La Nuova Sardegna

I cavalli preziosi volano in business class

Antonello Palmas
I cavalli preziosi volano in business class

Trattamento da star per i campioni dell'emiro di Dubai sbarcati su un volo tutto per loro. Staff di esperti e vita dorata

20 settembre 2021
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SASSARI. Viaggiano su aerei privati, al loro arrivo sulla pista sono accolti da frotte di specialisti che hanno il compito di curare il loro benessere. Sono curati e coccolati, hanno interi staff di esperti internazionali ai loro piedi, pardon zoccoli. Campioni sportivi, ma non certo strapagati (sono umili e si accontentano di molto meno): in compenso i soldi, e tanti, li fanno guadagnare ad altri. Si è scatenato il delirio quando sulla pista dell'aeroporto di Elmas sono arrivati loro, i dodici cavalli da corsa di razza Arabo della scuderia Dubai M7, per partecipare tra Arborea e Terralba ai campionati del mondo di endurance, svoltisi tra spiagge, stagni, pinete e il suggestivo borgo dei pescatori di Marceddì. Nei paesi del Golfo Persico quella per i destrieri è più che una passione, emiri e sceicchi non lesinano risorse per competere tra loro in modo da avere i campioni più forti in grado di vincere in tutto il mondo. I 12, di proprietà dell'Emiro di Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sono arrivati da Tolosa (Francia) con un volo dedicato esclusivamente a loro.

L'attenzione era la stessa che si dedica ai capi di Stato o alle squadre reduci da importanti vittorie, perché lo spettacolo della discesa dalla pancia degli aerei degli splendidi equini non era usuale: passeggeri, operai, forze dell'ordine, tutti si sono accalcati per riprendere la scena con gli smartphone.Intorno a loro uno stuolo di addetti a ogni bisogno, sui loro caravan, mezzi per il trasporto dei cavalli, fuoristrada, tutti targati M7. Non sono ammessi errori nella cura dei giocattoli dei ricchi. Una task force di un centinaio di persone, tra rider (fantini), allenatori, veterinari dedicati (gli emiri scelgono i migliori in Europa), maniscalchi, assistenti vari. Eppure, quando anni fa nei Paesi del Golfo è partita la passione per l'endurance, gara molto faticosa soprattutto per l'animale, non c'era grande attenzione per il benessere animale. Così capitava che si impegnasse il cavallo in competizioni da 120 chilometri in aree desertiche che terminavano drammaticamente con la morte dei poveri quadrupedi.

Ora è tutto diverso: lo dimostra la straordinaria attenzione mostrata per ogni aspetto della giornata dei campioni, non solo durante le gare ma anche prima e dopo. D'altra parte il loro costo è stratosferico, centinaia di migliaia di euro. Adesso lungo il percorso della gara ogni 25 chilometri sono previsti dei punti di controllo veterinari: solo gli animali che mostrano tutti i valori in ordine possono proseguire la corsa. E durante lo stop in cui vengono controllati cuore e pressione, c'è anche l'equivalente del cooling break, la sosta in cui i calciatori si rinfrescano con bottigliette di minerale: solo che qui di litri di acqua ne occorrono centinaia per riportare la temperatura di un cavallo su livelli ideali e stuoli di addetti si affannano con i secchi, mentre un addetto si occupa della sella e uno striglia l'animale per ritemprarlo. E anche durante il percorso sono fornite al rider bottigliette per rinfrescare il protagonista della gara. Viene da pensare a quanto accade ai colleghi sfortunati delle "botticelle" di Roma che muoiono per la fatica sui sampietrini, o quelli lasciati soli sotto il sole in qualche landa desolata. Ma chissà se i campioni arabi sono contenti di tutte queste attenzioni, o magari sognano una galoppata in libertà. Senza briglie, imposizioni e gloria (altrui).©RIPRODUZIONE RISERVATA

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