Ombrellone selvaggio a Stintino, il sistema dunale è a rischio
La denuncia dell’ingegnere costiero Andrea Ruju dopo la rissa sfiorata al Gabbiano per i “lettini segnaposto”
Stintino L’estate cafona al Gabbiano, con lettini e ombrelloni segnaposto e rissa sfiorata tra occupanti abusivi e bagnanti? Non un bel biglietto da visita ma nemmeno il più grande dei problemi.
Lettini e ombrelloni in quel tratto di arenile, contiguo ma diverso da quello della celebre Pelosa, non dovrebbero proprio starci. E la “pressione antropica” fuori controllo nel piccolo pezzo di spiaggia libera stretto tra gli stabilimenti del Gabbiano e dell’Approdo rischia di danneggiare irreparabilmente il delicatissimo equilibrio della zona dunale.
A metterlo nero su bianco l’ingegnere costiero Andrea Ruju che, nell’agosto del 2024, ha scritto a Comune di Stintino e Capitaneria di Porto inviandogli una dettagliata Relazione sullo stato di conservazione del sistema dunale della spiaggia dell’Approdo e chiedendo un immediato intervento di ingegneria naturalistica con delimitazione del sistema dunale (includendo dune secondarie e avandune) e predisposizione di passerelle per l’accesso all’arenile (simile a quello messo in opera per le dune della spiaggia delle Pelosa) per garantire la sua conservazione.
«L’importante ruolo delle dune nei processi litorali – scrive Ruju – è stato ampiamente discusso nella letteratura scientifica ed è riconosciuto in maniera inconfutabile. In sintesi, le dune inducono benefici sulla spiaggia emersa perché costituiscono una riserva di sabbia che alimenta la spiaggia in occasione di bilancio sedimentario in deficit. Inoltre costituiscono una barriera fisica a protezione dei territori retrostanti». Il problema è che, se il sistema dunale della spiaggia della Pelosa ha beneficiato di un intervento di ingegneria naturalistica che ha favorito il ripristino e la conservazione degli accumuli di sedimenti e della vegetazione, questo non è avvenuto per l’Approdo. «Allo stato attuale le dune a ridosso della spiaggia dell’Approdo - sottolinea Riju - si trovano in un stato di sofferenza a causa della forte pressione antropica che minaccia la loro conservazione. Essendo prive anche di una semplice delimitazione, le avandune (la porzione del sistema dunale più avanzata verso la battigia e quindi più fragile) sono spesso occupate da avventori della spiaggia che (probabilmente) in maniera inconsapevole con il caplpestio inibiscono lo sviluppo della vegetazione e innescano processi di degrado ed erosione. Oltre che dalla mancanza di consapevolezza e sensibilità ambientale, la presenza di avventori sulle avandune della spiaggia dell’Approdo appare anche come la diretta conseguenza della limitata estensione della spiaggia libera che purtroppo ormai è ridotta a una minima parte dell'estensione totale della spiaggia dell’Approdo, principalmente occupata da concessioni balneari (ben oltre la percentuale massima indicata dalle linee guida regionali per la predisposizione dei Piani di Utilizzo dei Litorali). Per fortuna, l’impatto negativo è in parte mitigato dalla presenza di vegetazione che insiste sulle dune secondarie (la porzione del sistema dunale più arretrata rispetto alla avandune) che sta rallentando il processo di degrado e erosione. Questo degrado comunque appare in costante avanzamento e quindi molto preoccupante».
«Considerando che la vulnerabilità del sistema dunale è legata a condizioni che innescano o accelerano processi di erosione della spiaggia e che è un nostro dovere perseguire la conservazione del valore naturalistico e paesaggistico dei nostri territori, mi auguro che gli enti in indirizzo possano agire per invertire le cattive pratiche fin qui osservate sul fragile sistema dunale».