La Nuova Sardegna

Appello alla giunta Solinas: «Bisogna fare in fretta»

di Claudio Zoccheddu
Appello alla giunta Solinas: «Bisogna fare in fretta»

Olbia, Oristano e Quartu chiedono tempi brevi su trasporti e urbanistica

04 gennaio 2022
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SASSARI. Trasporti, energia, urbanistica. I macro temi rilanciati dal presidente della Regione, Christian Solinas, hanno favorito le reazioni dei sindaci delle città di diverse aree dell’isola, da Olbia a Quartu passando per Oristano. Anche la Cisl sarda, tramite il suo segretario, è ritornata sulle parole pronunciate da Solinas il primo giorno dell’anno.

I sindaci. Settimo Nizzi, primo cittadino di Olbia, parte dalla continuità territoriale, area e marittima: «Servono più collegamenti, avere poche rotte limita la possibilità di interi territori. Non so se questo fosse il miglior bando possibile ma sono sicuro che possa essere migliorato. Non credo che la responsabilità siano della Regione perché fino a quando non sarà lo Stato ad alzare la voce con l’Unione europea, come è capitato altrove, ad esempio in Spagna e in Francia, allora saremo sempre punto e a capo. Credo che molte delle mancanze, ad esempio sulla continuità marittima per le merci, siano colpa dello Stato che ci ha sempre posto nella condizione di dover rinunciare a servizi fondamentali, per giunta pagando prezzi sempre più alti». Sull’urbanistica, poi, Nizzi sta con Solinas: «L’ideologia di sinistra ha portato al blocco della nostra isola. La Sardegna deve poter progettare il suo futuro». Ad Oristano il sindaco Andrea Lutzu parla dei trasporti interni, iniziando da quelli ferroviari: «Per noi sarebbe fondamentale il doppio binario, ridurrebbe i tempi di percorrenza per l’aeroporto di Cagliari. Oristano è al centro della Sardegna, sarebbe folle non pensarci. Ma ci sono altri progetti che stanno andando avanti, come quello della trasversale sarda che ci collegherebbe a Tortolì e sosterrebbe lo sviluppo della aree interne, che poi è questo il compito della Regione: portare tutti i territori allo stesso livello». Oristano dovrebbe anche essere la sede di tre depositi costieri di Gnl: «Dispiace che su questo tema ci sia molta confusione. Prima la dorsale del gas, poi i depositi. È arrivato il momento di prendere una decisione, non possiamo più aspettare». Più a sud, Graziano Milia, sindaco di Quartu Sant’Elena, denuncia una mancata unità di intenti: «Manca una visione chiara sul futuro della Sardegna, mi sembra evidente. Abbiamo un problema con la classe dirigente che deve decidersi a camminare compatta verso il futuro. Se abbiamo bisogno di collegamenti veloci tra i “due” nord dell’isola e l’area a sud, allora facciamoci sentire, chiediamolo con forza. Anche perché credo di una simile infrastruttura ne gioverebbero anche le zone interne e i piccoli paesi. E non credo che in questo ambito quella del Pnrr possa essere considerata una strada chiusa». Su una cosa Milia sembra concordare con Solinas: «In Sardegna c’è una Presenza strabordante degli uffici periferici dello Stato, è questo è un problema che andrebbe affrontato. Servirebbe maggiore autonomia, anche dal punto di vista urbanistico, ma seguendo la legge». Sull’energia, invece, il sindaco di Quartu taglia corto: «Mi fido di chi in questo momento è al governo a Roma e credo che dovremmo seguire la strada che ci viene indicata».

Il sindacato. Gavino Carta, segretario generale della Cisl sarda è decisamente più critico: «Secondo Solinas sarebbe stato il Governo a cambiare idea più volte sulla questione della transizione energetica? Non è così, lo Stato prima di emanare un provvedimento deve inviarlo alla Regione per concordarne i contenuti. Il Governo lo ha fatto ma a noi non risultato i pareri dal punto di vista amministrativo, o anche solo politici, da parte della Regione. La Regione avrebbe dovuto farsi parte attiva nella scrittura dei documenti, affermare le proprie prerogative». Discorso molto simile sull’urbanistica, su cui Carta è piuttosto conciso: «La Regione non può emanare norme autonome quando quelle stesse norme sono di competenza costituzionale dello Stato. Di cosa parliamo? Al massimo possiamo dire che non c’è stata collegialità tra Regione e Governo. Poi il governo ha impugnato il Ppr e la Corte costituzionale si è espressa. Il rapporto con lo Stato deve essere affermato in termini paritetici, senza dimenticare che nessuno può scavalcare nessuno».

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