La Sardegna conquista l’Unesco, ora i tesori sono sei
Le Domus de Janas sono solo l’ultimo gioiello dell’isola che ha ottenuto il prezioso riconoscimento
Sassari Grande soddisfazione nell’isola per il riconoscimento delle Domus de Janas come patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. La notizia, annunciata sabato a Parigi dal Comitato del Patrimonio Mondiale, rappresenta un traguardo storico per la Sardegna, che vede così premiato un lungo percorso di ricerca, tutela e valorizzazione avviato nel 2018 dal Centro Studi Identità e Memorie, con il sostegno della Regione e la partecipazione di numerosi Comuni, con Alghero nel ruolo di capofila. Il riconoscimento riguarda 17 siti archeologici distribuiti su tutto il territorio regionale, che conservano esempi straordinari di architettura funeraria prenuragica risalente al Neolitico e all’Età del Rame. Le Domus de Janas – oltre 3.500 in tutta l’isola – sono state realizzate scavando la roccia viva e, in molti casi, arricchite con decorazioni simboliche legate al culto dei morti e a pratiche rituali.
Tra i siti iscritti figurano le necropoli di Anghelu Ruju (Alghero), S’Incantu (Putifigari), Mesu ‘e Montes (Ossi), Su Crucifissu Mannu (Porto Torres), e ancora Montessu (Villaperuccio), Pranu Mutteddu (Goni), Sant’Andrea Priu (Bonorva), solo per citarne alcuni. Con le Domus de Janas, salgono quindi a sei i riconoscimenti Unesco conferiti alla Sardegna: il sito archeologico di Su Nuraxi a Barumini, il Parco geominerario della Sardegna, il Canto a tenore, i Candelieri di Sassari e il Parco di Tepilora.
Barumini Il primo, in ordine cronologico, fu quello assegnato nel 1997 al sito archeologico di Su Nuraxi a Barumini, nel cuore della Marmilla. La maestosa reggia nuragica, tra le più integre dell’isola, è la testimonianza più nota della civiltà nuragica, unica nel panorama preistorico del Mediterraneo. Il riconoscimento premiò la complessità architettonica del sito, la sua antichità e l’eccezionale stato di conservazione.
Parco Geominerario Il Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna è un'area protetta riconosciuta dall'Unesco nel 1998 come Geoparco Mondiale, dedicata alla valorizzazione del patrimonio minerario dell'isola. Si estende su 3.500 chilometri quadrati e comprende otto aree, ognuna con una propria storia mineraria: Monte Arci, Orani, Funtana Raminosa, Gallura, Argentiera - Nurra, Guzzurra-Sos Enattos, Sarrabus Gerrei e Sulcis - Iglesiente - Guspinese.
Il Canto a Tenore Dal 2005 l’Unesco ha riconosciuto il Canto a Tenore come patrimonio orale e immateriale dell’umanità. È una forma di canto polifonico maschile, tipica della Barbagia, che affonda le radici in una tradizione antichissima. Caratterizzato da timbriche arcaiche e un’intensa componente rituale e identitaria, questo canto è oggi uno dei simboli viventi della cultura sarda nel mondo.
I Candelieri di Sassari Dal 2013, la Sardegna partecipa al riconoscimento collettivo delle “Feste delle grandi Macchine a spalla italiane” con i Candelieri di Sassari. La festa, che si svolge ogni anno il 14 agosto, vede la processione di imponenti colonne lignee votive, portate a spalla dai gremi lungo le vie della città. Una celebrazione popolare carica di devozione e spirito comunitario, condivisa con altre città italiane come Nola e Viterbo.
Il Parco di Tepilora Nel 2017 è arrivato anche il riconoscimento ambientale per il Parco di Tepilora, tra i comuni di Bitti, Posada, Lodè e Torpè, in provincia di Nuoro. L’Unesco lo ha inserito tra le Riserve della biosfera. Un’area che comprende foreste, zone umide, sistemi fluviali e coste, con un forte legame tra comunità e paesaggio.
Un patrimonio condiviso Con l’ingresso delle Domus de Janas, la Sardegna rafforza il suo legame con l’Unesco, testimoniando la ricchezza dell’isola. Dai nuraghi ai canti tradizionali ogni riconoscimento rappresenta un tassello di un’identità complessa, che guarda al futuro con radici nella sua storia millenaria.