La Nuova Sardegna

Indagini

Sassari, Gesam: non ci sono colpevoli per la morte di Antonio Masia

di Luca Fiori
Sassari, Gesam: non ci sono colpevoli per la morte di Antonio Masia

La Procura di Sassari ha chiesto l’archiviazione per tutti i reati contestati ai 5 indagati. Il corpo della vittima era stato trovato senza vita all’interno dello stabilimento nel luglio 2022

01 febbraio 2024
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Sassari Non ci sarà un processo per stabilire in che modo perse la vita Antonio Masia, il 53enne sassarese responsabile del settore cernita della Gesam, l’impianto di smaltimento rifiuti di Truncu Reale alle porte di Sassari, trovato senza vita all’interno dello stabilimento il 25 luglio del 2022.

Non ci sarà un colpevole per la morte di un lavoratore, marito e padre di famiglia che quella mattina d’estate di due anni fa non tornò a casa, dove lo attendevano per pranzo, né sarà mai possibile accertare se la causa del decesso (che inizialmente era stato archiviato come morte naturale) fu accidentale o volontaria. E non ci sarà un responsabile neanche per il gigantesco rogo che dodici giorni dopo la tragedia si sviluppò alla Gesam, poco dopo la visita e la perquisizione degli agenti della squadra mobile della questura sassarese, che indagavano sulla morte dell’operaio e sequestrarono i telefoni cellulari di tutti i 35 dipendenti.

Dopo un anno e mezzo di indagini, sequestri, perquisizioni e intercettazioni, la Procura della Repubblica di Sassari ha chiesto l’archiviazione dei reati per le cinque persone finite - con diverse imputazioni - nel registro degli indagati. I due principali, Fabiano Mario Saba, sassarese di 50 anni accusato di omicidio colposo e Luri Arben, 48enne di origini albanesi, per cui si ipotizzava addirittura quello volontario (entrambi operai della Gesam) non andranno a processo - nonostante i forti indizi nei loro confronti - proprio «non potendosi escludere - scrive la Procura di Sassari - né l’una né l’altra ipotesi investigativa. Il che conduce, inevitabilmente - precisa la titolare dell’inchiesta il sostituto procuratore Maria Paola Asara - a una prognosi sfavorevole di condanna per entrambi». In conclusione, seppure è verosimile che Saba in un momento di distrazione o di premura nel concludere le lavorazioni della giornata - spiega la Procura nella richiesta di archiviazione - possa aver per colpa urtato Masia - verosimilmente usando il mezzo a retromarcia -, le dichiarazioni confessorie di Arben, il quale aveva dichiarato a un collega di “averlo ammazzato lui” pongono un’alternativa insanabile in ordine alla reale verificazione degli eventi. Crollato, davanti all’assenza di prove certe, anche il quadro accusatorio che aveva portato all’iscrizione di altri tre indagati con l’accusa di incendio doloso.

La richiesta di archiviazione è arrivata dunque anche per l’operaio della Gesam, Stefano Squintu, sassarese di 49 anni, il dirigente dell’azienda Gesam Innocenzo Mario Giannasi, 65 anni, e Federico Soro, 69 anni, l’imprenditore nel campo delle energie rinnovabili, dell’industria farmaceutica e del settore rifiuti che aveva deciso di rilevare l’impianto di Truncu Reale. Nonostante non ci siano dubbi per i vigili del fuoco e i carabinieri del Noe sulla natura dolosa del rogo a Truncu Reale, la Procura ha dovuto alzare le mani, non essendo stato possibile «identificare i responsabili dell’incendio, essendo la prova basata soltanto su indizi certamente gravi, precisi e concordanti, sui quali peraltro non può formularsi una ragionevole previsione di condanna in un ipotetico futuro giudizio». Richiesta di non doversi procedere anche per il reato ipotizzato di inquinamento, perché i campionamenti dell’Apas «non hanno mostrato criticità significative» scrive ancora la Procura di Sassari, e infine estinzione del reato di raccolta, recupero e trasporto di rifiuti senza autorizzazioni, «in quanto i contravventori hanno ottemperato alla prescrizioni impartite e pagato la somma stabilita per le contravvenzioni commesse. «Chiedo solo di sapere cosa è accaduto a mio marito» ha sempre ripetuto Rita Coco, la vedova di Antonio Masia dal giorno della tragedia, ma purtroppo non sarà un processo a stabilire la verità e a rendere giustizia a un lavoratore morto sul posto di lavoro senza colpevoli.


 

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