Mafiosi a Uta, Luigi Patronaggio: «Potenziale criticità per l’isola»
Il commento del procuratore generale di Cagliari. Proseguono le trattative tra regione e Governo per distribuire i detenuti
Sassari Proseguono in queste ore le trattative tra Regione e ministero della Giustizia per la rimodulazione dell’arrivo dei detenuti al 41-bis nel carcere di Uta. Secondo le indiscrezioni trapelate ieri i boss mafiosi dovrebbero essere distribuiti in varie carceri italiane, tra cui appunto Uta, ma anche il carcere di Bancali a Sassari a quello di Badu ’e Carros di Nuoro.
Sulla questione si esprime anche il procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio, evidenziando alcune criticità che il trasferimento massiccio potrebbe portare. «L’annunziata apertura di un nuovo reparto da 92 posti destinato a soggetti condannati sottoposti al regime duro, costituisce una potenziale criticità per l’organizzazione giudiziaria e penitenziaria nonché per l’intero territorio sardo». Il procuratore specifica che non si vogliono criticare le legittime scelte del ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, quanto evidenziare alcune problematiche conosciute a chi opera nel territorio.
«L’apertura della nuova sezione impone innanzitutto un incremento quantitativo e qualitativo degli uffici giudiziari preposti alla gestione di un segmento così problematico della popolazione carceraria. Una tipologia di detenuti molto agguerrita da un punto di vista tecnico, sempre pronta a sfruttare ogni maglia larga del sistema» conclude il procuratore. A queste problematiche si aggiungono quelle già risapute sulle infiltrazioni mafiose nell’isola. Negli ultimi mesi lo stesso Patronaggio aveva definito la Sardegna “a forte rischio di sviluppo mafioso”. Le organizzazioni criminali, specialmente quelle camorristiche, negli ultimi anni hanno investito milioni di euro in commercio e ristorazione su tutti, per riciclare il denaro proveniente, come evidenziato da un rapporto della Dia di qualche mese fa, soprattutto dal traffico di sostanza stupefacenti, che rimane ancora la fonte di maggior profitto. Le istituzioni locali, negli ultimi anni hanno alzato la guardia, siglando protocolli d’intesa volti al contrasto delle infiltrazioni mafiose. L’ultimo, quello di qualche giorno fa siglato tra quattro comuni del Sud Sardegna: Cagliari, Quartu, Pula e Villasimius, tutti comuni a forte vocazione turistica.
Il protocollo definisce uno stabile modello di collaborazione e cooperazione per rafforzare l’azione amministrativa di prevenzione e contrasto di eventuali fenomeni di riciclaggio, usura, estorsione e, più in generale, dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia del territorio, in particolare nel campo turistico-alberghiero e della ristorazione. Un allarme che non può essere ignorato, specie in un momento in cui la criminalità organizzata ha dimostrato di sapersi infiltrare silenziosamente. L’arrivo di altri detenuti al carcere di Uta, rischia di trasformare la casa circondariale Ettore Scalas in un polo nazionale per la detenzione speciale, con conseguenze non solo sulla gestione interna della struttura, ma su tutta la rete dei servizi pubblici locali.
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