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Adriano Concas, l’artigiano degli antichi utensili: «Do un tocco d’arte ai ravioli»

di Luigi Soriga
Adriano Concas, l’artigiano degli antichi utensili: «Do un tocco d’arte ai ravioli»

Il laboratorio vende rondelle e formine anche in Cina. Dalle sue mani gli strumenti della tradizione per decorare la pasta e i dolci

04 gennaio 2024
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Sassari La sua arte è quella di cesellare la tradizione sarda. Rendere unica la pasta sfoglia, far sì che il taglio dei ravioli o i contorni di una seadas non siano il banale zig zag, ma un originale ricamo. Per ora, in tutto il mondo sono in due a farlo. Un artigiano di Ploaghe e Adriano Concas, 64 anni, di Villaputzu. Si è specializzato nella lavorazione del rame, del metallo e dell’ottone, e le sue mani creano tutti quegli utensili antichi e quelle rondelle capaci di decorare i bordi della pasta fresca.

Un mestiere in bilico tra passato e futuro. Tra la memoria di antichi saperi artigiani, di una cucina sarda talvolta dimenticata, fatta di racconti, di sapori, di manualità perduta. E, sull’altro versante, la tradizione rivisitata e declinata in business da agriturismi e bed and breakfast. L’esigenza di offrire ai clienti il proprio logo e identità, magari in un dolce particolare servito a colazione, o in una pasta servita come fosse una piccola scultura.
 

«Ho iniziato dieci anni fa, e non pensavo che ci fosse una simile richiesta di questi prodotti. I miei clienti sono molto vari: c’è la pastaia, lo chef, i titolari di strutture ricettive, ma anche i semplici appassionati delle tradizioni sarde, la famiglia che prepara in casa i ravioli o i dolci. Talvolta acquistano i prodotti già realizzati, ma capita spesso che vogliano qualcosa di personalizzato. Mi chiedono una decorazione originale, e allora io prima la disegno sulla carta, e poi con pazienza la riporto sulla rondella di ottone. Poi anche io ho dovuto imparare ad impastare, perché le mie creazioni le collaudo in prima persona».

Concas lavora da solo, ma a fatica riesce a star dietro alle ordinazioni: «Ho iniziato con il passaparola, poi l’e-commerce e il sito sono stati la svolta: vendo in Cina, Giappone, Corea, Dubai, Polonia, Grecia e altri paesi del mondo. Se trovassi un valido collaboratore potrei sicuramente potenziare la produzione, ma per ora nessuno ha dimostrato la passione che merita un mestiere come questo. Non vedo grande curiosità e voglia di imparare, i ragazzi che si sono proposti erano più proiettati su aspetti più pratici: ore di lavoro e stipendio. Nessuno coglie la grande opportunità di apprendere un mestiere unico» .

A dir la verità nemmeno Adriano Concas aveva colto fino in fondo le potenzialità di questo antico lavoro. Aveva iniziato quasi per gioco, con la moglie, per riempire quello sterminato serbatoio di tempo libero che è la pensione. Poi i casi della vita portano a sterzate improvvise.

«Purtroppo 8 anni fa il cancro si è portata via mia moglie. In comune avevamo la passione per le antiche tradizioni, ci piaceva bazzicare nelle cortes apertas, assistere alla lavorazione dei prodotti tipici. Io facevo l’impiantista, ho sempre avuto grande manualità, maneggiavo il rame, e perciò ci siamo detti: quando andrò in pensione questa mia attitudine potrà ritornare utile per valorizzare le antiche tradizioni. Potrebbe venir fuori qualcosa di originale e divertente». Le cose invece hanno preso una piega diversa: «Per me è stato un colpo durissimo, e in quel momento ho deciso di cambiare la mia vita. Lavorare il rame, dare sfogo alla mia creatività mi liberava la testa dai pensieri tristi, e perciò mi ci sono buttato a capofitto. Facevo sculture, utensili e i miei amici mi incoraggiavano. Un giorno un maestro coltellinaio mi ha detto: perché non esponi? Hai del talento. Così ho affrettato i tempi: nonostante dalla realizzazione degli impianti elettrici o idraulici guadagnassi bene, ho deciso di chiudere bottega e di aprirne un’altra. Così è nato questo laboratorio, che in dieci anni è cresciuto e sta continuando a crescere».

Nella vetrina del sito web di Concas ci sono decine di utensili: le formine dell’uomo e della donna sarda, dell’isola, e della pavoncella. Poi ci sono tante rotelle sia per la decorazione e sia per il taglio ricamato. E ancora le pinzette decoratrici, con le quali pizzicare la pasta. Il prezzo medio delle rotelle varia dai 30 ai 40 euro».

«Ho scoperto un mondo affascinante. È bello riesumare dei dolci scomparsi e dimenticati, come una spianata di Ozieri col disegno di una grande margherita. Una signora si ricordava di questo prodotto che nessuno ormai faceva più, e io ho realizzato per lei la formina. Anche il famoso pasticcere algherese Roberto Murgia mi ha commissionato la formina di una colomba fatta in due pezzi, per riprendere un’antica tradizione pasquale. E io, nel mio piccolo, sono molto felice di contribuire alla riscoperta delle usanze della nostra isola».
 

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