Sassari, insulti al compagno autistico nella chat di classe: «Non resta che suicidarti»
Quattro indagati tutti minorenni: la denuncia dei genitori di un ragazzo. Tra i messaggi nel gruppo di una terza media anche esortazioni esplicite ad ammazzarsi
Sassari Sono bastati i messaggi di un solo giorno perché quella chat di classe diventasse non un’occasione per scambiare battute e risate con i compagni bensì il “luogo” dove essere deriso ed esortato a uccidersi. “Non ti resta altro che suicidarti, autistico di merda”, per citare uno degli “inviti”.
Quei messaggi sono finiti sotto gli occhi dei genitori di un quattordicenne sassarese affetto da sindrome di Asperger che hanno agito immediatamente. Sono andati a scuola, hanno parlato con insegnanti e dirigente e la chat di whatsapp stampata su carta è stata inoltrata all’ufficio della Procura dei minori.
Quattro ragazzi (per uno ultra quattordicenne si procede separatamente) sono stati indagati per stalking per aver «ripetutamente insultato, molestato e minacciato il loro compagno provocandogli sofferenza psicologica e ingenerando in lui il timore per la propria incolumità personale». Il reato, a conclusione del contraddittorio davanti al giudice, è stato derubricato in molestie telefoniche, così come aveva chiesto l’avvocato Sabina Useli che difendeva una delle minorenni. Istanza accolta perché il reato non era protratto nel tempo ma concentrato in un unico giorno. Una sola, riprovevole, conversazione telefonica. Trattandosi in un caso di infraquattordicenni – quindi non imputabili per la legge – per una indagata è stata emessa una sentenza di non luogo a procedere, per altri due (assistiti dall’avvocato Roberto Dessanti) è subentrata la tenuità del fatto. Al termine dell’udienza il giudice ha redarguito pesantemente i minori coinvolti facendo presente la gravità del loro comportamento e le drammatiche conseguenze che avrebbero potuto avere frasi di quel tenore in una persona che vive un disagio.
Gli insulti al ragazzo erano cominciati perché lui era intervenuto nella chat della classe per difendere un altro compagno preso di mira (a detta degli indagati “scherzosamente”). E invece il bersaglio in pochi attimi era diventato proprio lui: “Autismo, voto scritto 10”, “ecco il finocchio del gruppo”, “stai zitto brutto gay”, “ammazzati”, insieme a un meme che ritraeva un bambino con la pistola in bocca. E altro ancora.
Nella denuncia i genitori avevano raccontato le difficoltà del loro figlio a relazionarsi con i compagni di scuola «perché a causa della sua patologia non è accettato nel gruppo e di conseguenza è oggetto di derisione. Attenzioni che determinano in lui forte sofferenza».