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Nell’isola gioco d’azzardo da 4 miliardi, il Serd: «Cifre impensabili»

di Luigi Soriga
Nell’isola gioco d’azzardo da 4 miliardi, il Serd: «Cifre impensabili»

Paolo Milia: «A Sassari curiamo 100 pazienti ma il sommerso è enorme». L’identikit del ludopatico: «Maschio, 40-50 anni, licenza media, occupato»

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Sassari In Sardegna il gioco d’azzardo non è un vizio o una malattia: è un’economia parallela. Più ricca anche del turismo, gira e rigira, muove miliardi come un piccolo Stato dentro lo Stato. «I numeri fanno impressione, mai avrei immaginato cifre simili – dice Paolo Milia, direttore del Serd servizio gioco dipendenze patologiche dell’Asl 1 – ho dovuto rileggere due volte il report Isscon e di Federconsumatori per realizzare le proporzioni di questo fenomeno. 3,7 miliardi di euro, una mole di giocate nel 2023 che non rispecchia il numero di pazienti che abbiamo in carico. Nel sassarese curiamo un centinaio di persone, con un trend in leggero aumento rispetto agli anni precendenti. Un numero che mai potrebbe far pensare a un sommerso del gioco d’azzardo così imponente».

L’isola punta fortissimo: scommesse, bingo, slot, giochi online. E, dietro ogni gettone virtuale o fisico, lo spettro del riciclaggio. Il grosso del bottino passa per l’online. Sessantadue per cento, per essere precisi. Quasi tre miliardi di euro che svaniscono tra poker cash, lotterie, scommesse sportive, casinò virtuali. Il resto finisce inghiottito da totem e slot machine. La media regionale parla chiaro: 1.969 euro giocati a testa. Ogni uomo, ogni donna, ogni ragazzo tra i 18 e i 74 anni.

«L’identikit del giocatore sardo è questo: in prevalenza maschio, dai 40 ai 50 anni, al contrario di quanto si possa credere ha un lavoro, fascia di reddito media, non abbiamo a che fare con quello che tenta la fortuna per migliorare lo status economico. Il grado di istruzione invece è basso, con licenza media inferiore. La percentuale dei pazienti patologici laureati è di appena il 5%. A livello psicologico in genere presenta un disagio pregresso, e il gioco innesca ansia e talvolta depressione. Ha un carattere impulsivo e scarsa capacità di sviluppare empatia verso gli altri. Il profilo, per certi aspetti, è quello ossessivo narcisistico. È attratto dal gioco in sè più che dalla vittoria. Gioca per il piacere di giocare e sviluppa dipendenza. Si concentra in prevalenza sulle scommesse sportive e sui giochi online, anche se diversi pazienti frequentano anche le sale con le slot fisiche. Ha debiti innanzitutto con i familiari, con gli amici e con i colleghi di lavoro. Poi è in rosso con finanziarie e istituti bancari, e una piccola fetta, l’8% si rivolge anche agli strozzini. Nel 10 o 15% dei casi tentano il suicidio, quando si rendono conto di essere finiti in un tunnel senza via d’uscita. Per fortuna alcuni, prima che tutto crolli, e spesso trascinati anche dalla moglie, approdano nei nostri centri per farsi aiutare».

Però i serd, come già detto e come testimoniato dai numeri, intercettano una piccola percentuale dell’abisso. «È preoccupante la fascia dei 18-24 anni – dice Paolo Milia – quella più in crescita e quella che confluisce sul gioco online. Questa fetta sociale ci sfugge, è bordeline. Ed è preoccupante che il 28,7% dei minori gioca d’azzardo, e il 7,1% sviluppi comportamenti problematici. Il primo contatto con il gioco d’azzardo avviene addirittura nella scuola primaria, e poi si consolida in quella secondaria».

È un sistema perfetto per creare dipendenze: «Si fa leva su tantissime piccole vincite, per creare la sensazione di guadagnare soldi. Mai però incassi elevati. E infatti sul lungo periodo il giocatore va in passivo». Si parla di percentuali di vincite tra il 94 e il 95%, secondo i dati ufficiali. Ma c’è un altro aspetto inquietante, ed è la stessa Corte dei conti a rilevarlo nel momento in cui traccia un bilancio. A fronte di miliardi giocati, le entrate per lo Stato sono irrisorie. Perché l’azzardo, quello vero, non lucra solo dal divertimento. Il sospetto è che macini proventi anche con la struttura invisibile che lo regge: un sistema perfetto per lavare il denaro sporco. Giochi dove il banco non è una piattaforma ma gli stessi utenti, liberi di organizzare vittorie e perdite a tavolino.

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