La Nuova Sardegna

I Giganti

Mont’e Prama: indagine sui conti della Fondazione

Mont’e Prama: indagine sui conti della Fondazione

Inchiesta della procura di Oristano

10 marzo 2023
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Oristano Non è importante valutare se siano molti, pochi o nella giusta quantità. Ciò che è fondamentale capire è se siano stati spesi seguendo le procedure che la legge impone ogni volta si usano soldi pubblici oppure se siano state aggirate e violate le norme. E, ancora, diventa determinante capire se una fondazione risponda agli stessi obblighi di un ente pubblico tout court allorquando mette in circolo quei soldi. Sono interrogativi al momento senza risposta, ma prima o poi una risposta arriverà e sarà il tribunale a darla perché la procura della repubblica di Oristano ha aperto un'inchiesta sull’utilizzo dei fonti a disposizione della Fondazione Mont ’e Prama.

Ha sede a Cabras ed è il gestore del sito archeologico omonimo, la collina delle statue dei Giganti, in questo momento il luogo dell'antichità con più occhi puntati addosso in tutto il Mediterraneo. Oltre a ciò è promotrice di una serie di eventi a sfondo culturale, di lavori di recupero del patrimonio culturale del Sinis e di ulteriori iniziative per la promozione di quello stesso patrimonio. Sono attività che si svolgono con soldi interamente pubblici attraverso i finanziamenti che il Ministero e la Regione garantiscono.

È proprio per capire come siano stati spesi questi soldi che la procura di Oristano ha deciso di aprire un'inchiesta prendendo anche spunto da una serie di articoli di stampa con cui erano state rilette le varie voci inserite nel bilancio della Fondazione. Nel bilancio che si fa riferimento alle spese e alla loro tipologia. In più vengono ovviamente indicati quali aziende private o quali singole persone siano state beneficiarie delle varie aggiudicazioni, la maggior parte delle quali, per non dire quasi tutte, sono avvenute tramite incarico con affidamento diretto. Vuol dire che per spendere quei soldi, che la Fondazione aveva ricevuto dal Ministero dei Beni culturali e dalla Regione, non ci sono state quasi mai gare d’appalto.

La legge consente di farlo quando la cifra da erogare per un lavoro o una prestazione d’opera può arrivare sino a 150mila euro, ma è anche vero che la stessa legge richiede che sia rispettata una serie di requisiti, tra cui quello imprescindibile dell’obbligo di rotazione ovvero il dovere di coinvolgere ora uno o un altro soggetto per svolgere quel determinato tipo di incarico. Questo è un primo aspetto, ma potrebbe non essere l’unico su cui la Procura vuol far luce. Tra gli elementi da verificare c’è da capire se le spese effettuate siano sproporzionate o meno. Insomma, la Fondazione nell’assegnare incarichi potrebbe essere stata di manica molto larga e aver esagerato nei compensi che sarebbero potuti essere inferiori.

C’è poi da valutare se alcune attività fossero davvero attinenti con la missione della Fondazione oppure se abbiano deviato dai binari dello scopo per cui è stata creata dopo l’accordo tra Ministero, Regione e Comune di Cabras. Proprio qui era nato il primo polverone in un mese di dicembre caldissimo, perché il sindaco del comune lagunare, Andrea Abis, aveva dato parere contrario all’approvazione del bilancio su cui, a quel punto, in tanti hanno iniziato a puntare gli occhi nonostante dal collegio dei revisori dei conti fosse arrivato il sucessivo parere favorevole al documento contabile. Di quel parere si era fatto forte il resto del consiglio di amministrazione, con in testa il presidente della Fondazione, Anthony Muroni, che aveva dato il via libera al bilancio.

Eppure proprio quell’attrito, legato peraltro a un aspetto marginale rispetto al volume complessivo dei conti, aveva fatto sì che sul bilancio della Fondazione si accendessero i riflettori.

L’inchiesta per il momento, è in fase embrionale tanto che potrebbero non esserci ancora indagati.

Le prossime settimane forniranno maggiori certezze.(e.carta)
 

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