La Nuova Sardegna

Via Urbino

Morto soffocato in casa, a Nuoro la tragedia di mamma Betti Olla: "Il figlio disabile era tutto per lei"

di Paolo Ardovino

	Il seminterrato dove &egrave; avvenuta la disgrazia <em>(foto Massimo Locci)</em>
Il seminterrato dove è avvenuta la disgrazia (foto Massimo Locci)

Sergio Nardelli non poteva quasi parlare e non ha potuto richiamare l'attenzione sull'incendio che aveva preso la sua coperta e si era esteso al divano. Quando la madre se n'è accorta ha afferrato la carrozzina rovente e l'ha portato fuori ustionandosi le mani

18 dicembre 2023
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Nuoro Il corpo sdraiato sull’asfalto di via Urbino coperto dal lenzuolo bianco, la sedia a rotelle accanto, bruciacchiata e con un paio di coperte avvolte tra i manici: è questo il fermo immagine che dice tutto di una esistenza travagliata e di un tragico pomeriggio. La fuga per portare fuori Sergio dal fumo e dal fuoco è stata breve. Ma non c’era già più niente da fare per lui: Sergio Nardelli, 49 anni è morto nel seminterrato di casa, a causa di un incendio partito per cause accidentali da un caminetto. Forse colpa di qualche scintilla finita proprio sulla coperta che Nardelli aveva sulle gambe: da lì il fuoco avrebbe coinvolto il divano e l’intero ambiente.

La disgrazia «A volte è vero, le disgrazie accadono a chi già deve fare i conti con le difficoltà»: coperto dal cappuccio, con le parole che escono tremanti, un vicino di casa ragiona a bassa voce mentre il van coi vetri oscurati porta via il cadavere. Sì perché Sergio Nardelli era nato, a Finale Ligure, con una disabilità intellettiva e fisica che aveva segnato la sua crescita e la sua vita. Però aveva sempre trovato conforto nell’assistenza e nell’affetto della mamma Betti Olla che lo ha cresciuto praticamente da sola. I due vivevano in una villetta indipendente in via Urbino, al civico 7, nel rione di Monte Gurtei, a due passi da viale della Resistenza. Proprio nella loro casa, costruita quasi su misura per le esigenze di Sergio, il dramma è accaduto in una manciata di minuti. Sergio nel pomeriggio, erano circa le 17, si trovava nel seminterrato, in una sorta di cantina rustica dove trascorreva molto tempo con la compagnia del fuoco acceso nel caminetto. Quando, per cause ancora da accertare con chiarezza, è scoppiato l’incendio, la madre si trovava in un’altra zona della casa e si è accorta di quello che stava accadendo quando è uscita a prendere della legna. La signora Betti con tutta la sua forza si è precipitata nel seminterrato, ha preso il figlio sulla sedia a rotelle e lo ha trascinato fuori disperata. Un vicino ha provato a prestare soccorso a Nardelli, ha chiesto aiuto. Ma è stato inutile, perché l’uomo aveva respirato tanto fumo e questo gli è stato fatale. Sergio è morto lì, davanti agli operatori del 118 che hanno tentato di rianimarlo e davanti alla mamma. Mentre i vigili del fuoco spegnevano le fiamme che rischiavano di propagarsi al resto della casa, Betti Olla, sotto choc, è stata portata in ambulanza all’ospedale San Francesco: ha gravi ustioni alle mani che si è procurata quando ha impugnato i manici della sedia a rotelle del figlio per tentare di salvarlo. Le mani bruciate, il cuore a pezzi.

La ricostruzione Secondo i vigili del fuoco, l’incendio nel seminterrato è divampato da una scintilla che ha raggiunto una coperta e poi il divano. Il fumo che ha invaso l’ambiente non ha lasciato scampo a Sergio, morto soffocato. Sergio, che quasi non parlava, non ha potuto fare niente per salvarsi.

Le reazioni La sera del lunedì prima di Natale, lungo viale della Resistenza c’è traffico. Nel pieno della zona commerciale della città, si fanno gli acquisti per le feste. Le luci blu che vengono fuori da una traversa raccontano un’altra storia. Ai lampeggianti dell’autobotte dei vigili del fuoco si uniscono quelli di carabinieri e polizia, le forze dell’ordine sono sul posto. Il nastro a bande bianche e rosse delimita via Urbino in entrambe le direzioni. Da un lato ci sono i soccorritori, dall’altro qualche familiare e i residenti della zona. Qualcuno osserva in silenzio dalla finestra. Una vicina è ferma sul marciapiede, ha la testa china, si fa il segno della croce quando il lenzuolo bianco che avvolge Sergio viene sollevato dall’asfalto e il corpo del 49enne trasferito nel van che lo porta via. Tutti sono attoniti. «Era una brava persona», dice una signora, anche lei abita in quella piccola zona residenziale, col freddo il respiro esce sotto forma di vapore. Le parole sono poche, il dolore per Sergio e per la sua mamma è palpabile. Qui tutti li conoscono, tutti conoscono la loro storia. Sergio era un uomo da sempre bambino, la madre era tutta la sua vita e lui era tutto il suo mondo.

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