L’isola dei grandi eventi: «Un turismo possibile con gli aerei low cost»
Gian Stefano Murru: «Così organizzo i concerti»
Sassari Un big sul palco non arriva per caso. C’è sempre tanto lavoro dietro le quinte di un grande evento. Per il capodanno di Sassari, ad esempio, se il budget fosse arrivato a 600mila euro, il contratto era già pronto e la firma della star era quella di Marco Mengoni. Ma per ottenere l’esclusiva di cantanti di prima fascia, bisogna mettere sul tavolo esperienza, affidabilità e solidità economica. Gian Stefano Murru, sassarese, 45 anni, è amministratore delegato di Insula Events. C’è lui dietro l’ingaggio di Nek e Renga per il 31 notte in piazza d’Italia.
Come si riesce ad ottenere l’esclusiva di un grande artista e portarlo in Sardegna?
«Mi ricordo, diversi anni fa, che volevo sempre partecipare al capodanno sassarese. Alla manifestazione di interesse c’erano sempre i soliti, e io venivo sistematicamente scartato dalla amministrazione. Mi sembrava un’ingiustizia, invece ora capisco che le regole erano quelle ed erano giuste. Bisogna fare la gavetta. Devi diventare affidabile per l’ente pubblico, ma anche per l’agenzia del cantante. Ti stanno affidando un evento importante, dove in gioco c’è la propria immagine. Non ci si può improvvisare. Mi sono fatto le ossa con le serate a teatro da 1400 persone, ma anche con i matrimoni da 600 invitati. Sono le basi, è tutta esperienza che poi metterai in campo anche nei grandi eventi».
Ora Insula Events è in grado di portare nell’isola anche artisti internazionali come i Placebo. Come funziona?
«Non contatti mai l’artista. Hai rapporti con le agenzie. Più organizzi concerti, più ti fai conoscere, più sei affidabile e più il legame di fiducia diventa stretto. Arriva un momento in cui puoi permetterti di chiamare l’agenzia che gestisce una decina di artisti, e dirgli: ho un evento a Sassari, mi serve l’esclusiva per questi tre nomi. E loro, se ti ritengono affidabile, te li mettono a disposizione. Così alla manifestazione di interesse, al bando o all’affidamento diretto da parte dell’amministrazione, ti puoi presentare con una rosa di nomi interessante».
Perché Mengoni non è andato in porto a Sassari?
«Il cachet era molto alto, il comune ha fatto scelte diverse, ma anche da un punto di vista logistico era complicato: Piazza d’Italia non avrebbe potuto contenere 30mila persone, bisognava ripiegare sull’ippodromo. E questo avrebbe scontentato molti».
Quali sono le difficoltà nell’organizzare un grande evento?
«Innanzitutto devi essere solido economicamente: gli artisti devi pagarli una settimana prima che salgano sul palco. I contributi dei Comuni, invece, arrivano dopo. Poi se vuoi portare star di un certo livello, devi assumerti dei rischi di impresa. Mi spiego: metti che per i Placebo la sovvenzione fosse 200mila euro. Io quei soldi li investo tutti nell’organizzazione e nella logistica. Il mio guadagno verrà dalla vendita dei biglietti, che resta un’incognita. Questo tipo di scelta non sempre le associazioni culturali sono in grado di farle. Magari nei 200mila euro sono comprese anche la fetta di guadagno per gli organizzatori. Ma questo ti limita nel budget e sei costretto a scendere di livello sull’artista. Poi devi saper predisporre un piano di sicurezza efficiente e anche un piano sanitario. Al concerto di Blanco a Cagliari, ad esempio, alle 11 di notte c’erano già 100 ragazzini in coma etilico. Devi essere in grado di predisporre soccorsi immediati».
La Sardegna può diventare una meta per il turismo dei grandi eventi?
«Le potenzialità ci sono, ma mancano i collegamenti. Nessuno è disposto a spendere 1000 euro di viaggio per vedere il suo artista preferito in Sardegna. Lo può vedere a Roma o nelle grandi città, alla metà dei costi. Per noi sardi invece è normale, siamo abituati a prendere un aereo per assistere a un concerto. Se ci fossero i lowcost sarebbe tutto diverso. Conosco molto bene gli organizzatori del Lucca Summer festival, insieme avevamo pensato di fare uno spin-off in Sardegna. Creare un’alternativa al Red Valley di Olbia. Ma senza aerei a basso costo, è davvero complicato».