La Nuova Sardegna

Grazia Deledda sarebbe una influencer, chissà quante foto di Nuoro su Instagram

Grazia Deledda sarebbe una influencer, chissà quante foto di Nuoro su Instagram

La scrittrice raccontata dai liceali del Deledda di Cagliari: dal tema dell’identità alla questione  femminile a come sarebbe stata Cosima oggi

09 dicembre 2021
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I ragazzi del triplice indirizzo del Liceo Grazia Deledda di Cagliari (Biotecnologico-Linguistico e Scienze Umane), in occasione dell’anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura nel 10 dicembre del 1927, riflettono vivacemente su onore e onere di portare alto il nome dell’autrice italiana celebrata quest’anno nel suo CL genetliaco. Deledda non è ancora approfondita sui manuali di testo ma i ragazzi ne riconoscono ogni peculiarità, auspicando che questa full immersion celebrativa sia solo il primo step di un vero approccio, che dall’appassionante orizzonte biografico conduca al vero godimento dell’opera tutta.

* * *Grazia Deledda è riconosciuta a livello internazionale per la sua capacità di raccontare un'immagine nitida, realistica dellaSardegna e del suo popolo. L'amore per la sua terra e la volontà di volerle rendere giustizia agli occhi del resto del mondo sono il fulcro attorno al quale girano le sue opere, affidandosi a una chiave di lettura che, secondo le parole stesse di Grazia possiamo chiamare verista, «se "verismo" può dirsi il ritrarre la vita e gli uomini così come sono, o così come li conosco io». Compone poesie come "Noi siamo Sardi", in cui, attraverso un linguaggio fortemente espressivo fondato su colori, suoni (o addirittura silenzi) e splendidi scenari, la Deledda ci riporta su strade rocciose, montagne dorate e mari immensi, tipici della nostra terra - e ci fa immaginare vividamente il colore oro delle ginestre o il bianco puro dei cisti. Ciò che sorprende particolarmente, tuttavia, non è la prosa in sé ma quanto essa sia ancora attualissima; tocca infatti un tema molto importante, ossia quello dell'identità, dell'appartenenza a una terra e il considerarsi "sardo".

Una riflessione legittima che può tuttavia esser fatta leggendo il testo è «Chi è da considerarsi sardo?» - ossia, è sardo solo chi nasce come tale o anche chi, pur provenendo da una cultura e un luogo diverso, riesce a cogliere le bellezze e ne apprezza la cultura e i costumi? Risponde forse a questo quesito l'incontro Cagliari-Genoa del 2019, in cui vennero consegnati volantini recanti questa poesia, per combattere i cori razzisti contro il giocatore Lukaku; insieme alla poesia la frase «Rispetto e integrazione sono valori che da sempre fanno parte della nostra cultura. Siamo un Popolo, una Terra, una Squadra». Rimane un esempio di integrazione incredibile, la riprova che l'appartenere ad una terra non significa nascervi, ma viverla. (Giulia Benedetta Carroccio, VM Indirizzo Biotecnologico)

* * *Può sembrare insolito se durante il 150° anniversario della nascita di Grazia Deledda, icona della cultura italiana, e non solo, venga in mente di parlare di numeri. In realtà non possiamo farne a meno, se si considera che lei è la scrittrice dei record. Grazia Deledda è tuttora l’unica scrittrice italiana ad aver conquistato il Nobel per la Letteratura; trascorreranno ben sessant’anni prima che un’altra donna italiana, Rita Levi Montalcini, riesca a raggiungere lo stesso traguardo, anche se in un altro ambito. Le donne che otterranno il Nobel, dall’anno dell’istituzione del riconoscimento più importante al mondo, sono ad oggi solamente 56 su 868 assegnazioni totali. Il nome di Deledda continua a torreggiare nella propria unicità: la narrativa. Occorre, infatti, ricordare che tra gli altri vincitori per la Letteratura Giosuè Carducci (1906), Salvatore Quasimodo (1959) ed Eugenio Montale (1975) erano poeti, Luigi Pirandello (1934) e Dario Fo (1975) principalmente drammaturghi. I primati non si esauriscono qui se si considera l’iniziativa di protesta sociale che vide la scrittrice candidata come prima e unica donna al Parlamento, nel 1913, quando per la prima volta potranno votare proletari e analfabeti, ma siamo ancora lontani dal voto femminile arriverà nel marzo del 1946, per le consultazioni amministrative. L’operazione non avrà una ricaduta sull’esito elettorale ma l’impegno di Deledda avrebbe seguito la precisa dichiarazione programmatica in favore di donne e bambini.

