“Con una recensione ti rovino la reputazione”: scatta la rivolta dei ristoratori
Il 70% dei clienti sceglie in base alle valutazioni online, ma molti giudizi sono falsi. Il Governo impone una stretta
Sassari «Camerieri pessimi, un’ora e mezza per portare una pizza». «Bagni sporchi, il letto scomodo, un posto dove non tornare mai più»: e giù duro con la lunga sequenza di critiche negative vergate nei principali siti di recensioni online. Quella vagonata di fango rimarrà sempre lì, granitica, sul web, frequentato da milioni di utenti. Da una parte il cliente, scontento e imbufalito. Dall’altra il ristoratore o albergatore di turno piazzato sulla gogna mediatica senza alcun diritto all’oblio per chi, magari, è stato beccato in difetto in una singola serata andata storta. O, peggio ancora, ci sono casi in cui si diventa vittima di ritorsioni da parte di chi offre recensioni per farti salire sull’olimpo. Per poi cacciarti all’inferno se qualcosa non va: e se non paghi. Secondo i dati del Centro Studi del Mimit, il 70% dei consumatori basa la scelta del ristorante sulle recensioni online, e secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, possono incidere fino al 30% sul fatturato di un locale.
Ma nel 2024, ben l’8,6% delle recensioni pubblicate è risultato falso (dati TripAdvisor). Il 66% dei consumatori ha dichiarato di imbattersi regolarmente in recensioni inattendibili. Dall’analisi di questi dati nasce la proposta normativa italiana, contenuta nel Capo IV del Disegno di Legge annuale sulle pmi.
Così il presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia: «In merito apprezziamo le parole espresse in una nota stampa dalla ministra del Turismo
Daniela Santanc hè, che ha rimarcato l’importanza di proteggere imprese e consumatori da contenuti ingannevoli, per fare un passo avanti nella costruzione di un mercato digitale più trasparente l’impegno a continuare il lavoro con determinazione, per costruire un testo efficace e coerente con la normativa europea. La proposta normativa, attualmente incardinata presso il Senato, prevede misure concrete: dalla limitazione per la pubblicazione delle recensioni (entro 15 giorni dalla fruizione del servizio), alla necessità di verificarne l’autenticità, fino al diritto per le imprese recensite di replicare e chiedere la rimozione di commenti. Per la prima volta, si riconosce alle imprese un diritto all’oblio digitale e si vieta esplicitamente il commercio di recensioni.«Siamo di fronte a un passaggio decisivo per la credibilità del mercato digitale e per la tutela delle imprese, in particolare quelle piccole, che non possono difendersi da recensioni malevole», commenta Frongia: «Il Governo ha avuto il merito di affrontare con coraggio un tema troppo a lungo ignorato. Ora è fondamentale non arretrare di fronte alle pressioni delle grandi piattaforme». Anche in Sardegna le vittime delle recensioni false sono note e palesi: «Si vede subito quando sono costruite per danneggiare un’attività. Spesso sono sgrammaticate, altre volte è chiaro che chi scrive non è mai entrato nel ristorante accusato», spiega Frongia. Offresi recensione positiva: «Molte di queste società sono in Turchia. In tanti sono stati danneggiati».
La proposta italiana ha sollevato in questi mesi un ampio confronto con le istituzioni europee e i principali operatori digitali, da TripAdvisor a Trustpilot, che hanno espresso parere contrario. Per questo, Fipe - insieme ad Hotrec, l’associazione europea di riferimento per il turismo - hanno deciso di sostenere la proposta italiana attraverso contributi tecnici e la campagna “Stop Fake Reviews”, per ribadire l’urgenza di un quadro normativo più trasparente ed efficace. L’auspicio è che il percorso parlamentare prosegua rapidamente, preservando l’impianto del provvedimento. «Serve una normativa chiara che tuteli sia i consumatori che gli esercenti, promuovendo una concorrenza basata sul merito», conclude Frongia.