La Nuova Sardegna

I riflettori

Graziano Mesina: one man show da Vespa e la strana coppia con Francesco Cossiga

di Ilenia Mura
Graziano Mesina: one man show da Vespa e la strana coppia con Francesco Cossiga

Dalla prima intervista a Porta a porta con il ministro Roberto Castelli allo speciale del Tg1

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Sassari «Gliel’ho data dalla parte del manico, per dire: mi fido di te». Cossiga aveva apprezzato il gesto e l’oggetto che l’ex primula rossa aveva regalato alla figlia: una leppa. Sequestri, evasioni, amori, balentia. I quarant’anni trascorsi in carcere di Graziano Mesina e le leggende sulle sue fughe rocambolesche, in cui Grazianeddu trova il tempo di accendere la passione delle amanti, cominciano a far gola al mondo del giornalismo appena il presidente della Repubblica Ciampi firma la richiesta di grazia nel novembre 2004. Dalla fievole luce di una lampadina di una fredda cella del carcere di Voghera, l’ex Primula rossa di Orgosolo si ritrova catapultato davanti ad altre luci, quelle della ribalta televisiva nazionale. Prima il faccia a faccia col ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Poi l’intervista a due voci, fra lui e il senatore a vita Francesco Cossiga che non teme di definirsi buon amico dell’ex ergastolano Mesina, in diretta Tv. Graziano e il signor ministro. Graziano e il signor presidente. Lo scoop, a pochi giorni dalla liberazione, non può che essere quello del salotto televisivo di primo piano, Porta a Porta, con le anteprime assolute di Bruno Vespa. Quando Castelli confessa di essere felice per aver contribuito alla scarcerazione di Mesina, ecco che si commuove in diretta: «Mi sono preso una enorme gioia, perché liberare un uomo è una cosa fantastica». Vespa non può che rilanciare, stuzzicando la vanità dell’uomo più ricercato d’Italia (questa volta dai media): «Avrebbe mai pensato di fare commuovere un ministro della Giustizia?», «Non avrei mai pensato», gli risponde Mesina.

Il bandito e il presidente compariranno il 4 dicembre 2005 in una doppia intervista, a distanza, fra Roma e Orgosolo, in uno speciale Tg1 perfettamente confezionato dal giornalista sardo Roberto Olla. Lo scambio di battute su banditismo, balentia e sequestri va in onda alle 22.20. Il 77enne Francesco Cossiga, uomo di Stato da una parte. Il 66enne Graziano Mesina, la Primula rossa del Supramonte, 40 anni di carcere e una grazia sostenuta dallo stesso ex presidente sardo, dall’altra. «Il banditismo in Sardegna», spiega Cossiga, «nacque per riparare i torti causati dall’introduzione di principi ritenuti dannosi». La balentia? Dicono entrambi: «È un’azione per una “causa giusta” in una lotta leale». Le regole sono note: non si ruba un intero gregge, lasciando in miseria un pastore. Non si spara alle spalle. Non si uccide per soldi. «In Sardegna non esiste il delitto d’onore – spiega ancora Cossiga – ed è uno dei luoghi dove più si rispetta l’autorità. Si può sparare contro un carabiniere, non diffamarlo». Mesina aggiunge di non rinnegare il passato: «Nel senso che non lo ammetto. Ma nel senso che non lo rifarei». «Non ucciderei mai perché mi hanno pagato e la cosa più brutta che può esistere», sostiene riferendosi al sequestro del piccolo Farouk Kassam, «è far del male a un bambino».

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