Elisabetta Canalis e lo spot contestato per l’acqua a colazione. Respinto il ricorso della San Benedetto: ecco perché
Il giudice civile non ha accolto le motivazioni dell’azienda
È stato respinto il ricorso dell’azienda San Benedetto contro il sito Il Fatto Alimentare, colpevole – secondo la società – di aver diffuso una critica ritenuta lesiva nei confronti dello spot pubblicitario con protagonista Elisabetta Canalis. La decisione è arrivata nei giorni scorsi dal giudice civile di Venezia Lisa Micochero, che ha ritenuto legittima l’interpretazione giornalistica della campagna pubblicitaria. San Benedetto dovrà inoltre farsi carico delle spese legali.
Lo spot, intitolato My secret, era stato diffuso circa tre anni fa. Nel video, la showgirl si trovava in cucina intenta a preparare la colazione, ma le fette di pane si bruciavano nel tostapane. A quel punto, invece di mangiare, la Canalis prendeva una bottiglia d’acqua e diceva: “Ascolto il mio corpo e bevo acqua San Benedetto, leggera ma con tanti nutrienti preziosi”, rivelando così quello che, secondo la voce narrante, sarebbe il “segreto” della sua linea fisica e della sua bellezza.
Secondo Il Fatto Alimentare, la pubblicità lanciava un messaggio scorretto e potenzialmente pericoloso, suggerendo che basti bere acqua per sostituire un pasto come la colazione. Le critiche hanno portato San Benedetto a intentare una causa civile per un presunto danno d'immagine e una perdita economica quantificata in un milione e mezzo di euro. Ma per il tribunale, le considerazioni pubblicate dal sito rientrano pienamente nel diritto di critica. Nella sentenza, il giudice ha definito gli articoli “una lettura logica, ragionata e motivata dello spot”, sottolineando come la comunicazione pubblicitaria agisca per suggestione e lasci intendere, senza mostrarlo esplicitamente, che la protagonista salti il pasto mattutino. «Il filmato gioca sul non visto e non detto con sapienti stacchi di montaggio – ha scritto la giudice –. Non viene fatto vedere che questa non fa colazione, ma lo si intuisce». Nessun risarcimento quindi, e la pubblicità resta criticabile.