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Riaperta la pesca dei ricci di mare in Sardegna: ecco tutte le regole

di Claudio Zoccheddu
Riaperta la pesca dei ricci di mare in Sardegna: ecco tutte le regole

La deroga operativa fino a maggio 2024 ma ci sono dei limiti

25 dicembre 2023
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Sassari Adesso è ufficiale: la pesca dei ricci di mare può ripartire. La conferma è arrivata, nero su bianco, nel Buras del 20 dicembre con decorrenza proprio dalla data di pubblicazione. Quindi, dal 20 dicembre e sino al 5 maggio del prossimo anno “è autorizzata la raccolta, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione del riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi, nel limite massimo di quattro giornate lavorative settimanali”. e questa volta, la deroga alla all’articolo 13, comma 47 della legge regionale 17/2021, presentata e poi rimandata ad inizio mese, avrà effetti sulla pesca dei ricci, nuovamente aperta nonostante le polemiche degli ambientalisti e le indicazioni dei membri del Comitato tecnico consultivo regionale per la pesca e l’acquacoltura.

Il rischio, infatti, è che la popolazione dei ricci di mare non sia ancora pronta a sopportare la raccolta intensiva. Le quantità sono quelle già indicate al momento della prima deroga alla legge che nel 2021 aveva istituito il fermo biologico per la raccolta: “Il pescatore professionale subacqueo, se accompagnato da assistente a bordo dell’imbarcazione, può raccogliere giornalmente una quantità di esemplari pari indicativamente a 4 ceste (dimensioni: altezza 35 cm, lunghezza 60 cm, larghezza 50 cm) equivalenti, per due unità lavorative, a circa 2000 esemplari. Se il pescatore professionista non è accompagnato da un assistente può raccogliere giornalmente esemplari pari indicativamente a 2 ceste equivalenti a circa 1000 ricci. Ciascuna unità d’appoggio, in conformità a quanto previsto nella relativa licenza di pesca, può essere utilizzata al massimo da due pescatori professionali subacquei; in tal caso i pescatori professionali subacquei, se accompagnati da assistente a bordo dell’imbarcazione, possono raccogliere giornalmente esemplari pari indicativamente a 7 ceste, equivalenti per tre unità lavorative, a circa 3500 esemplari”.

Nessuna deroga, invece, per i pescatori sportivi, a cui la raccolta è stata vietata. Considerati i numeri, da tempo gli ambienti sono in stato d’allerta: «La risorsa, in questo momento, non è in condizione di poter affrontare lo sforzo di pesca che le grava addosso – aveva detto all'inizio del mese Paolo Mossone, direttore del Centro marino internazionale di Oristano –. Il modello di pesca utilizzato fino a oggi dalla Regione dà la certezza di fare un danno ambientale». Il direttore non era contrario alla pesca, a patto che “venga ripensato il modello gestionale”. Molto più duri, invece, gli ambientalisti del Grig che avevano definito la retromarcia della Regione come “l’ennesima buffonata”, sottolineando alcuni aspetti oscuri della raccolta, come la pesca abusiva che, evidentemente, non ha mai subito stop, e l’esiguità dei controlli, che potrebbe permettere ai pescatori di sforare a piacimento nel conto degli esemplari raccolti.

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