Grazia ammetterà tra le pagine del Giornale d’Italia: «C’è tutta la legislazione del lavoro femminile e quella del lavoro dei bambini da rifare, anzi da fare. Una legislazione che dovrebbe essere politica ed educativa, e intorno alla quale mancano agli uomini troppi elementi di fatto per poter fare cosa utile. E manca loro, soprattutto, un’altra cosa essenziale: il sentimento profondo, intimo, innato della protezione che la società deve alle giovinette, ai bambini, alle donne povere, affaticate dalla maternità. Bisogna essere madri, bisogna essere state giovinette inesperte e insidiate, come tutte più o meno lo sono, per capire non solo la santità morale di un’educazione di una politica che provveda davvero a queste debolezze». Quanta attualità in queste parole. Si rimane sospesi a mezz’aria tra la potenza della sua profezia e la mestizia per quanto le condizioni di donne e bambini in Italia non abbiano raggiunto dappertutto livelli di welfare minimamente accettabili. Se in quell’occasione Grazia non ottenne la possibilità di esprimere il proprio intuito politico lo fece all’indomani dell’assegnazione del Nobel, quando puntualizzò a Mussolini, capo del Governo: «L’arte non fa politica». Questo periodo celebrativo, forse non riuscirà a colmare la curiosità sulla conoscenza di questa incredibile artista, alla quale la nostra scuola è intitolata, ma sarà uno stuzzicante aperitivo per ogni ricerca futura. (Junior Glauco Giulietti, III J, Indirizzo Scienze Umane)

* * *E se Cosima fosse nata ai tempi dei social? Grazia Deledda racconta se stessa, soprattutto la sua infanzia e la sua giovinezza, nel romanzo autobiografico “Cosima”. Racconta gli anni vissuti a Nuoro. Ciò che emerge è il carattere volitivo di questa ragazza, la voglia di spiccare il volo, di conoscere il mondo, di uscire dai confini chiusi della cittadina di Nuoro, cosa che riesce a raggiungere prendendo contatti con riviste, con intellettuali, con scrittori che risiedevano nel cosiddetto continente. Sicuramente questa è una delle cose che ci ha maggiormente colpito dell’autobiografia della Deledda, ovvero la sua capacità di intavolare delle discussioni attraverso delle relazioni epistolari con gran parte degli intellettuali dell’epoca. Ci siamo chiesti: ma se fosse vissuta al tempo dei social che cosa avrebbe fatto? Sicu ramente avrebbe fatto grande uso delle mail in quanto era notevole la mole di corrispondenza che inviava e che riceveva: scriveva lettere a Capuana, al De Gubernatis e al Pitrè, confrontandosi su temi importanti come l’etnografia, i bisogni e le difficoltà delle classi popolari oppure sull’uso dei proverbi e dei modi di dire. Immaginiamo i tempi lunghissimi nell'attendere l’arrivo di una lettera, di una risposta: la mail avrebbe rappresentato un modo di comunicare immediato che le avrebbe facilitato il confronto con tutte le persone con cui aveva necessità di comunicare.

Ci è venuto in mente anche l’uso che avrebbe potuto fare di Instagram e abbiamo pensato al fatto che avrebbe postato tante foto, soprattutto quelle della sua Nuoro che avrebbe rappresentato probabilmente con una patina di arcaicità, così come le piaceva fare nei suoi romanzi. Avrebbe sicuramente postato la consegna del Premio Nobel (e chi non lo avrebbe fatto!). Non avrebbe sicuramente disdegnato Facebook: probabilmente avrebbe aperto dibattiti su diversi argomenti, anche provocando le reazioni sdegnate della gente con alcune teorie che la affascinavano (ad esempio quelle discutibili della scuola positiva di diritto penale di Niceforo e Orano) e ricevendo, probabilmente, anche diversi attacchi. La nostra intenzione era chiaramente ironica, sappiamo che la Deledda era ed è una delle più grandi scrittrici europee. Però, ci piace pensare che, se fosse vissuta in questi tempi, non sarebbe rimasta chiusa in una nicchia isolata ma le sarebbe piaciuto confrontarsi con la gente, e non solamente con gli intellettuali del suo tempo. (Classe VC, Indirizzo Linguistico)
 

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