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La misura

Bonus-bebè, fondi ai Comuni: durata e importi non cambiano

Bonus-bebè, fondi ai Comuni: durata e importi non cambiano

Il provvedimento prevede 600 euro per i primi 5 anni del primogenito

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Cagliari La giunta regionale conferma le misure che in teoria dovrebbero contrastare lo spopolamento, e lo fa rimodulando, più sulle procedure che sugli importi, quanto voluto dalla precedente giunta regionale. Si tratta di misure che vanno sotto il nome di “bonus-bebè” e che per qualche ora ieri sera avevano anche provocato qualche polemica. A una prima lettura era apparso che l’esecutivo guidato da Alessandra Todde avesse ridotto di un anno, da cinque a quattro, il periodo di beneficio del bonus da parte delle giovani coppie. Poi il chiarimento: gli anni rimangono cinque, così come gli importi.

La giunta ha invece definito le nuove linee guida semplificate per la concessione di contributi per ogni nuovo nato, adottato o affidato a favore delle famiglie che risiedono o decidono di trasferire la propria residenza nei comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti. A partire da quest’anno le risorse in capo alla misura anti-spopolamento saranno trasferite ai comuni in due tranche, dopo la verifica degli ultimi dati Istat sul numero dei bambini residenti nei piccoli paesi dal 1° gennaio 2025. La Regione punta «moltissimo su questo provvedimento. Per questo – dichiara l’assessore alla sanità Armando Bartolazzi – abbiamo deciso di garantire l’erogazione dell’importo massimo disponibile per ciascun bimbo avente diritto fino al quinto anno di età»: 600 euro mensili per il primo figlio e 400 per ogni figlio successivo.

Nel 2023 la Sardegna ha registrato il tasso di natalità più basso tra le regioni italiane: 4,9 ogni mille abitanti, contro una media di 6,7. Il tasso di fecondità è allo 0,91 ben al di sotto della cifra necessaria a mantenere stabile la popolazione, che è di 2,1 per donna. Molte aree europee hanno immesso risorse per cercare di invertire la tendenza, ma demografi ed economisti ritengono che da sole le risorse finanziarie e i bonus non bastino.

La Regione continua a immettere risorse, ma prova a farlo con più attenzione ai servizi attivi nei comuni. «Abbiamo introdotto dei meccanismi che non trasformeranno la misura in un intervento di mero assistenzialismo: lo eviteremo favorendo lo sviluppo di servizi attivi nei comuni soggetti a spopolamento, con infrastrutture che sostengano concretamente le politiche familiari. Fondamentale sarà per valutare il successo dell’iniziativa misurare il grado di inserimento sociale delle famiglie beneficiarie, considerando la stabilità residenziale – ha aggiunto Bartolazzi – l’occupazione, il grado di istruzione, il livello di reddito».

L’importo cumulato dalla legge sino a tutto il 2024 era di 37,8 milioni di euro. Per quest’anno, ipotizzando analogo trend di nascite, i fondi sarebbero adeguati. Nella stessa seduta la giunta ha anche aumentato i fondi per il Reddito di inclusione sociale, il Reis, introdotto nove anni fa dalla giunta Pigliaru, definito dall’assessore alla sanità Bartolazzi, «uno strumento estremamente avanzato di politica sociale che rappresenta a tutt’oggi un unicum a livello nazionale. Lo stanziamento di 30 milioni a sostegno del reddito sarà confermato anche nel 2026 e nel 2027, rendendo strutturale l'aumento della misura che vale 14 milioni in più per anno rispetto alle previsioni originarie della giunta Solinas. E dai residui, dove confluiscono risorse Reis maturate a decorrere dal 2020 e restituite dai comuni e dai Plus, verrà recuperato un ulteriore importo di 7 milioni».

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