Olbia, bassi fondali e pochi ormeggi: il porto è in codice rosso
L’allarme di Arnaldo Boeddu (Filt Cgil): «Non solo lo stop ai dragaggi, c’è anche il problema delle banchine insufficienti»
Olbia L’emergenza del porto segna codice rosso. La notizia della bocciatura da parte del Mase, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, al progetto dei dragaggi dei fondali, il quale ha recepito il giudizio negativo espresso dal ministero della Cultura – Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio – per le parti del progetto riferite alle vasche di colmata nord, nell’area denominata “pontile ex Palmera”, non ha spento la sua eco. Ora arriva una nuova segnalazione su un fenomeno che rischia di creare problemi all’operatività dello scalo nei prossimi mesi: la mancanza di ormeggi e la necessità, a causa dell’overbooking di imbarcazioni, di dover ormeggiare in rada per ore, non riuscendo ad arrivare nello scalo. Tra banchine insufficienti e fondali troppo bassi in assenza dei dragaggi, la rada dell’Isola Bianca potrebbe diventare come un casello dell’autostrada in pieno agosto.
Verso il caos. La denuncia arriva da Arnaldo Boeddu, segretario generale della Filt Cgil Sardegna. «Il problema del porto di Olbia, purtroppo, non è circoscritto a quello dell’escavo – spiega Boeddu –. Se da un lato si è in attesa, da oltre un decennio, che vengano fatti i lavori di dragaggio in maniera che non sorgano problemi di incaglio di navi, sempre con maggiori dimensioni e stazza, questione che deve necessariamente essere portata a sintesi e soluzione in tempi rapidissimi, dall’altra c’è il problema degli ormeggi. Anche lo scorso 19 giugno – denuncia il numero uno della Cgil Trasporti sarda – sono rimaste in rada, in attesa fuori dal porto per mancanza di ormeggi, almeno tre imbarcazioni. Questi episodi, soprattutto nel periodo estivo, si verificano con una certa frequenza e ciò a significare che il porto di Olbia fortunatamente cresce di anno in anno, sia come numero di passeggeri trasportati, sia come numero di ormeggi». La preoccupazione di Boeddu è che, se non si dovessero portare avanti i progetti di ammodernamento, compresi quelli di nuovi ormeggi, «lo sviluppo di una infrastruttura importantissima per l’intera l’isola, come quella portuale, potrebbe subire forti quanto incomprensibili e ingiustificabili rallentamenti». «Forse sarebbe questa l’occasione per lasciare da parte personalismi ed interessi corporativi – conclude Boeddu – e pensare al bene comune e di tutti i cittadini».
Dragaggi. Sul fronte dei dragaggi, mentre l’Autorità di sistema portuale giudica futuribile l’opzione proposta dal Consorzio industriale provinciale di Sassari per ospitare i materiali di dragaggio di Olbia nella nuova vasca di colmata di Porto Torres, visto che ci vorrebbero anni per completare l’iter autorizzativo per la sua realizzazione, restano le fortissime tensioni. Venerdì 20 giugno, nel corso del convegno “Valorizzare l’Italia con il governo Meloni”, al Delta Hotels by Marriott Olbia, davanti ai vertici regionali di Fratelli d’Italia, il presidente della Commissione Trasporti della Camera, Salvatore Deidda, ha sottolineato «la necessità di trovare una soluzione di concerto e l’accordo per i dragaggi nel porto di Olbia, che merita di avere crociere e traghetti e continuare a rappresentare un volano turistico eccellente». Una dichiarazione di intenti che era arrivata dopo il durissimo attacco di Natale Ditel, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna, giunta a distanza di poche ore da quella del presidente, Massimo Deiana. «La decisione del Mase, su parere del ministero della Cultura, è devastante per la Gallura e tutta la Sardegna – ha detto Ditel –. Una decisione sciagurata, perché il gigantismo navale ci obbliga a migliorare le strutture, oggi parliamo di scafi lunghi 366 metri e larghi 60, con maxi crociere che trasportano fino a 7500 passeggeri, più 2mila persone dell’equipaggio. Olbia non potrà più ospitare queste navi senza i dragaggi, stanno condannando a morte crociere e traffico passeggeri, i comandanti già si rifiutano di entrare nel porto di Olbia e andranno a Cagliari e Porto Torres». Già l’anno scorso la stagione crocieristica aveva dovuto fare i conti con i fondali. Il cambio di destinazione della nave da crociera Costa Pacifica, che lo scorso 28 maggio aveva virato verso Oristano, cancellando lo scalo all’Isola Bianca, aveva sollevato nuovi timori sui fondali dello scalo di Olbia, a causa della lentezza dell’iter burocratico che doveva condurre al dragaggio per arrivare a 11 metri di profondità nella canaletta di accesso, che collega l’imboccatura del golfo con l’Isola Bianca e Cocciani, e di 10 metri nelle altre aree. «Un oscuro funzionario di un ministero, che aveva già bloccato i lavori a Cagliari, sta condannando un porto come Olbia che ha accolto l’anno scorso 4 milioni di passeggeri. Un fantomatico vincolo del 1962 su un’area dove già sorgeva un molo industriale come quello della “ex Palmera” ha vanificato un lavoro di 4 anni sul “permitting”. Faremo ricorso, ma chiediamo aiuto alla politica».