fumo in cui era impossibile respirare. Eppure, nonostante la visione infernale, da una parte all’altra si rincorrevano cittadini con i volti coperti da stracci bagnati e armati di manichette e secchi, tanti piccoli Davide impegnanti a respingere il gigante Golia. E dire che sino a poche prima l’attenzione era puntata su Cuglieri e sulla zona di Porto Alabe. Ma per cambiare la geografia dell’incendio bastava una folata di scirocco o una scintilla più dispettosa delle altre.

Notte infernale a Cuglieri. Quello che è accaduto a Scano è stata una sorta di replica di quanto successo nella vicina Cuglieri appena qualche ora prima. Nelle prime ore del mattino di domenica, infatti, era proprio Cuglieri il centro più colpito, con le fiamme che insidiavano la cittadina da più direzioni. Quelle arrivate da sud hanno aggredito la zona artigianale, trasformandola in un inferno. Il fuoco ha avvolto un birrificio, completamente distrutto, e un negozio di autoricambi, ma si è arrampicato sino a lambire l’ex liceo scientifico e l’ufficio postale, anche perché di notte elicotteri e canadair non potevano fornire supporto aereo alle squadre a terra. Mentre la zona artigianale bruciava, le fiamme arrivavano anche alla periferia nord, costringendo diverse famiglie a fare fagotto rapidamente, nel cuore della notte, salire in auto e scappare in direzione di Sennariolo, al momento ancora considerato “zona sicura”. Più che un’evacuazione, è stato un piccolo esodo.

Day after a Santu Lussurgiu. È stato il primo paese della zona ad essere minacciato dalle fiamme, già sabato. Ma quando il peggio sembrava scongiurato, ieri mattina il fronte del fuoco ha ripreso vigore e ha sfigurato il pendio di monte Oe sotto lo sguardo attonito di centinaia di lussurgesi assiepati dalle parte del belvedere. Il volo di canadair ed elicotteri è ripreso poco dopo l’alba sulla cittadina dal Montiferru, dove si era stabilito anche il centro di coordinamento mobile della protezione civile. Lo scirocco, tuttavia, non ha permesso alle fiamme di avvinarsi al paese e le ha spinte in direzione di Cuglieri. Nel pomeriggio, quando la situazione sembrava destinata a ritornare tranquilla, le fiamme hanno ripreso vigore ed è stato nuovamente necessario l’intervento dell’antincendio.

Il fronte nord. Mentre con grande fatica i paesi del Montiferru iniziavano a respirare dopo più di 24 ore di apnea, il vento ha spinto le fiamme in direzione di Macomer e del Nuorese. Le fiamme hanno raggiunto l’abitato di Borore, dove 30 famiglie sono state sfollate in via precauzionale a causa del fumo denso, delle alte temperature e dell'aria irrespirabile. Un evento prevedibile dato che dopo aver assediato Scano di Montiferro, le fiamme si sono impossessate della strada che dal paesino porta a Macomer, chiusa al traffico all’improvviso proprio quando tutto sembrava ormai sotto controllo.

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