La Nuova Sardegna

La polizia locale

Movida rumorosa: «Se si fanno i controlli i Comuni non pagano»

di Luigi Soriga
Movida rumorosa: «Se si fanno i controlli i Comuni non pagano»

Sassari, parla il comandante Gianni Serra: la sentenza non preoccupa la polizia locale

07 giugno 2023
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Sassari La sentenza della corte di Cassazione sembra essere un bell’assist per quei residenti esasperati dalla movida selvaggia. I giudici, in sostanza, riconoscono il sacrosanto diritto dei cittadini alla tranquillità e al riposo, e addossano al Comune la responsabilità di garantire quel diritto. In quanto proprietario della via, deve far in modo che non ci siano schiamazzi e inquinamento acustico. Altrimenti, il sindaco, è chiamato a risarcire i danni.

Sulla carta una drastica inversione di rotta, che potrebbe mettere in difficoltà le amministrazioni: «A mio parere – spiega il comandante della polizia municipale di Sassari Gianni Serra – la sentenza inciderà relativamente. Potrebbe creare problemi al Comune poco reattivo di fronte agli esposti dei cittadini, ma se a una segnalazione corrisponde un controllo, allora l’amministrazione non presta il fianco ad alcuna sanzione. Per quanto riguarda Sassari, ad esempio, noi riceviamo mediamente una trentina di chiamate all’anno da parte dei residenti, e a ciascuna segue una verifica oggettiva».

Come scattano i controlli?

«Funziona così: un residente o più spesso un gruppo di inquilini segnalano una situazione di disturbo, generalmente legata a un’attività di intrattenimento in un locale. Se si tratta di più persone, allora si configura la violazione articolo 659 del codice penale, cioè il disturbo delle occupazioni e del riposo. I residenti lamentano disagio psichico, ansia, stress . La Procura a quel punto delega le forze dell’ordine, in genere la polizia locale che è quella che dispone di tecnici abilitati e strumentazione idonea ad effettuare i rilievi fonometrici».

Come vengono effettuati i sopralluoghi tecnici?

«Per fortuna le regole sono molto chiare e ogni cosa può essere accertata con precisione e senza margini di discrezionalità. Noi mandiamo la pattuglia per una verifica sia nell’abitazione di chi ha sottoscritto l’esposto, e sia nel locale. In questo caso la prima documentazione che controlliamo è la relazione di impatto acustico che ogni gestore è tenuto a esibire. È redatta da un tecnico, e certifica che la strumentazione in uso è tarata entro certi limiti, e il volume non deve superare i decibel stabiliti. Se la relazione di impatto acustico manca o non è corretta, allora il gestore è passibile di una multa di 1500 euro».

Se la documentazione è corretta che succede?

«Si prosegue nel verificare la corrispondenza tra la relazione di impatto acustico e l’accertamento in loco degli agenti. Tutto deve essere come descritto nel documento, anche la posizione delle casse e l’orientamento. Se per esempio viene chiamato un artista, e quest’ultimo invece di collegare i propri strumenti al mixer tarato del gestore li collega a un mixer diverso, magari al suo, allora scatta la sanzione, perché è come se la relazione di impatto acustico non ci fosse».

L’accertamento nelle abitazioni invece come avviene?

«Per prima cosa raccogliamo le testimonianze di ha firmato l’esposto. Poi con la strumentazione misuriamo il rumore dalla finestra che si affaccia sulla strada. Ci sono dei parametri da rispettare: il valore limite differenziale durante la notte, dalle 22 alle 6 del mattino, non deve oltrepassare i 3 decibell e i 5 dalle 6 alle 22».

Può spiegare come viene calcolato il valore?

«Bisogna considerare per prima cosa il rumore ambientale, determinato da tutte le sorgenti rumorose presenti in un determinato luogo, ad esempio la musica, il vociare, il traffico ecc. Poi si verifica il rumore residuo: in pratica si spegne la musica e si misurano gli altri rumori. Alla fine si fa la sottrazione tra il rumore ambientale complessivo e il rumore residuo, e se la differenza super i 3 decibel, allora sussiste la violazione».

Ci sono casi in cui questa metodologia si rivela efficace?

«Il limite differenziale non funziona nelle zone particolarmente animate e abitate, perché il rumore della via spesso sovrasta quello dei locali. In questi casi si applica una zonizzazione e si stabiliscono dei valori limite assoluti che i locali devono comunque rispettare. Le restrizioni più severe sono per le attività vicine agli ospedali e alle scuole».

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