La Nuova Sardegna

La riforma

Caos balneari, il segretario: «Su di noi una campagna d'odio»

Caos balneari, il segretario: «Su di noi una campagna d'odio»

Francesco Gambella, Itb: «Nell’isola il 95% degli stabilimenti è a conduzione familiare»

07 gennaio 2024
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Sassari Per sapere come finità sarà necessario attendere. La questione dei balneari è una storia ancora da scrivere, sia sull’orizzonte nazionale sia su quello internazionale. Nell’isola, infatti, si attendono gli sviluppi della trattativa tra il Governo e la Commissione Europea. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni propone di aumentare le concessioni, rimandare a gara quelle esistenti con una serie di clausole a favore dei concessionari “uscenti”, tra cui una corsia preferenziale per rientrarne in possesso e un meccanismo di compensazione per gli investimenti. Da Bruxelles la replica è molto meno articolata: applicare la direttiva Bolkestein. In allegato, la polemica sui canoni di concessione, diminuiti del 4,5 per cento dal Governo.

La replica «Ormai siamo diventati il bersaglio di una campagna d’odio immotivata – spiega Francesco Gambella, segretario regionale dell’Associazione italiana imprenditori turistici balneari–. Faccio un esempio: si dice e si legge di come il Governo abbia abbassato il canone delle concessioni, ma non è vero. Si tratta di un normalissimo adeguamento Istat legato al costo della vita. Lo scorso anno i canoni erano aumentati del 25 per cento, quest’anno sono calati del 4,5. Significa che in due anni sono cresciuti del 20 per cento». Intanto la situazione nell’isola sembra cristallizzata: «Attendiamo ancora l’estensione delle concessioni prevista dal Governo con la legge 14 del 2023 ma ad oggi la Regione non ha prodotto alcun atto a riguardo. Il 16 gennaio, poi, dovrebbero arrivare le risposte del governo a Bruxelles». Sulle mappature, poi, la partita è ancora aperta. Da Roma si dice che le concessioni occuperebbero il 33 per cento delle coste italiane: «Ma a questo conto bisogna aggiungere, come previsto dall’articolo 12 della Direttiva Servizi, la mappatura dei fiumi e dei laghi – continua Gambella che poi passa alla possibili conseguenze della Bolkestein e dell’attivazione dei Pul –. In Sardegna, il 95 per cento delle concessioni balneari sono aziende a conduzione familiare, con un massimo di 50 ombrelloni. Ci paragonano sempre ai grandi gruppi ma in reatà la stragrande maggioranza dei balneari guadagna il necessario per vivere. Dietro di noi, in attesa, ci sono davvero i grandi gruppi d’investimento che hanno grandi interessi, soprattutto in Sardegna. Motivi per cui speriamo che non si continui a raccontare mezze verità e ad applicare leggi a metà». Poi, l’ultimo affondo: «Se non moriremo di Bolkestein, moriremo di Pul. Nel Piano di utilizzo dei litorali un sindaco praticamente può fare quello che gli pare. Possono rimischiare le carte, togliere metri quadrati, far fallire le aziende. Per fortuna nella mia zona – conclude Gambella – stiamo facendo un buon lavoro con il Comune».

L’affondo del Pd «Non solo da gennaio il caos è totale per 8mila chilometri di costa italiana, dato che senza una norma nazionale che preveda bandi per le concessioni balneari l'occupazione degli attuali concessionari si configurerebbe come abusiva. Non solo, sono già avviati ricorsi e denunce per la mancata attuazione della stessa direttiva Ue. Ma ora Meloni & co. vorrebbero addirittura abbindolare l’Europa sostenendo che in Italia ci sono fin troppe spiagge libere e si possono privatizzare quelle senza toccare le attuali concessioni. Infine, l’atto immorale con cui il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha abbassato del 4,5 per cento i canoni delle attuali concessioni. Il taglio dei canoni, che come è noto sono bassi e fuori da ogni parametro di mercato, è semplicemente uno schiaffo in faccia ai cittadini e a tutte le altre categorie produttive. Si continua a creare una situazione di inaccettabile rendita e differenza con le altre imprese», dicono i parlamentari del Pd, Antonio Misiani e Andrea Gnassi.

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