La Nuova Sardegna

La carovana delle ambulanze ritorna a Roma

La carovana delle ambulanze ritorna a Roma

Trentasei persone e una quindicina di vetture, tra ambulanze e minibus. Una carovana che in meno di cento ore è partita da Roma per arrivare a Leopoli e tornare indietro: è stata la prima missione...

21 marzo 2022
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Trentasei persone e una quindicina di vetture, tra ambulanze e minibus. Una carovana che in meno di cento ore è partita da Roma per arrivare a Leopoli e tornare indietro: è stata la prima missione umanitaria della Croce Rossa italiana e la prima evacuazione dall'Ucraina al nostro Paese dei profughi di questa guerra. Un centinaio di persone sono state recuperate in un ospedale situato nel distretto di Sykhivskyi, nella parte meridionale di Leopoli. Ma gli ucraini recuperati dalla Cri provengono da ogni parte del Paese: Kharkiv, Dnipro, Lutsk, Kiev. Tutti con delle fragilità o con delle malattie croniche. Anziani, bambini, diversamente abili. Tutti con lo shock della guerra nei loro occhi. Al Dzherelo Rehabilition Center sventolano la bandiera ucraina e quella europea. Lo staff della Croce Rossa sta ultimando i preparativi prima di tornare in Italia. Un lungo viaggio aspetta infermieri, medici, evacuati. Ma nei visi di questi ultimi c'è anche spazio per un sorriso. Se mi fa piacere andare in Italia? «L'Italia è il paradiso!». Tania non può più camminare ma, un tempo era una sportiva. È arrivata terza nelle gare nazionali di tiro al bersaglio. Viene da Lutsk e ha voglia di fare due chiacchiere, lingua permettendo. «A Lutsk eravamo in un centro, non siamo stati bombardati ma c'erano colpi di mortaio ovunque», racconta all'ANSA allargando le braccia.

Lutsk è nel Nord, tra Leopoli e il confine bielorusso. «In città era pieno di militari di Minsk», spiega Tania. A fianco a lei ecco Sergei, di Kharkiv. Anche lui in sedia a rotelle, anche lui con lo sguardo di chi sa che, nella propria patria, forse non tornerà mai più. È arrivato a Leopoli con la moglie e il figlio Vlady. Lui, in ossequio alla legge marziale, non potrà partire ma si dice «sollevato» per aver messo in salvo padre e consorte.

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