La Nuova Sardegna

Il caso

Mario Tozzi: «Troppi stabilimenti, la Sardegna conservi le sue spiagge libere»

di Paolo Ardovino
Mario Tozzi: «Troppi stabilimenti, la Sardegna conservi le sue spiagge libere»

ll divulgatore sui social contro i balneari: «Il modello va cambiato, rovinano gli ecosistemi»

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Olbia Come dovrebbero essere le spiagge lo ha spiegato il divulgatore Mario Tozzi: uno stabilimento con servizi, possibilmente con lettini e ombrelloni a dieci euro, niente strutture stabili e per il resto distese di spiaggia libera. Tutta gratis. E invece «ho visto ombrelloni persino a Caprera, stiamo davvero esagerando».

Questo Tozzi lo dice a margine di un paio di post sui social che hanno indignato i balneari, compresi quelli sardi. Il noto geologo ha elogiato la spiaggia di Naxos, in Grecia, quasi del tutto libera da ombrelloni e lettini a pagamento. Poi la staffilata: «Una sola parola per chi ha gestito il demanio costiero da noi: vergogna». E come direbbe Luca Ward, ha scatenato l’inferno. Qualche ora dopo è tornato sulla questione: «Il sistema italiano di sfruttamento delle spiagge di pregio è ingiusto, ambientalmente dannoso e non funziona». Per dirla tutta.

Interpellato, Mario Tozzi comincia con un plauso alla Sardegna, «mantiene per ora le coste più intatte», ma è quel «per ora» a preoccupare: «Il problema di fondo è il modello-Rimini, sta infestando il Mediterraneo, lo troviamo dappertutto. Sul demanio assistiamo alla fame degli imprenditori che vogliono colonizzare ogni metro di sabbia, è insopportabile». Cercando di dare la ricetta giusta, il conduttore di “Sapiens” suggeriva nel suo post che «comune per comune, spiaggia per spiaggia, il 50% deve essere sempre libero». Fa una precisazione: «Non si faccia questo conto sul totale nazionale, perché altrimenti si finisce per mettere dentro i chilometri di costa dove ci sono scarichi, porti e impianti industriali, che non valgono allo stesso modo».

La Sardegna rende gran parte dei suoi litorali accessibili senza dover pagare. Un rapporto di Legambiente del 2022 dice che circa l’80 per cento è libero. «Speriamo che l'isola non perda questa sua caratteristica, altrimenti è la fine». Molti imprenditori del mare hanno criticato la presa di posizione pubblica dello scienziato specie perché ha parlato di prezzi. «Ma no, è un falso problema – replica –, il punto non è che facciano pagare troppo, ma che io devo essere libero di non andarci. Se l'altra metà della spiaggia è libera e non colonizzata dagli stabilimenti, va bene. Ma qui parliamo di concessioni pagate poco per prendersi tutti i litorali». Cita un numero che fa paura, Tozzi, «ci sono Comuni nelle Marche dove si arriva al 98 per cento di occupazione della spiaggia». La soluzione per cambiare rotta? Creare un nuovo modello: «Prendi una spiaggia sarda che al contrario ha l'80 per cento del suo spazio coperto da stabilimenti il 20 per cento libero. Il Comune deve pretendere che si arrivi al 50, levando agli stabilimenti un po’ di ombrelloni a ciascuno, in proporzione, ma lasciando inalterato il costo della concessione, e usarlo per occuparsi di tenere le spiagge pulite».

L'autore e conduttore Rai infine entra nel territorio della scienza e spiega l'impatto di lettini e ombrelloni sulle distese di sabbia: «In assoluto non vanno bene le strutture costruite con basi di cemento armato, devono essere solo removibili. La spiaggia deve rimanere integra. Ci vuole il coraggio di buttare giù ristoranti, cabine e spogliatoi in cemento già esistenti». Poi accusa lo snaturamento del movimento della sabbia. «Nelle riviere adriatiche vediamo distese lisce lisce ma sono così perché passano con le ruspe, non è normale, la spiaggia ha le conchiglie, i legni portati dal mare, devono stare al loro posto. Invece vengono distrutti gli ecosistemi, comprese le dune».

Mario Tozzi ne fa una questione tutta culturale, «dobbiamo abituarci a qualcosa di più naturale e selvatico, il mare senza stabilimenti neanche io me lo ricordo. Quel modello italiano non sta più in piedi». 

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