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Sanità, spopolamento e istruzione: il vescovo interroga i candidati

di Paolo Ardovino
Sanità, spopolamento e istruzione: il vescovo interroga i candidati

Nuoro, partecipazione altissima al confronto voluto da monsignor Antonello Mura

08 febbraio 2024
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Nuoro Dove non arriva l’uomo, arriva Dio. E in effetti dopo i faccia a faccia mancati e i dibattiti solo tematici, al teatro San Giuseppe di Nuoro, in una «conversazione» moderata dal vescovo monsignor Antonello Mura, va in scena il confronto più intenso – più di due ore – verso le Regionali di domenica 25 febbraio.

Fischi e consensi Si parte dalle questioni universali e Lucia Chessa, Renato Soru, Alessandra Todde e Paolo Truzzu, seduti da sinistra a destra in ordine alfabetico, danno le loro visioni del fare politica. Todde cita De Gasperi («politica è fare»), Truzzu pesca dalla sua esperienza da sindaco e parla di «dare valore a ogni comunità». Il tema della sanità scalda la platea da cui scappa qualche fischio verso Soru mentre propone, oltre all’«investimento su nuovi medici» di richiamare «su base volontaria quelli in pensione». Gli applausi sono soppressi da un regolamento «quasi maniacale» che il vescovo indica: nessun tifo da stadio al termine delle risposte. Per il pubblico nuorese (una folla a quattro cifre) la più sensata è la leader dei Rossomori Chessa che raccoglie molti cenni di assenso – talvolta anche dagli altri candidati. La bittese, comunque, sembra più interessata a un dialogo a due col vescovo e a redarguire l’ultima legislatura.

Case disabitate La prova del nove nel dibattito organizzato dalla Diocesi di Nuoro è sullo spopolamento. Renato Soru, completo grigio, occhi al cielo quando parlano gli altri e microfono ben saldo quando è il suo turno, ricorda che «due terzi dei sardi vive nei piccoli centri» e anche che un inquilino nelle tante case ora abbandonate può essere «la tecnologia digitale». E amplia: «In Sardegna è ora di pensare alla politica dell’accoglienza». Per «l’interprete» della coalizione Pd-M5s Alessandra Todde, sguardo fisso e imperturbabile, sull’edilizia abitativa «Area non si cura della manutenzione degli alloggi». Ci tornerà due minuti dopo Truzzu, ricordando: «Il 99 per cento delle case sono private non a gestione pubblica». Ma Todde parla anche di «fondi per studenti fuori sede». Di fronte a un pubblico, va detto, di molte teste bianche, l’ex sottosegretaria e viceministra allo Sviluppo economico insiste sugli universitari lontani. Lo fa per i trasporti («con tariffe più basse tornerebbero più spesso a casa», lo fa su domanda diretta sui giovani, «non possono ricevere rimborsi dopo sei mesi dall’iscrizione alle università». Ma tornando al ripopolamento: «Penso a due strade – sorride Paolo Truzzu, esponente del centrodestra –, avere più figli e la sfida dell’Einstein telescope».

Salute «Serve ripristinare l’ospedale oncologico di Cagliari», così Todde, «e mettere in piedi un registro dei tumori nell’isola», aggiunge Truzzu; «portiamo a termine la transizione digitale e creiamo un registro per tenere sotto controllo tutte le malattie in Sardegna», completa Soru. È a questo punto che ricorda: «la spesa per la sanità non è più bassa di altre regioni. Siamo costretti a scappare altrove eppure abbiamo medici buoni e anche eccellenze. C’è disorganizzazione nel sistema». Todde cita la «telemedicina» per assistere a domicilio pazienti cronici di piccoli centri, mentre Truzzu caldeggia «le borse di studio regionali per specializzazioni da destinare in maggior parte a studenti sardi».

L’Europa La discussione – moderata con efficacia dal vescovo Mura, che cita ora Clarke e ora Foucault – scavalca i confini anche nazionali e si fa sguardo diretto sull’Europa. Come quando Soru, leader della coalizione sarda, sollecita sui voli: «Se fossi presidente, tra qualche mese prenderei la documentazione e giustificherei le esigenze dei sardi a Bruxelles. E penserei a una continuità anche con città straniere». Poco dopo Truzzu chiama in causa tra le righe la premier Meloni: «In una trattativa con l’Ue io chiederei di essere accompagnato dal governo». Questo dopo aver accusato: «Oggi gran parte delle decisioni viene presa da una commissione europea non scelta dai cittadini», mentre la Todde crede di dover «investire su una classe dirigente europea».

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