Il reporter Zappadu: «Da Berlusconi che palpeggiava tre ragazze e Topolánek nudo, ma ho ancora 5mila foto»
Originario di Pattada, fu protagonista di famosi scatti che ritraevano il Cavalieri in atteggiamenti poco istituzionali
Sassari Una fetta di storia italiana è racchiusa a Villa Certosa e in un archivio fotografico custodito al sicuro a migliaia di chilometri di distanza, in Colombia, lontano da avvocati, garanti della privacy e sequestri. Un rosario di 5000 istantanee messe in fila da un reporter sardo che ha deciso di puntare l’obiettivo contro il Potere.
Antonello Zappadu, 68 anni, originario di Pattada non inventò nulla: semplicemente scattò. E mise a fuoco la versione estiva della Repubblica Italiana. Perché dentro quella villa, invece di alte cariche politiche e riunioni riservate, comparivano scene che sembravano uscite da un cinepanettone: un premier circondato da ragazze in bikini o in topless, capi di stato nudi a bordo piscina come mamma li ha fatti. Un teleobiettivo puntato come un fucile, molta pazienza tra le alture e i cespugli di mirto.
Così Antonello Zappadu nell’aprile del 2007 consegnò la radiografia di un Paese che si fingeva serio mentre era già caduto nella farsa. «Ero in Colombia, al confine con l’Equador, nascosto in un garage per sfuggire ai guerriglieri. In Tv vedo la notizia di Veronica Lario che scrive la famosa lettera a Repubblica chiedendo rispetto per sé e i figli. Mi incuriosisce. Così quando rientro in Sardegna, decido di appostarmi per scattare delle foto a Porto Rotondo».
La Villa è blindatissima, residenza istituzionale con tanto di segreto di Stato. Ma oltre i cancelli, le recinzioni e la sicurezza, si estende un parco giochi per adulti, grande come 120 campi da calcio, un microcosmo sospeso tra politica e spettacolo, che pretendeva di restare invisibile. «Avevo sentito di cene e di un giro di ragazze che frequentavano la villa. Ma dopo la lettera della moglie ero convinto di immortalare Silvio e Veronica mano nella mano, finalmente riappacificati».
E invece: «Ero su un’altura, forse a 200-300 metri di distanza, controvento, non si sentiva il rumore dell’otturatore. E non credevo ai miei occhi. Ho scattato a ripetizione, una scena in sequenza che ho dovuto riguardare nel display per convincermi che fosse vera. Berlusconi era seduto su una panchina con tre ragazze giovanissime e allungava le mani. A una palpava chiaramente il seno, l’altra la toccava tra le cosce. Avevo lo scoop del secolo».
Quelle istantanee non inventavano, mostravano. Si chiamava Villa Certosa, ma era il palcoscenico personale di Silvio. Un imperatore che si concedeva le estati come fossero tournée. Finì in prima pagina sul settimanale Oggi col titolo in copertina L’harem di Berlusconi, e si stampò per sempre nella memoria collettiva.
«Chiamai l’allora direttore Pino Belleri, potevo chiedere qualsiasi prezzo. E lo feci. Con quei soldi comprai anche un teleobiettivo da 7mila euro, ancora più potente». Ne fa buon uso, perché nel 2009, un altro scatto fa il giro d’Europa: Mirek Topolánek, premier ceco in visita, ritratto completamente nudo a bordo piscina. «Questa volta ero su una roccia, molto in alto, a 700 metri di distanza. Ma lo vidi benissimo, col pisello di fuori. E scattai a ripetizione». Era l’ospite di Stato, diventato per un attimo un corpo grottesco, svestito della sua carica. Anche l’Europa perde le mutande, spogliata della sua dignità.
Quella foto pubblicata da El País diventa il simbolo dell’Italia trasformata in set: la diplomazia ridotta in cartolina da villaggio vacanze. Ma i segreti di villa Certosa sono altri, e Zappadu, con i suoi archivi nascosti in Colombia, li porta alla luce. Come nel 2012, con le foto che mostrano la grotta di Villa Certosa, scavata nella roccia con un mosaico di Nettuno, colonne, scalinate, l’antro sottomarino collegato direttamente al mare. La tana perfetta per l’uomo che aveva trasformato la sua Sardegna in scenografia, il potere in spettacolo, la politica in un’eterna festa di mezzanotte. «Ora che non c’è più il Cavaliere voglio capire cosa si farà di quegli abusi nascosti nei 100 ettari della Certosa. Nel villaggio nuragico, vero o finto, inglobato nel parco. Ho fotografato anche quello, e sono proprio curioso di sapere come andrà a finire».