La Nuova Sardegna

Omicidio di Buddusò, il procuratore: «Mai viste cose simili nell’isola»

di Ilenia Mura
Omicidio di Buddusò, il procuratore: «Mai viste cose simili nell’isola»

Armando Mammone: «Conosciamo i casi dei muretti a secco, questo è diverso»

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Sassari «Certamente un delitto simile, consumato all’interno della sede del 118, non si era mai visto prima, forse, neanche nella penisola. In Sardegna conosciamo i muretti a secco. Ma non abbiamo memoria di un fatto del genere».

Secco «no comment» sul resto da parte del capo della Procura Armando Mammone che mantiene il massimo riserbo sull’inchiesta scaturita dall’omicidio, avvenuto il 7 agosto scorso nella sede Invol del 118 di Buddusò, di Marco Pusceddu, e affidata al sostituto procuratore di Sassari, Elisa Succu. Condotta dai carabinieri di Ozieri e dai colleghi del nucleo investigativo del comando provinciale di Sassari, agli investigatori il delicato compito di fare piena luce sull’efferato delitto che ha scosso l’opinione pubblica anche e soprattutto per il luogo scelto dal killer per agire: la sede del 118, dove lavora chi salva le vite umane.

Così, a più di 48 ore dalla morte del soccorritore di 51 anni, ucciso da cinque (forse più) colpi di pistola di piccolo calibro, si continua a scavare sul passato dell’uomo. Un passato che potrebbe rivelare elementi utili alle indagini iniziate la notte stessa della tragedia, giovedì scorso alle 23, subito dopo la fuga in auto di quello che sembra aver agito spinto dalla brama di vendetta. E che potrebbe essere arrivato dal paese dove Pusceddu risiedeva dal 1990: Portoscuso.

Se queste prime ipotesi di chi segue le indagini, dovessero trovare conferma, si sarebbe trattato di un viaggio di oltre 200 chilometri, compiuto nella notte, o forse qualche ora prima, da chi potrebbe essere partito dal sud Sardegna con l’intenzione di vendicarsi. Che cosa o chi, saranno le indagini a chiarirlo. Per ora, quel che è certo, anche se avvolto dal mistero, è il grave episodio che risale a tre mesi prima dalla morte di Pusceddu, avvenuta per mano di un assassino. Sotto la lente degli inquirenti la vita recente dell’uomo.

Da una denuncia per maltrattamenti in famiglia e stalking presentata dalla sua ex compagna di Iglesias – con accuse (non di violenza) che andavano dimostrate. Ad una misteriosa aggressione che lo mandò in fin di vita, quando fu colpito, probabilmente con un cric, durante una sosta in una piazzola, lungo la provinciale a pochi chilometri da Portoscuso. Pusceddu venne soccorso dal 118, fra il personale a bordo dell’ambulanza, anche la sua ex compagna. Al momento, appare improbabile, se non da escludere, che il movente possa essere di natura passionale. Per questo motivo gli investigatori stanno approfondendo l’aggressione mai denunciata, avvenuta mesi fa, nella piazzola di sosta nel sud Sardegna. Era stato colpito con violenza alla testa ed era stato ricoverato a lungo per quei difficili e delicati interventi chirurgici cui era stato sottoposto.

«Non vedo l’ora di rientrare a lavoro», aveva detto agli amici e agli ex compagni di scuola. Sempre solare e sorridente, «un bonaccione», per tutti quelli che lo hanno incrociato anche per un attimo o frequentato a lungo, Pusceddu aveva scelto e sposato il suo lavoro fin da giovane. La sua vita, fra Portoscuso (dove risiede ora la famiglia), Domusnovas (dove aveva frequentato le elementari) e Iglesias, dove aveva trovato l’amore. Anche chi, con lui aveva condiviso momenti di festa e tradizioni (partecipava al corteo storico medievale di Iglesias) lo descrive come «un bravissimo ragazzo».

Qualcuno, però, ce l’aveva a morte con l’uomo. Tanto da ucciderlo. Le indagini non escluderebbero nulla e potrebbero riguardare anche e non solo gli ambienti legati al mondo della droga. 

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