La Nuova Sardegna

L’intervista

Cucinelli: «Senza sogni non si fanno figli, dobbiamo ritrovare l’armonia»

di Manila Alfano
Cucinelli: «Senza sogni non si fanno figli, dobbiamo ritrovare l’armonia»

L’opinione del celebre stilista sul sito del Gruppo Sae “Mamme Magazine”

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Sassari Perché non abbiamo più voglia di avere figli? Una sola risposta non basta. Non è sufficiente dire che il motivo è esclusivamente economico, perché quello è solo un pezzo del problema. Per rispondere alla domanda del secolo non c’è una sola risposta, nemmeno la più scontata: i figli costano troppo. Basta vedere l’andamento demografico per capire che semmai quello economico è un valore. Certo, le politiche di uno Stato che favorisce e aiuta sono importanti e iniettano fiducia nelle giovani coppie. Ma ancora, neppure gli incentivi di un Paese che interviene a favore della natalità reggono all’urto di una curva che scende inesorabilmente. I cugini francesi e la politica del terzo figlio hanno resistito bene all’inizio, nel passato, mentre oggi i dati non sono così incoraggianti. Abbiamo dunque un cuore così avvilito come diceva Baudelaire da spingerci a smettere di desiderare di avere figli? Mamme magazine, sito del Gruppo Sae, lo ha chiesto a Brunello Cucinelli lo stilista filantropo, imprenditore umanista, che parte un po’ più da lontano, da Rousseau. «Già nel 1765 il filosofo francese ci metteva in guardia e diceva: “Le nostre città sono difficili da vivere, dobbiamo tornare nei borghi, ridiscutere e progettare l’umanità. Se era vero per lui figuriamoci per noi oggi. Nel borgo non c’è povertà fisica, povertà spirituale e non c’è solitudine. A patto che nel borgo ci sia il luogo dove vivere”». Cucinelli da sempre ha posto al centro la dignità del lavoro, arriva a Colli del Tronto, nelle Marche, per partecipare alla prima edizione del Festival della Restanza e della Tornanza, un grappolo di appuntamenti e riflessioni sull’inverno demografico pensato e promosso dalla Struttura commissariale per la ricostruzione post sisma e dal ministro per lo Sport, e racconta la sua visione etica del capitalismo, invitando a ripensare prima di tutto alla propria spiritualità.

Cosa c’entra la visione etica con la voglia di fare figli?

«C è un ordine nel mondo e nel cosmo, un’armonia degli elementi che noi dobbiamo assicurare e proteggere, la voglia di avere figli passa attraverso questo».

Quanti figli ha Solomeo?

«A Solomeo c’è un differenziale rispetto ai paesi vicini. Stesso clima, stessi stipendi, eppure il vivere nella bellezza fa la differenza. Questo significa che se vivi bene gli effetti benefici si vedono in tutti gli aspetti, anche nel desiderio di creare una famiglia che dovrebbe essere poi naturale».

Perché torna spesso a parlare dell’anima da curare?

«Stiamo vivendo un’epoca del tutto nuova, stiamo cercando qualcosa, non so cosa ma abbiamo bisogno di curare il male dell’anima. Occorre ripartire da lì. Si sono allentati i tre grandi valori dell’essere umano che sono la bella politica, la bella famiglia e la spiritualità. Se non torniamo a reinvestire sui tre grandi valori è chiaro che c’è un problema».

Cosa stiamo trasmettendo ai nostri figli?

«Basta con l’obbligo di avere paura, siamo una generazione che ha cresciuto i figli nella paura, che ha molto a che fare con la rinuncia. Dobbiamo tornare a trasmettere ai nostri figli i valori veri come l’amore per la speranza invece di insegnare loro la paura. Io sono nato in campagna, senza soldi ma non ho mai sentito di essere povero, io mi ubriacavo di cielo e di stelle in un rapporto stretto con il Creato».

Il risultato della paura?

«Noi vogliamo che i nostri figli facciano il lavoro che vogliamo noi, la scuola che vogliamo noi e trovino la fidanzata che vogliamo noi. Mi sono iscritto per tre anni a ingegneria, ho dato solo un esame. Mio padre mi disse: ‘Ma come vanno gli studi?’ ‘Eh, mica tanto bene’. E lui: ‘Basta che Dio ti aiuti’. Una semplicità rispettosa delle scelte del figlio. Oggi la gente ha paura di parlare di spiritualità e preferisce discutere dell’ultimo modello di auto da comperare. I nostri nonni avevano fatto la guerra e ci hanno cresciuto con il coraggio di credere in noi stessi. Bisogna tornare a dire ai giovani di andare per la loro strada, abbiate un sogno perché una vita senza un sogno non va vissuta. La vita deve avere il sogno. Ce lo ha insegnato il grande Roberto Benigni con il suo libro straordinario Il sogno».

Un consiglio per i giovani?

«Steve Jobs diceva Stay hungry, io dico: abbiate un sogno e camminate con i piedi per terra ma guardate costantemente il cielo e le stelle perché vi indicheranno la via della vita».

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