Morta dopo la “Fiesta latina”: il cambio di ospedale diventa un caso
Polemiche sul trasferimento della vittima dal Brotzu al Businco. Oggi, 11 agosto, l’incarico per l’autopsia. Ritirati due lotti di salsa di avocado
Cagliari Doveva essere una gioiosa serata di fine luglio con luci, musica e sapori esotici. Poi, con il passare dei giorni, la “Fiesta Latina” di Monserrato si è trasformata in un incubo capace di attraversare confini e catene alimentari. Sino alla tragedia di venerdì scorso, quando il cuore di una donna di 38 anni si è fermato a causa di un’intossicazione da botulino. E adesso la morte di Roberta Pitzalis pesa come un macigno su un’inchiesta giudiziari che potrebbe allargarsi oltre il perimetro di un evento in stile street food.
Per Cristian Vincenti, indagato in quanto titolare del chiosco dove sarebbero stati serviti gli alimenti contaminati, la posizione giudiziaria si aggrava: la principale ipotesi di reato passa da lesioni colpose a omicidio colposo, come conferma il suo avvocato Maurizio Mereu. Ma presto nel fascicolo aperto dal pm Giangiacomo Pilia potrebbero comparire i nomi di altri presunti responsabili. Soprattutto se sarà confermata la provenienza della tossina e la sua diffusione lungo la filiera alimentare.
Proprio sulla filiera, infatti, si concentra ora una parte cruciale dell’inchiesta. Due lotti di polpa di avocado provenienti dal Perù sono stati ritirati dal ministero della Salute dopo l’allerta per possibile presenza di tossina botulinica. Si tratta di sacchetti da un chilo utilizzati per la preparazione della salsa. La Metro, distributore in Italia, ha dichiarato di aver agito immediatamente per bloccare il prodotto, avvisare i clienti e collaborare con le autorità locali e sanitarie. Ma gli inquirenti vogliono ricostruire ogni passaggio: dal produttore alle aziende importatrici, fino ai magazzini e ai punti di vendita.
Intanto stamattina al palazzo di giustizia di Cagliari è in programma l’udienza per l’affidamento dell’incarico al medico legale che attraverso l’autopsia darà certezze sulle cause della morte di Roberta. Nel frattempo un esperto dell’Istituto superiore di Sanità esaminerà i campioni sequestrati dal Nas, tra cui porzioni di tacos e salsa guacamole.
In parallelo, c’è chi solleva dubbi sulle fasi finali del ricovero della vittima. Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, ha chiesto chiarimenti pubblici sul trasferimento della paziente dal Brotzu all’ospedale oncologico Businco, dove non risulta esserci un reparto dedicato a intossicazioni da botulino. «Se il trasferimento è stato deciso per liberare un posto letto in rianimazione – spiega Calligaris – significa che le condizioni erano stabili. Ma se la morte è avvenuta subito dopo, ci devono essere altre motivazioni da chiarire. Non si tratta di un fatto privato: è una questione di trasparenza e tutela dei pazienti».
Roberta Pitzalis, ingegnere e impiegata in una società del settore finanziario, originaria di Guasila ma residente da anni nell’hinterland cagliaritano, aveva partecipato all’evento tra il 22 e il 24 luglio. Tra stand gastronomici, artigianato e musica sudamericana, aveva assaggiato anche piatti accompagnati da salsa guacamole. Dopo pochi giorni sono arrivati i primi sintomi: debolezza, difficoltà respiratorie, problemi neurologici. Ricoverata in rianimazione al Brotzu, era rimasta sotto stretta osservazione fino a un improvviso peggioramento che ne ha causato la morte.
Il quadro sanitario complessivo resta delicato. Oltre a Roberta Pitzalis, otto persone erano state ricoverate tra il Brotzu di Cagliari e il Policlicnico di Monserrato a fine luglio, tutte con sintomi compatibili con il botulino. Nelle scorse ore, quattro sono state dimesse, ma un bambino di 11 anni è ancora in condizioni gravi ma stabili al Gemelli di Roma. Una ragazza di 14 anni respira autonomamente in terapia intensiva, mentre una donna di 62 anni resta intubata e sotto stretta osservazione.
L’inchiesta dovrà stabilire non solo dove e come si sia sviluppata la contaminazione, ma anche se ci siano stati errori nella conservazione, nella catena del freddo o nella gestione della sicurezza alimentare. È una corsa contro il tempo per chiudere il cerchio: capire come un evento di festa si sia trasformato in una catena di ricoveri, un’indagine internazionale e un lutto che ha scosso un’intera comunità.