La Nuova Sardegna

Si parte con l’accoglienza diffusa

Si parte con l’accoglienza diffusa

Fino a 20 euro al giorno a famiglia. Gli arrivi in Italia hanno superato i 55mila

20 marzo 2022
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[FIRMA&LUOGO]di Lorenzo Attianese

<MC>ROMA

[TESTO]Chi scappa dalla guerra in Ucraina continuerà ad essere ospitato presso le famiglie, ma anche in monasteri, in case disabitate da tempo per ripopolare vecchi borghi o in abitazioni che potranno essere affittate attraverso un contributo dello Stato italiano.
Sono due i binari su cui viaggia il sistema dell'accoglienza dei profughi, che a breve sarà definito con delle ordinanze della Protezione civile. Il capo del Dipartimento, Fabrizio Curcio, metterà nero su bianco a chi e come andrà distribuita una parte dei 400 milioni stanziati dal governo nell'arco di una prima fase di sei mesi. E i numeri degli arrivi continuano a crescere: le persone giunte finora in Italia sono 55.711. Di queste, 28.537 sono donne, 4.776 uomini e 22.398 minori: nelle ultime ore l'aumento è stato di circa 2mila individui. L'ipotesi - per almeno 60mila profughi e per una durata di tre mesi dall'arrivo in Italia - è di un contributo di circa 600 euro al mese (o fino a 900 euro a seconda del nucleo familiare) ai rifugiati ucraini che trovino un'autonoma sistemazione, una formula simile a quella utilizzata per gli sfollati del terremoto. Restano poi le coperture per quei 15mila posti che potranno essere individuati dalle associazioni del terzo settore, grazie a un contributo di circa 20 euro al giorno per ogni profugo preso in carico attraverso il sistema dell'accoglienza diffusa: somma che sarà poi devoluta alle famiglie o alle strutture che ospitano.
Su questo fronte, a essere mobilitati sono anche gli enti religiosi. La rete Caritas delle varie diocesi è già in contatto con parrocchie e istituti che hanno messo a disposizione spazi da inserire nel sistema di accoglienza che le Prefetture stanno coordinando. Parte dei fondi andrà anche ai Comuni, che stanno individuando strutture e appartamenti. La Calabria ha già annunciato uno stanziamento affinché si possano ospitare gli ucraini in quei borghi che stanno scomparendo, ripopolando paesini di poche migliaia di abitanti con la presenza dei profughi mettendo in pratica la «rifunzionalizzazione delle abitazioni».
Per quanto riguarda invece il sostegno per l'assistenza sanitaria ai rifugiati, si riconoscerà alle regioni e province autonome un contributo forfettario per l'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, per i richiedenti e titolari della protezione temporanea per un massimo di 100mila persone. Nuove responsabilità si sono aggiunte all'attività dei medici delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale Regionali (le cosiddette «Uscar»), che si stanno occupando della vaccinazione dei nuovi arrivati. «Stiamo cercando di fare un lavoro di sensibilizzazione, ma non è facile. È evidente che le priorità di queste persone, ora, sono altre», spiega Pier Luigi Bartoletti, segretario della Fimmg Roma e coordinatore delle Uscar del Lazio. Restano le agevolazioni per favorire l'introduzione di queste persone nel mondo del lavoro (i medici ucraini potranno esercitare anche in Italia) e l'integrazione dei ragazzi attraverso la scuola.

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