La Nuova Sardegna

Sanità

Pediatri in pensione, ma le graduatorie non si sbloccano: famiglie nel caos

di Andrea Sini
Pediatri in pensione, ma le graduatorie non si sbloccano: famiglie nel caos

Posti scoperti a Sassari e Cagliari

09 gennaio 2024
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Sassari Un “giro” di pensionamenti per mandare in tilt il sistema, qualche mese di ritardo nelle nomine per creare disagi a migliaia di famiglie in tutta l’isola. Come periodicamente accade, la coperta corta dei pediatri di libera scelta porta a scoprire una larga fetta di utenza.

Il caso di queste settimane riguarda Sassari, dove due pediatri sono andati in pensione tagliando di fatto fuori tantissime famiglie e creando una situazione di confusione che l’intervento-tampone di Ats e Asl non ha ancora risolto. Ma quello di Sassari non è l’unico caso nell’isola. A Cagliari, ad esempio, le sedi al momento vacanti sono cinque.

Toppe e rimedi A metà dello scorso mese di novembre è stata pubblicata sul Buras la delibera contenente il dettaglio dei posti ancora vacanti, ma nel frattempo la graduatoria definitiva non è ancora comparsa. E dunque i nuovi pediatri non possono ancora scendere in campo nelle rispettive sedi. Ciò significa che per limitare i disagi si ricorre a una “toppa”. Nel caso di Sassari, dopo i due pensionamenti l’Ats ha affidato d’ufficio a un terzo pediatra circa 400 bambini che non risultavano inseriti nell’elenco di nessun professionista, sino al raggiungimento del massimale dello stesso pediatra. Contestualmente, è stata inoltrata agli altri pediatri titolari la richiesta di disponibilità a prendere in carico piccoli pazienti in deroga rispetto al massimale, per un periodo limitato. Si parla di 6 mesi. Tutto questo nell’attesa che le nomine definitive vengano sbloccate.

Le criticità Ma, al di là del fatto che i bandi per le assegnazioni provvisorie sono andati deserti, il problema segnalato da molte famiglie riguarda intere fasce di età: la priorità è stata infatti data ai piccoli pazienti di età compresa tra 0 e 6 anni non compiuti. Con il risultato che tutti gli altri bambini e bambine ancora in età pediatrica, ma di età compresa tra i 6 e i 16 anni, in caso di problemi di salute dovranno rivolgersi al medico di medicina generale al quale fanno riferimento i genitori. O, in caso di emergenza, al pronto soccorso.

La Fimp La Federazione italiana medici pediatri da un lato conferma i problemi, dall’altra fornisce qualche elemento che consente di essere ottimisti per il futuro. «Sappiamo che ci sono problemi a Sassari, come anche a Cagliari, a Nuoro e in altri centri – conferma – Osama Al Jamal, presidente della sezione sarda della Fimp –. La buona notizia però è che si tratta di criticità assolutamente risolvibili. Questo perché abbiamo “a spasso” ancora pediatri e specialisti che possono coprire le varie zone dove si creano ciclicamente le carenze. Intendo dire che, a differenza di altre categorie di specializzazione della medicina, i pediatri in Sardegna non mancano affatto. E c’è un altro dato: ci sono pediatri sardi che operano nella Penisola e che tornerebbero volentieri a lavorare nella nostra isola».

Dove nascono allora i problemi che portano per mesi tante famiglie della nostra isola a trovarsi senza un punto di riferimento pediatrico? «Io ritengo che ci sia un problema di mancata programmazione – dice Al Jamal –: se come azienda so che un professionista compirà 70 anni a febbraio, devo prevedere per tempo come muovermi, non posso aspettare che vada in pensione e poi pensare al da farsi. La delibera risale al 17 novembre, ma nel frattempo non sono state pubblicate nemmeno le graduatorie definitive. I tempi di latenza sono il vero problema, perché anche con la nomina di un pediatra provvisorio la situazione resta critica. Io faccio parte del Comitato regionale e devo dire che chi si dovrebbe muovere sono le singole aziende, perché la Regione al contrario si sta muovendo. Gli incentivi per le zone disagiate e disagiatissime, che sono stati deliberati dall’assessore Doria, stanno funzionando e permettono di coprire intere aree della Sardegna che rischierebbero di restare senza pediatri».
 

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