La Nuova Sardegna

Lingua blu, il morbo dilaga focolai cresciuti di 10 volte

Lingua blu, il morbo dilaga focolai cresciuti di 10 volte

A metà agosto erano 53, ora sono 585 con 12mila capi infetti e quasi 900 morti Disponibili 1.200 vaccini ma mancano i veterinari in grado di somministrarli

09 settembre 2021
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SASSARI. Il ritorno di fiamma è devastante e rischia di compromettere il futuro di tanti allevamenti e di una buona fette dell’economia isolana. Il 18 agosto le autorità sanitarie avevano segnalato 53 focolai riscontrati dai veterinari delle Assl di Nuoro, Lanusei e Oristano, a distanza di appena tre settimane il numero è lievitato sino ai 585 focolai censiti sino a ieri e annunciati durante la seduta congiunta delle commissioni Sanità e Attività produttive del Consiglio regionale che si è svolta ieri mattina a Cagliari.

I numeri. L’aggiornamento sull’epidemia effettuato nelle ultime ore non ha definito solo la nuova dimensione dei focolai del virus “bluetongue” ma anche la velocissima crescita dei casi e dei decessi degli animali colpiti. Il 18 agosto, ad esempio, nell’oristanese – l’ultima frontiera del virus – erano stati segnalati “appena” 4 focolai, equamente divisi tra la campagne di Solarussa e di Zerfaliu. Ora i focolai censiti dalla Assl nell’Oristanese sono 98 a cui si sommano i 337 di Nuoro, i 70 di Lanusei, i 38 di Sassari, i 35 di Cagliari, i 4 di Olbia e i 3 di Sanluri. Nel report di metà agosto veniva indicato che i capi morti a causa del virus erano appena 32, a ieri ne eramo stati censiti 898. Tre settimane fa gli animali infettati erano 9.243, ieri il numero aveva già raggiunto quota 12.598.

Le cause. Il ritardo delle vaccinazioni ha portato ad una rapidissima ripresa dei contagi e ieri, sempre durante la riunione delle commissioni del Consiglio regionale, si è cercato di comprendere cosa fosse accaduto e quali fossero le cause della sostanziale assenza di contromosse. Una in particolare è legato ad un corto circuito che complicato la comunicazione tra l’assessorato della Sanità e l’Ats, col primo che più di quattro mesi fa ha sollecitato la seconda a provvedere alle somministrazioni, senza però ricevere alcun riscontro. Il 5 maggio scorso, infatti, il direttore del servizio veterinario regionale (che fa capo all'assessorato), Antonio Montisci, ha scritto una lettera alla direzione di Ats Sardegna invitandola ad impiegare il personale necessario nelle misure di profilassi. «Tenuto conto che l'attività di vaccinazione da effettuare dovrà concentrarsi nelle aziende e nei territori individuati sulla base del rischio – si legge nella missiva – proprio per garantire il puntuale svolgimento delle attività di profilassi in quelli a maggior rischio, si invita questa direzione a voler adottare gli opportuni provvedimenti necessari affinché si ottimizzi l'impiego del personale incaricato in queste zone». Dalla seduta di ieri della commissione è però emerso che l'Ats non ha mai risposto alla nota inviata da Montisci.

La beffa. Durante le audizioni organizzate dalla Commissione l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha indicato le disponibilità di vaccini, che sono più di 122mila, ma ha anche sottolineato le difficoltà di procedere con le inoculazioni per la mancanza di personale veterinario. Il direttore dell'Istituto zooprofilattico, Giovanni Filippini, ha invece illustrato le caratteristiche del virus e dei quattro sierotipi individuati nell'isola: «La lotta all'insetto si fa anche con la prevenzione ambientale e con un largo uso dei repellenti». Un assist per l'assessore Nieddu che ha confermato l'impegno per una campagna massiccia di vaccinazione e per l'uso dei repellenti, mentre il presidente della commissione Agricoltura, Piero Maieli, ha annunciato una prossima seduta del Consilgio in cui confronteranno Ats, Regione e Istituto zooprofilattico. «Dobbiamo superare il problema dei ritardi – ha detto Maieli – e trovare anche con una legge la formula adeguata per indennizzare gli allevatori per i danni che stanno subendo». (c.z.)



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