La Nuova Sardegna

Il caso

Emergenza ludopatia a Sassari, ore davanti allo schermo di una slot machine

di Andrea Sini
Emergenza ludopatia a Sassari, ore davanti allo schermo di una slot machine

In un locale della movida sassarese una donna pesta i tasti come un automa. Nessuna interazione con il mondo intorno, un’ora di immersione nel gioco

12 gennaio 2024
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Sassari La ludopatia è un contenitore di plastica portato da casa per raccogliere le eventuali vincite, in stile casinò. È un abbigliamento da “scendo un attimo a buttare la spazzatura”, maglione largo, leggins e scarpe da tennis. È un dito che pesta incessantemente sui tasti di una slot machine, un ritmo cadenzato ininterrotto che già dopo qualche minuto provoca ansia a chi staziona nei paraggi .

La ludopatia è una donna di mezza età, o poco più, che oltre la mezzanotte è seduta tutta sola su uno sgabello, in un angolo di un bar del centro, a quell’ora pieno di ragazzi che ridono, bevono, scherzano. Avrà 65 anni, non è né elegante né trasandata, una pinza di plastica per tenere in ordine i capelli e un solo pensiero nella testa: sbancare quella maledetta slot machine. Il rumore del dito che pesta sui tasti è alternato a quello delle monete che vengono inserite nella fessura apposita. Un ticchettio che non si ferma mai e che – più ci presti attenzione – più ti fa crescere dentro un’ansia difficilmente descrivibile.

Ogni tanto un tonfo metallico annuncia una giocata fortunata e la conseguente cascata di monete che finiscono nel raccoglitore. Senza mai alzare gli occhi dallo schermo nè cambiare espressione, senza mai smettere di pestare sui tasti e inserire nuove monete nella fessura, la donna trasferisce le monete della vincita nel cesto di plastica portato da casa. Con quattro o cinque manciate, sempre alternate a nuove giocate, il lavoro è completo e si può andare avanti senza problemi, mantenendo sempre lo stesso ritmo.

Mentre nella macchinetta a fianco si alternano varie persone per brevi giocate, la signora va avanti. Dopo un quarto d’ora abbondante un piccolo capannello di avventori del bar si schiera per curiosare alle sue spalle, lei neanche se ne accorge e continua incessantemente a martellare. Qualcuno prova a fare un commento simpatico, un altro dice a voce alta “dai che oggi sbanchiamo tutto”. Nessuna reazione.

Pochi minuti e anche gli astanti si sono stancati di assistere a questo tremendo spettacolo. Facce perplesse, occhi sgranati, due parole di presa in giro e altrettante di compassione verso questo caso umano, poi ognuno torna alla sua birra, alle sue risate e alla sua serata.

Superata abbondantemente la mezz’ora, il ticchettio fa ormai parte del rumore di fondo del locale e quasi nessuno ci fa più caso. Poi, sulla soglia dell’ora, all’improvviso il rumore si smorza, la donna solleva per la prima volta lo sguardo dallo schermo, raccoglie le ultime monete rimaste e va via senza salutare nessuno. Un secondo dopo la notte l’ha già inghiottita. Proprio come un fantasma.
 

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