Carnevale di Ovodda, l’antropologa: «Noi sardi trattati come selvaggi»
Joyce Mattu interviene sulla polemica animalista attorno ai festeggiamenti nel paese
Sassari «Quando ho saputo di questa polemica, prima sulla corsa a “Su Puddu” a Sedilo e poi sul Mercoledì delle Ceneri a Ovodda, sono rimasta sorpresa e indignata. Non si possono fare accuse e denunce così gravi se non si conoscono le comunità e si prescinde dal contesto culturale nel quale sono inserite».
Per l’antropologa Joyce Mattu, autrice di diversi libri legati alle tradizioni, ai riti e alle maschere della Sardegna, quello che si è detto in questi giorni è inaccettabile. «Sembra di avere a che fare con quei viaggiatori ottocenteschi che non conoscendo la cultura dei luoghi che visitavano, osavano avere pregiudizi ed esprimere giudizi nei confronti di comunità che invece, avevano molto da insegnare alla “civiltà” occidentale. Ci si permette di offendere le comunità di Sedilo e Ovodda scatenando una polemica fuori luogo, con tanto di intimidazioni alle istituzioni statali e locali, con una totale mancanza di rispetto nei confronti loro e dei loro abitanti. Veniamo trattati come se fossimo dei barbari o dei selvaggi, al limite del razzismo. Per un antropologo che conosce le culture e le società, tutto questo è vergognoso. Partiamo dal presupposto che non c’è stato alcun maltrattamento di animali, men che meno per divertimento. La parola Carrasegare non significa, come ha voluto il cristianesimo, eliminare la carne dalla dieta quaresimale ma tagliare la carne cruda. La corsa di Su Puddu a Sedilo è legata alla scelta del re sacro che veniva sacrificato per dare fertilità e fecondità a terra, acque e donne, augurare prosperità e, a lui, si concedeva l’immortalità dell’anima».
«A Ovodda, nel Mercoledì delle Ceneri viene portato un fantoccio che sostituisce il re sacro, Don Conte, in un percorso casuale anarchico e catarchico, che poi viene sacrificato e bruciato dopo un processo. Le pelli nel carretto, appartengono ad animali macellati regolarmente e non si tratta di carcasse, come si è fatto credere. In passato i banchetti nei riti legati al sacrificio del re sacro erano di carni animali e pesci, inno all’immortalità dell’anima, insieme a ballo, atitos e altro. Queste manifestazioni riprendono la sacralità di questi riti che sono strettamente legati alla natura, ad una religione arcaica e al culto della Dea Madre. Il sacrificio rappresentava la rinascita della terra. Si tratta di riti sacri che non riguardano solo la Sardegna ma l’Europa e il resto del mondo. Vorrei capire perché non ci si indigna per le pelli che vengono utilizzate nei carnevali che si svolgono ovunque in Italia e in Europa. Vorrei capire cosa mangiano le persone che hanno scatenato la polemica, cosa indossano, che tipo di cosmetici o di smartphone usano e come mai non si sono stracciati le vesti per difendere il patrimonio ambientale e paesaggistico come invece hanno fatto gli ovoddesi con la denuncia e il sacrificio di Don Conte, difendendo la Sardegna da una devastazione della natura animale e vegetale. In questa polemica c’è molta ignoranza, ipocrisia e nessun tipo di rispetto per la Sardegna».