La Nuova Sardegna

Dazi Usa: formaggio, vini, sughero i prodotti-simbolo della Sardegna nel mercato americano

Dazi Usa: formaggio, vini, sughero i prodotti-simbolo della Sardegna nel mercato americano

Ma i volumi e i valori dell’export sono contenuti. Incrementarli sarebbe il primo obiettivo de produttori

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Cagliari Formaggi, vini, un pizzico di nautica e sughero. Le esportazioni sarde verso il mercato Usa si racchiudono in queste quattro categorie, con la prima che la fa da padrona. In realtà la classifica è guidata, ancora una volta, dal comparto dei prodotti petroliferi raffinati, che incidono per il 9 per cento sul totale delle esportazioni del comparto, ma che rappresentano quasi l’80 per cento di tutto il valore dell’export.

Come ha ricordato la Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto dedicato all’economia della Sardegna, «per l’alimentare, gli Stati Uniti sono stati il mercato di sbocco del 56 per cento delle esportazioni, valore più elevato tra i settori dell’economia sarda. I sistemi locali del lavoro regionali risultavano esposti in misura modesta alla domanda diretta del mercato statunitense, con l’eccezione dei distretti di Nurri e di Thiesi dove è rilevante l’attività del settore lattiero-caseario».

In totale il valore delle esportazioni verso gli Stati Uniti, nel 2023 ha sfiorato i 900 milioni di euro, crescendo di tre volte e mezzo, al netto dell’inflazione, rispetto al 2014, quando erano solo 194 milioni.

Se la crescita è significativa, i volumi sono ancora limitati. Lo si vede dal settore tipico del nostro export, il pecorino romano, che registra vendite al mercato Usa di poco superiori ai 120 milioni nel 2023. Valori ancora più contenuti per i vini, poco più sei milioni di euro, o per il sughero, che non supera i 3 milioni di euro.

Valori ancora più bassi per la nautica, che però sino al 2023 aveva valori nulli. I dati del 2024 segnano un incremento ma non arrivano a crescere a due cifre.

Gli Usa non sono però la prima destinazione extra Ue dell’export sardo. Sono infatti preceduti, e anche in questo caso i raffinati la fanno da padrona, da Gibilterra e dalla Libia.

Il mercato Usa, per le imprese sarde, se si guarda ai volumi e ai valori, quindi, rimane ben poca cosa. L’impatto diretto di eventuali dazi Usa sui prodotti sardi avrebbe ricadute significative solo sulla filiera del formaggio. Ma la paura dei produttori è che queste scelte creino globali tensioni commerciali, che colpirebbero soprattutto le aree più deboli e periferiche.(gcen)
 

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